Volo di andata

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Sono in aeroporto

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Sono in aeroporto.

Ancora non riesco a credere a quello che sto facendo. Dio! Credo di essere pazzo del tutto, e chi se ne frega di quello che pensano i miei amici? A chi importa quello che dicono i miei? Ormai la decisione l'avevo presa, e nessuno sarebbe stato in grado di fermarmi. So benissimo che quello che sto facendo, è solo che un mio capriccio, ma al diavolo!

Sono partito da Verona e sono arrivato a Roma con solo un oretta di volo, in pratica ho fatto solo il primo passo. Sto camminando per i vari corridoi, e porca vacca se questo duty free non è enorme. Sembra un maledetto centro commerciale sotto il periodo natalizio, dove le persone corrono da una parte all'altra in cerca di un regalo dell'ultimo minuto.

Dopo quelle che a me sono sembrate ore, riesco a raggiungere un tabellone con gli orari dei voli in partenza.

L'orario dell'imbarco è previsto per le 14:45 quindi ho ancora due ore davanti a me d'attesa. Ne approfitto per chiamare mia mamma, la quale continua a chiedermi cosa mi sia passato per la testa, non tanto per quello che andrò a fare, ma sul cosa mi ha spinto a farla.

Effettivamente volare dall'altra parte del continente per seguire un ragazzo, non è una mossa intelligente da fare, ma c'è da dire che per seguirlo e poter stare con lui, mi sono dato da fare. Dopo tre anni di relazione, seppur con alti e bassi, lui ha deciso di andare a cercare lavoro a New York, che poi, il motivo per cui proprio là, non lo so, in ogni caso, io per poterlo seguire, mi sono impegnato al massimo per superare tutti i test che c'erano da fare come studente, per poter accedere alla Columbia University. Inutile dire che quando mi è arrivata la lettera a casa con esito positivo, ho fatto i salti di gioia! Un pò di meno mia mamma che mi avrebbe perso per almeno un anno intero, ma ormai era fatta! E sebbene non le andava molto a genio il mio ragazzo, era orgogliosa del mio traguardo.

Così ora eccomi qua, in attesa del mio volo.

Mando un messaggio a Gioele per avvisarlo che sono in viaggio, anche se già gli avevo fatto sapere quando sarei arrivato, solo che è due giorni che non riesco a sentirlo, per cui ricordarglielo non mi sembra una brutta idea. Lui è partito un mese fa, mentre io ho dovuto aspettare per terminare di compilare tutte le pratiche per il trasferimento di università. Ma ora eccomi qua, solo dodici ore a dividerci.

Durante il volo guardo un paio di film, ascolto un pò di musica, accendo e spengo il mio e-reader senza nemmeno leggere una pagina, provo a dormire, ma niente di tutto questo riesce a calmare il susseguirsi di emozioni che provo. Ho sempre desiderato poter visitare questa città, e ora che ne ho l'occasione, ho voglia di scoprire anche gli angoli più bui.

Scendo dall'aereo, e seguo la scia di persone che immagino vadano tutte al ritiro bagagli, esattamente dove devo andare anche io. Se credevo che l'aeroporto di Roma fosse grande, beh, di questo non so cosa dire! Arrivo ai controlli di sicurezza di cui avevo letto qualcosa in internet, dove registrano la tua presenza nel suolo americano, prendendoti le impronte digitali e facendoti uno scanner del viso. Inoltre controllano tutti i documenti per lo status di studente dato che rimango oltre i tre mesi! Una volta terminati tutti gli accertamenti, sono libero di andare.
Esco dall'area arrivi, mi guardo in giro cercando di scorgere il suo viso, ma di lui nemmeno l'ombra. Provo dunque a leggere tutti i vari cognomi sui cartelli che gli autisti di taxi, e macchine private hanno tra le loro mani, ma neppure qui c'è il mio nome.
Mi rassegno, e cerco di convincermi che per non essere nemmeno venuto ad aspettarmi all'aeroporto, deve avere dei validi motivi.
Esco dalle porte scorrevoli e nonostante questa città sia famosa per i suoi mille e mille taxi gialli, quando ne serve uno a me, l'unica cosa che trovo è la scia dei loro gas di scarico, e un taxi nero abusivo.

InaspettatoWhere stories live. Discover now