4. Ti vedo sai e io e Dybala.

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Dopo aver fatto una lunga doccia rilassante mi prendo il mio tempo per vestirmi e sistemarmi un attimo, poiché dopo tutte quelle ore di macchina sono leggermente sfatta.
Indosso una maglia bianca con tre rose rosse, che infilo poco elegantemente in una gonna di jeans, il tutto abbinato a delle stan smith bianche.
Non ho per niente voglia di truccarmi e, dato che fa fin troppo caldo per i miei gusti, decido di legarmi i capelli in uno chignon disordinato.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio e sospiro. Non so se sono in grado di rivedere di nuovo Paulo senza maglia senza svenire.
Mi faccio coraggio ed apro la porta, uscendo dal bagno.
Quando guardo la stanza, però, mi addolcisco immediatamente e noto che il numero 10 della Juventus è sdraiato sul letto -ancora senza maglia aggiungerei- con gli occhi chiusi, quindi suppongo stia dormendo.
Inclino la testa e mi prendo un momento per catturare l'immagine nella mia mente perché è estremamente dolce: l'espressione rilassata, la bocca leggermente aperta e i capelli scompigliati.

"Ti vedo sai," borbotta l'argentino con il suo solito accento marcato e la voce roca. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata e distolgo immediatamente lo sguardo.

"Come diavolo fai a vedermi con gli occhi chiusi?" dico esasperata, consapevole dell'ennesima figura di merda che ho appena fatto. Paulo ridacchia al mio commento e si tira su, reggendosi sui gomiti.

Incrocio le braccia al petto e mi metto a fissarlo scherzosamente, come sta facendo lui da ormai qualche minuto. Subito parte la gara a chi ride per primo, ma io rimango impassibile con le sopracciglia aggrottate.
Paulo però non resiste a lungo, poiché scoppia in un'armoniosa risata qualche secondo dopo. Istintivamente sorrido a mia volta e alzo gli occhi al cielo.

"Stai bene vestita così," dice serio, guardandomi negli occhi. Sento le mie guance riscaldarsi e i miei piedi sembrano improvvisamente molto interessanti.

Fortunatamente la suoneria del mio telefono interrompe il silenzio imbarazzante che si era creato; lo tiro fuori dalla tasca e ancor prima di leggere il nome della persona che mi sta chiamando, noto che sono già le sei.

"Oh mio Dio! È tardissimo, il mister mi ucciderà!" esclamo in preda al panico. Paulo dice qualcosa ma non riesco a sentirlo, poiché rispondo subito al telefono.

"Pronto papà?" dico, facendo segno all'argentino in camera con me di vestirsi. La sua espressione è leggermente perplessa ma fa come dico e prende la sua maglietta, per poi metterla addosso.

"Helena! Ma dove sei?" la sua voce è ovattata, ma lo sento benissimo che è arrabbiato, giustamente, con me. Passeggio avanti e indietro per cercare di calmarmi.

"Stiamo scendendo, arriviamo subito." dico, prendendo la mia borsa e la chiave della stanza.

"Stiamo?" chiede mio padre. Mi schiaffeggio mentalmente per quello che ho appena detto.

"Io e Dybala, ti spiego tutto più tardi, okay?" cerco di sembrare il più convincente possibile e lui fortunatamente sembra capire. Mi saluta e io faccio lo stesso, prima di uscire dalla stanza seguita dal calciatore argentino.

"Papà è arrabbiato?" dice sorridente, e non capisco come mai sia così tranquillo poiché anche lui si prenderà una bella sgridata dal mister.

"Zitto tu." mi limito a rispondergli, mentre ci incamminiamo giù per le scale. Lo sento ridacchiare ancora, cosa che mi fa alzare gli occhi al cielo per la millesima volta.

___

Fu facile farsi perdonare dal mister con Paulo Dybala, la joya della squadra, come scusa. Un po' più difficile fu convincere mio padre della verità. Come penso tutti i padri, lui è molto protettivo nei miei confronti e ciò mi fa molta tenerezza. Lui sarà sempre l'uomo della mia vita.

Ad ogni modo, l'allenamento va una favola e mi diverto tantissimo. Lo stadio è enorme ed io non sono abituata a questo ambiente, nonostante ciò è tutto bellissimo e io mi sento a mio agio perché sono con la mia seconda famiglia. Scatto tantissime foto, alcune anche molto buffe di tutti i membri della squadra.
Dybala continua a fissarmi per tutta la durata dell'allenamento e ogni tanto mi fa l'occhiolino e io non so cosa pensare.
Conosco finalmente anche Bernardeschi che si rivela essere molto simpatico. Abbiamo parecchie cose in comune e parliamo per tutta la durata del viaggio dallo stadio all'hotel.

"Quindi tu e Dybala, eh?" ammicca Fede, tirandomi piccole gomitate. Spalanco gli occhi alla sua affermazione.

"Perché siete tutti fissati con me e Dybala? Ci conosciamo da esattamente due ore," provo a spiegare, ma mi sento ancora più a disagio.

"Ah si? Lui non sembra pensarla allo stesso modo," dice, per poi indicare con il viso il numero 10 della Juventus, che sembra avere gli occhi puntati su di noi da un po'.

Appena incontra il mio sguardo mi fa l'occhiolino e, al momento, se potessi, mi sotterrerei.

Despacito. || Paulo DybalaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon