4.

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Rimase lì, paralizzata come se qualcuno le avesse scagliato un Petrificus Totalus. E quando riuscì a girarsi non c'era già più.
"Cosa diavolo gli è preso?" pensò.
Si riscosse dai suoi pensieri e si incamminò per le scale.
Quei sotterranei non erano certo il suo posto preferito.
Entrò nell'ufficio che una volta era appartenuto a Minerva McGranitt. La accolse quel solito, ma per lei mai banale, profumo dei libri. Il suo ufficio ne era pieno, e questo, Hermione, lo adorava.
Pensò per un attimo a Teddy, che l'estate voleva sempre ascoltare le storie di Beda il Bardo dal suo vecchio libro.
Era stata come una madre per lui, da quando a Remus e Tonks era stata brutalmente e ingiustamente tolta la vita. Teddy era una delle poche persone di cui gli importava realmente qualcosa...
Un leggero colpo di tosse la fece voltare.
<<Preside.. Non mi ero accorta..>>
La sua mano, in un gesto involontario, si era posizionata sotto la veste. La bacchetta.
<<Tranquilla signorina Granger... Ha fatto quello che le ho chiesto?>>
<<Si..>>
<<Come le è sembrato il Signor Malfoy?>>
Come le era sembrato?
La ciocca ribelle le sfuggì ancora dalla crocchia di capelli indomabili, pensando inopportunamente alle mani di Draco Malfoy.
Mani gelide, bianche, opportune.
<<Il solito Malfoy..>> disse distrattamente, mentre riordinava cose a casaccio sulla sua scrivania, cercando di non rendere troppo evidenti i suoi pensieri.
Ma Minerva McGranitt non aveva certo imparato solo il giorno prima a tenere in mano una bacchetta.
Per il momento decise di non soffermarsi sulla questione.
Si congedò da Hermione con la solita cordialità, ma Hermione non vide che mentre si allontanava, sulle labbra le comparve l'accenno di un sorriso.


"Cosa. Diamine. Gli. Era. Preso!?"
Sbatté con forza la porta della sua camera nei sotterranei, che prima della Ricostruzione apparteneva ai Capiscuola.
"Merda, merda, MERDA!"
Si ritrovò con la testa fra le mani.
Non poteva permetterselo!
Non poteva agire di istinto.
Non poteva!
Si lasciò cadere con la schiena lungo la porta appena chiusa.
Si prese di nuovo la testa fra le mani, passandosele lentamente sulla faccia.
Un leggero profumo di vaniglia dalla mano sinistra gli fece aprire subito gli occhi.
Quella mano profumava dei capelli della Mezzosangue.
Un lieve, lievissimo contatto e quel profumo gli si era attaccato alla pelle.
Si alzò, dirigendosi verso il bagno, e si lavò le mani, sfregandole con veemenza fino a farle diventare rosse.
Non odiava più quella ragazza. O forse non lo aveva mai, veramente, fatto.
Ma Draco, come qualcun altro, stava allontanandosi sempre più dai contatti umani.
Aveva sofferto più di quanto ci si potesse immaginare.
E no... Non era più lo stesso di prima.
Perché una Guerra come quella, che ti piaccia o no, che tu lo voglia o no, ti cambia.
Perché?
Il perché di quel gesto, lui proprio non riusciva a spiegarselo.
Un gesto così normale, così semplice agli occhi degli altri, eppure cosí estraneo a lui, specie se associato a Hermione Granger. Ma la cosa ancor più strana è che non gli era affatto dispiaciuto.
Mentre si asciugava le mani, guardò il suo riflesso nello specchio.
L'immagine che esso gli restituiva non aveva nulla di diverso da quella che vedeva tutte le mattine. Ma Draco notò per la prima volta in modo consapevole quella maschera di indifferenza che giorno dopo giorno gli si era costruita sulla faccia.
E questo lo turbò.
Per distrarsi da tutte quelle elucubrazioni mentali decise di stendersi sul letto e dare un'occhiata al programma da svolgere come insegnante che le aveva portato la Granger.
"Dio! Ancora lei! Dappertutto!
Perché? Cazzo!"
Gettò da un lato quei fogli, si alzò dal letto e uscì dalla sua camera.
L'aria aperta gli avrebbe fatto bene.

Fango e NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora