Salire sull'aereo senza nemmeno averlo salutato è la scelta più difficile che io abbia mai preso. Volevo andare al locale, ma per dirgli cosa? Che non poteva finire così? Che era uno stupido? Che i nostri giochini sono stati divertenti, ma che avrei preferito fermarmi e poter tornare assieme? Lui sapeva quello che provavo, sapeva che lo stavo aspettando. Solo che è un testardo del cazzo, e non ha fatto niente per fermarmi. Ma se pensa che io mi arrenda, si sbaglia di grosso. Lui è l'amore della mia vita, ne sono sicuro, e rinunciare per un pò di cocciutaggine, non è da me.
Sono in camera mia, seduto davanti al pianoforte, è da tanto, forse troppo tempo che non suono, ma ho deciso che questo è il momento adatto per ricominciare. E non è stata una decisione difficile, anzi, suonare mi ha sempre aiutato a sbollire la rabbia e il nervosismo, e dato che in questo momento il mio corpo è formato per il cinquanta per cento da queste emozioni, credo che sfogare le mie sensazioni nella musica, sia un buon rimedio alternativo allo spaccare qualsiasi oggetto mi capiti sotto mano.
Pigio con le dita i tasti, alternando quelli bianchi a quelli neri, prima le note basse e calde e poi passo a quelle più alte e più fredde. Faccio scorrere le mani lungo tutta la scala, componendo la stessa melodia che all'epoca di Gioele-il-figlio-di-puttana, mi aiutava a superare queste situazioni, ma arrivato ad un certo punto, non riesco a proseguire. Non ricordo come continua, non ricordo che note suonare, non ricordo nemmeno il motivo. E allora ricomincio. E ricomincio ancora e ancora. Non mi arrendo, ma ogni volta che arrivo a quel punto mi blocco. Sbatto la testa sui tasti, e lo stesso suono che produco, è lo stesso che ho in testa. Nessun accordo è in armonia, c'è solo una gran confusione. Ritorno a sbattere la testa più volte, nella speranza di fare un pò di chiarezza, ma quello che continua a vorticarmi nel cervello, è che non riesco a suonare questa canzone, perché non è quella di cui ho bisogno ora.
Torno nella posizione di partenza, faccio un bel respiro, appoggio le dita sui tasti, chiudo gli occhi e mi lascio guidare solo dal mio cuore.
La melodia che si spande nell'aria rimbalzando sulle pareti della mia camera, non ha niente a che vedere con quella che stavo suonando prima.
Le note che uscivano poco fa erano cariche di energia e durezza, mentre quelle che assaporo adesso sono come carezze sul viso. E' una melodia lieve, con dei punti dolci e altri tristi.
E ascoltando il mio corpo, mi rendo conto che la rabbia e il nervosismo che credevo di provare, non sono le uniche emozioni dentro di me. Mentre suono riesco a far uscire tutta la tristezza che provo, e la consapevolezza di averlo abbandonato.
Mentre suono, la melodia mi aiuta a concentrarmi, facendo diventare più intrepidi i miei pensieri. Mi ha lasciato andare, non mi ha fermato. Sapeva quando sarei partito, sapeva l'ora del mio volo. Ma non ha fatto nulla, non mi ha chiesto nulla. Ma è veramente quello che voleva? Mi faccio coraggioso, penso che dopotutto so dove abita e ho il suo numero di telefono, quindi se io aiutassi le nostre anime a incontrarsi, non farei niente di male, se non accorciare i tempi.
Smetto di suonare. Dentro le mie vene scorre solo adrenalina. Ho voglia di sentire la sua voce, sia anche solo che faccia partire la segreteria. Ma lo devo sentire perché tutto di me ne sente il bisogno.
E in questo momento sono come uno di quei palloncini gonfiati ad elio, che ondeggiano nell'aria orgogliosi e pieni di energia in una giornata di sole. Prendo il cellulare, compongo il suo numero e rimango in attesa. E improvvisamente, ecco che qualcuno dietro di me, passa con un ago e mi punge, facendo uscire tutta l'aria, e respiro dopo respiro, il mio corpo si svuota proprio come il palloncino. Attraverso il microfono, continuo a sentire la voce metallica che continua a ripetere che il numero chiamato è inesistente.

DU LIEST GERADE
Inaspettato
FanfictionDue ragazzi. Una città da scoprire e da vivere. Un amore lento, di quelli col cuore in mano, pronto a sanguinare.