12 - Vestiti eleganti, delusioni e bigliettini anonimi. ✔

89 27 32
                                    

Capitolo 12

Destiny's pov

Hai mai provato una sensazione di solitudine? Hai mai provato ciò che si sente quando finalmente hai capito di aver sbagliato tutto, però non hai il coraggio di riassemblare i pezzi per rimettere apposto le cose? Ti sei mai sentito nella situazione in cui la verità ti viene sbattuta in faccia, e stai male, perché hai capito ciò che avevi commesso già da tempo, solo che volevi nasconderlo?
L'hai mai provata la sensazione di solitudine?

Quella vera, però.

Quella che si faceva sentire fin dentro le ossa, quella che ti immobilizzava i muscoli, e quella che per un po', teneva rinchiuso il cuore?

Io si, avevo provato quella sensazione tante volte, e solo in quel momento, in un corridoio sporco e pieno di scritte fatte per sembrare dei vandali e finire in presidenza, me ne ero davvero resa conto.

Mi ero resa conto che, non ero più la bambina felice che andava nelle braccia di suo fratello quando faceva un brutto sogno, e lui la consolava, stringendola forte tra le sue braccia.
Non ero più la bambina che era felice se usciva di casa con un amichetta, per andare a prendere il solito gelato al limone e cioccolato e a parlare degli strani gusti presenti nella nuova gelateria aperta da solo qualche settimana nel quartiere.
Non ero più la bambina che scacciava via i brutti pensieri osservando le stelle dalla finestra di camera sua, grande e alta, che era più grande di lei e in cui faceva arrabbiare la madre quando attaccava quei giocattoli appiccicosi e colorati, perchè si impolveravano tutti e lasciavano il segno, ma lei continuava lo stesso.
Non ero più la bambina che gli amici dei miei genitori trovavano educata e gentile, che aiutava il prossimo e che per una amicizia avrebbe dato tutto.

Non ero più una bambina e dalla morte di mio fratello sono cresciuta troppo in fretta.

Dicono spesso che ci voleva solo una giornata per cambiare tutto, ma io non ci credevo.
Non ti puoi svegliarti una mattina, con il comportamento diverso, cambiare le abitudini e il tuo modo di vestire.
No. Non potevi farlo. Non era fattibile.
Io non potrei mai cambiare le cose da solo un risveglio.
Ci voleva tempo e fatica.

Tutto questo era la mia vita.
Mi portavo dietro, nel mio zaino, un cadavere. Che stava lì, e ogni volta che commetto un errore aggiungeva un sasso.
Un sasso dopo l'altro, finchè il peso non sarà troppo pesante, e poi tutto verrà da sé, una caduta, una ferita, una sconfitta.

Non potrò mai cambiare tutto questo.

Mi avvicinai al mio armadietto e lo aprii.
Vedendolo quasi mi spaventai e pensai che necessitava di un'ordinata, lì dentro c'era tutto un mondo a se.

Si vede che sei come le persone che andavano su realtime, malati di pulito. Cioè caspita mi complimento con te.

Ma non mi dire!

Allora hai pres... ATTENTA.

Per un secondo non capii quel che successe, ma sentii solo il mio sedere per terra, la superficie fredda e liscia su cui caddi oltretutto mi fece molto male alle natiche colpendo anche l'osso sacro.
Non avevo più i libri in mano, finchè una voce a me sconosciuta mi fece capire la dinamica della mia caduta.

"Scusami non l'ho fatto a posta mi avevano spinto e ti sono venuto addosso, mi spiace, vieni ti do una mano."

Quel ragazzo mi porse la sua mano destra per alzarmi, ma io lo guardai prima negli occhi e poi mi alzai da sola, pulendomi i pantaloni e raccogliendo i libri caduti nel mio volo angelico.
Lui rimase così con la mano ancora ferma lì che mi guardava.
Poi all'improvviso si risvegliò dai suoi stati di trans e mi chiese ancora scusa.

L'origine Del Male. || Sospesa ||Where stories live. Discover now