8 - Una rosa bianca scovata tra i cristantemi e le erbacce. ✔

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Capitolo 8

Connor's pov

Mi trovavo come sempre lì in quella pista abusiva del quartiere malfamato.
La pista da corsa si trovava davanti a me, ma in realtá anche a qualche lungo chilometro di distanza.

Non volevo gareggiare, non volevo la fama come i gruppi della mafia newyorkesi, non volevo arrivare primo e non volevo usare la mia moto per questi scopi.
Ma ovviamente se si ha un fratello stupido e un cugino rimbecillito, alla fine ci devo andare di mezzo sempre io, l'unica persona con un pò di intelligenza nella zucca.

"Riscaldate le gomme."

"Tra cinque minuti si inizia."

Due voci differenti annunciarono in breve tempo la mia morte.
Perchè mi ero fatto coinvolgere? Ero sempre stato troppo gentile, con tutti. Ethan aveva utilizzato questo mio pregio per convincermi a "farlo accompagnare qui, gareggiare ed andarsene" ma aveva tralasciato il fatto che sarei andato con lui alla competizione, di nuovo oltretutto.

Quando ero un pochino più piccolino, la gente mi metteva i piedi in testa e non è servito a molto mostrare di più il mio lato dominatore. Solo perchè ero buono con gli altri, niente e nessuno gli dava il diritto di approfittarsene, macchinarmi progetti attorno o mandarmi volontariamente in una brutta strada per poi farmi ricominciare la mia vita come un grafico con le linee in picchiata, solo che in quel momento la mia vita le aveva capovolte verso il basso.
La parte gentile di me col tempo si era dissolta, era scivolata via come la sabbia, o per meglio dire, l'avevo fatta scivolare io di proposito, soffiandoci su e buttandola via dalle mie mani, togliendo con le unghie i granellini fastidiosi appiccicati tra di esse.

La gente approfittatrice c'era ovunque posavi lo sguardo, ma soprattutto nel quartiere malfamato numero 6, dove sono nato e vissuto.

Chiamato anche Girone dell'inferno, grazie Dante.

Il distretto numero 6 si trovava sul podio, al primo posto, per il tasso eccessivo di criminalità sempre più in crescita, così letto dai giornali della città, e ovviamente questo non faceva di me una persona che all'infuori della mia terra natale, non fosse temuta, anzi il mio cognome era ben rispettato, ogni volta che dovevo presentarmi a qualche colloquio di lavoro nei distretti di periferia, le facce terrorizzate dei miei vari futuri colleghi era sempre stata traumatizzante per me, da guardare.

Il mio distretto confinava a sud e a ovest dai rispettivi quartieri 12 e 13, quelli dove c'era un afflusso maggiore di "turisti" visto che Flowers Spring non è mai stata una meta desiderata per vacanze o cosa, però in questo periodo ci sono più persone in giro per le strade di periferia, a est dal distretto malfamato 5 e a nord, oh a nord c'era il quartiere proibito, il più temuto, perfino dalla gente come me.

"Sei pronto?" Disse mettendosi i quanti in pelle davanti a me.

"Te l'ho detto e te l'ho ripeto. Io là sopra non ci salgo."

Tre minuti dopo...

"Sei un bastardo."

"Beh dovresti conoscermi, ottengo sempre ciò che voglio."
Ethan mi fece l'occhiolino e la gente intorno e sopra di noi, ubriaca e fomentata di guardarci, fece sventolare assiduamente le bandiere con su marchiati tutti colori diversi, in base al clan per cui tifavano, con quel buco nero che ci risucchiava contenente un magico luccichio di pois bianchi non molto visibile per via delle luci a intermittenza che non permettevano di differenziare ciò che le circondava, ho sempre trovato il cielo e le stelle affascinanti.

Tutto intorno era un qualcosa di indescrivibile. Davvero sembrava di essere in un film. Il ruggito dei motori da poco riempiti quasi fino a scoppiare dalla benzina, il panorama intorno oserei dire magico e i ragazzi drogati che giocavano a nascondino tra la polverina bianca e talvolta anche rosa, sentendosi protetti dagli sguardi indiscreti che la gente sobria lancerebbe come un rimprovero a loro bravi giocatori sleali.

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