6.

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I giorni, ad Hogwarts, passavano, uno dopo l'altro con straordinaria ordinarietà.

Ognuno aveva il suo bel da fare, che fosse insegnante o studente.
Tutti erano impegnati in qualcosa, anche Hermione Granger e Draco Malfoy.

Draco era sempre Draco, sempre indiffererente, sempre apatico, sempre Malfoy.

Ed Hermione era sempre Hermione, con un sorriso per chiunque e la borsa sempre carica di libri, perché le vecchie abitudini sono dure a morire.
Un sorriso per chiunque, tranne che per Draco.

Non mancò, Draco, di notare il modo in cui, da quella notte, un nuovo velo di freddezza li distanziava.

Non che si aspettasse qualcosa da qualcuno, sia chiaro.
Però lui, il principe dell'indifferenza, si irritava quando qualcuno lo ignorava.

E adesso, il perché non lo sapeva.
E questo lo irritava ancora di più.

Ma non lo diede a vedere, e arrivò anche Dicembre, assieme al freddo e alla neve.

Hagrid, come al solito, sistemava i dodici alberi in Sala Grande, e i professori si impegnavano nelle decorazioni, rendendo un posto così magico di suo  ancor più magico del solito.

<<Sempre brillante signorina Granger, da sempre.>> squittí il vecchio Vitious ammirando le decorazioni di Hermione.
<<Grazie professore.>> si schermì lei modestamente.
<< Chiamami Filius, cara, ormai siamo colleghi.>>
<<Per me, lei resterà sempre il professor Vitious.>> sorrise lei gentile.

Dall'altro capo della Sala, Malfoy la guardava con riluttante ammirazione, mentre lui con la sua bacchetta cercava di sistemare le decorazioni sugli alberi di Natale, senza averne in realtà nessuna voglia.

Fu in quel momento che una civetta planò nella Sala Grande consegnando una lettera, prima ad Hermione e poi a Draco.

Si guardarono per pochi secondi, fuoco e ghiaccio. Poi aprirono le lettere.

'Cara Hermione,
Io e Teddy saremmo molto felici se passassi le tue vacanze natalizie insieme a noi.
So che vorresti stare da sola, ad Hogwarts, ma vorrei che accontentassi i desideri di questa povera sciocca che ti scrive e di un piccoletto dai capelli blu (per ora).
Saranno con noi anche mia sorella Narcissa e suo figlio. Spero non ti dispiaccia.
Ti voglio tanto bene.

Un abbraccio,
Andromeda Tonks.'

Nello stesso momento, Draco lesse la sua, con un misto di curiosità e preoccupazione...

'Adorato figlio mio,
Il Natale si avvicina, e tu vorresti restare ad Hogwarts, lo so. Non saresti mio figlio, se non vorresti restare , in quel luogo felice, dove hai trascorso i tuoi anni più belli. Ma vorrei che tu mi accompagnassi da mia sorella Andromeda, a chiedere un perdono che la mia famiglia non merita. Devo farlo adesso, o non potrò più farlo.
Accetta per favore.
So che Hermione Granger sarà . Ma ti prego. Fallo per me.

Con Amore,
Narcissa Black.'

Hermione  alzò lo sguardo, e vide che quello di Draco era già su di lei. Poi lui uscì dalla Sala grande, di nuovo avvolto nella sua patina di indifferenza. Ma Hermione poteva giurare di aver visto un piccolo accenno di sorriso.

Inspiegabilmente sorrise anche lei.

L'indomani, l'ultimo giorno, prima delle vacanze, al tavolo dei professori successe qualcosa di veramente raro.

Draco Malfoy arrivò con la solita indifferente eleganza che lo caratterizzava, e si sedette vicino ad Hermione Granger.
Lei lo notò, ma continuò ugualmente a chiacchierare con la preside che siedeva alla sua sinistra.

<<Non ignorarmi Granger.>> sussurrò al suo orecchio Draco.
<<Merlino, Malfoy... Mi stai lasciando più di una volta senza parole.>> disse lei tranquillamente, servendosi un altra porzione di torta alla melassa.

Senza distogliere lo sguardo da un punto definito di fronte a sé, Draco le rispose.
<<E questo Granger, immagino sia tutto dire>> e sorrise.
E Hermione, neanche stavolta, mancò di notarlo.

<< Non pensavo ti piacesse condividere spazio con i Mezzosangue come me.>>
Draco si girò verso di lei, lentamente.

<<Tu potresti essere un'eccezione, diciamo... Forse.>>

Hermione  registrò quelle parole che l'avevano a dir poco scioccata e stava già riflettendoci, quando Draco si alzò.
<<Ci vediamo alle 16:30 al Mielandia.. Ci smaterializzeremo da lì.>>

E andò via.
Hermione annuì, e mentre lo guardava andar via rifletté su poco prima.
Aveva sempre avuto ben chiaro cosa fosse il bene, e cosa fosse il male, cosa fosse giusto o cosa fosse sbagliato. E soprattutto aveva sempre avuto ben chiaro da che parte dovesse agire, che cose scegliere.
Non aveva mai pensato più di tanto all'altra faccia della medaglia.
Si alzò anche lei.

*

Draco Malfoy aspettava.

Mai in vita sua, da che aveva avuto la facoltà di ricordare, aveva aspettato per qualcosa o qualcuno così.

«Tutto e subito.»

Era stato cresciuto così, e così aveva imparato. Non aveva mai conosciuto altro modo. Né aveva mai avuto interesse nel trovarlo, un altro modo.

Sbuffò, al pensiero di quei ricordi.
Di quel ragazzino rimaneva ben poco.

Nel frattempo scorse una piccola figura che si avvicinava camminando tra la neve.

L'inconfondibile sciarpa dai colori di Godric, la borsa stracarica ed un piccolo bagaglio a mano...

<<Allora? Andiamo?>> disse Hermione  strofinando le mani e soffiandovi per il freddo.

Il naso arrossato, un leggero velo di lentiggini sul volto, i capelli raccolti in una treccia disordinata.

Draco la trovò... Bella.

Non era più una ragazzina, era adesso una giovane donna, un fiore sbocciato lentamente, non con prepotenza, ma con la delicatezza della più bella delle magnolie.

La purezza, il pudore.
Tra fango e neve.

Tutti questi pensieri nel giro di pochi secondi, perché li mise a tacere assieme al suo cuore, che era diventato all'improvviso tachicardico.

Senza pensarci troppo si avvicinò a lei, e per evitare ripensamenti, le cinse la vita con un braccio, trovandosi coi nasi che si sfioravano.

Hermione  non ebbe il tempo di analizzare il turbinio di sensazioni, quel contatto, quello sguardo di ghiaccio quasi trasparente, eppure così impenetrabile, che si era ritrovata sulla cima di una collina.

In fondo alla piccola valle, la villetta dei Tonks.

Fango e NeveWhere stories live. Discover now