Perchè sono entrato?

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Due anni, otto giorni.

Sono quasi sette mesi che ho lasciato New York e vivere qui ha tutto un altro sapore. Sebbene sia ugualmente una grande città e molto trafficata da turisti, la frenesia che si respira per queste strade è totalmente diversa da quella a cui ero abituato.

Quando esco in strada, il profumo che sento, non è più quello di pollo arrostito, ma una dolcissima fragranza di dolci e di pane appena sfornati. Impossibile da ignorare e come ogni mattina, entro nella panetteria sotto l'appartamento prima di recarmi a lavoro.

In ufficio le cose vanno bene, il lavoro non manca e sembra impossibile ma ogni giorno saltano fuori dipendenti con problemi nuovi. Se pensavo che in America le modelle fossero problematiche, qui ad esserlo sembra lo siano anche le sarte! 

In ogni caso non posso dirmi che mi annoio.

Altra cosa invece, è il lavoro di Matt. Il gruppo dopo tre mesi che suonava nello stesso locale che gli aveva garantito il lavoro per un anno, ha chiuso e così sono rimasti con un pugno di mosche in mano. Ora girano per i locali, suonando un pò di qua e un pò di là, ma ancora nulla che gli offra stabilità e se non troveranno niente, saranno costretti a rinunciare al loro sogno e tornare a casa. 

Ed allora cosa farò io?

Tornerò in America, rimarrò qui, o andrò a cercare lui una volta per tutte?

Sono passati due anni, ma ancora ogni giorno, rivivo nella mia testa la nostra storia. Può un amore essere così eterno dentro di noi? Può non morire nonostante lo lasciamo senza ossigeno? Può il rimpianto mangiarci lentamente dall'interno?

Dentro di me, ogni mattina mi alzo e indosso una maschera, celando dietro di essa i miei veri sentimenti, il mio vero me. Non sono più lo stesso, ho perso il desiderio di sentirmi felice, ma soprattutto ho perso la speranza. Ed è solo a causa mia se ora mi ritrovo in questa situazione. 

Quindi se Matt dovesse tornare in America, pensandoci meglio, io credo che rimarrei qui. A continuare questa attesa infinita, permettendomi di spegnere anche quel piccolo barlume di illusione che possa ancora esserci un noi.

Sono passati due anni e niente gli avrà vietato di rifarsi una vita, proprio come ho cercato di rifarmela io. Ma se dovessimo incontrarci per caso ora, sarebbe disposto a lasciare tutto quello che sicuramente con fatica si sarà creato, per tornare dall'idiota che sono?

Cazzo. Perchè non riesco a dimenticarlo?

Sto camminando lungo la Senna, davanti a me si intravede la cattedrale di Notre Dame. I gargoyle sembrano guardarmi minacciosi mentre passeggio tra le bancarelle di vecchi libri e qualche ritrattista che cerca di guadagnare qualcosa con i suoi disegni della città. Assaporo l'odore che si respira in questo luogo, un misto di salsedine, sole e carta stampata, mentre me ne torno all'appartamento.

La giornata è strepitosa e il sole è ancora alto nel cielo, per cui al posto di prendere la metro per tornare, decido di proseguire a piedi lungo queste strade che sto iniziando a conoscere.

Mi sto guardando attorno, quando vedo una locandina appesa ad un locale che non avevo mai notato. Cercano una band che suoni cover, c'è un numero di telefono, altrimenti dice di rivolgersi all'interno.

Io non ho nulla a che fare con la band, ma dato che sono qua e che mi sento un pò in colpa nei confronti di Matt per come lo sto trattando ultimamente, decido di entrare a vedere cosa cercano di preciso, prima di illuderlo per un lavoro.

Spingo la porta del locale e l'ambiente che mi trovo davanti è caldo e accogliente. La luce del sole che entra dalle vetrate che coprono una buona parte dell'entrata, si posa su un arredamento in legno massiccio, impreziosito da molte cornici e scritte alle pareti. Il locale mi piace molto ed è strano che io non lo abbia mai notato prima.

InaspettatoWhere stories live. Discover now