Capitolo 1

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Eveline

Io e Jonatan continuammo a camminare fino ad arrivare davanti a casa nostra.

"Ragazzi, dove siete stati?" Gridò una voce dall'altra parte del corridoio. Riconobbi il profumo di mio padre e sorrisi.

Era una fragranza forte e delicata allo stesso tempo, non sapevo bene come definirla.

I suoi passi si fecero sempre più vicini, fino a quando non lo vedemmo camminare fiero per i lunghi corridoi da lui ideati.

"Papà, siamo stati in giardino a prendere un po' d'aria fresca" dissi, andandolo ad abbracciare.

Lui sorrise e ricambiò subito, dopodiché diede una pacca sulla spalla a Jonatan, che sorrise a sua volta.

"Ricordando i vecchi tempi" aggiunsi, guardano divertita mio fratello.

Quest'ultimo alzò gli occhi al cielo e sbuffò pesantemente. Sghignazzai.

Volsi nuovamente lo sguardo verso mio padre che corrugò la fronte. "Di quali vecchi tempi parli?" Mi chiese, alzando un cipiglio.

Stavo per dirglielo, ma una voce mi fermò. "Alpha" sussurrò la voce che riconobbi essere quella di mio zio Adam.

"Zio Adam!" Gridai, andando ad abbracciare anche lui.

"Ehi piccola peste" disse lui, allargando le braccia e abbracciandomi. "Allora? Fai ancora arrabbiare tuo fratello?" Domandò, mentre lo sentivo ridere.

Mi staccai da lui. "Casomai è il contrario" dissi, rivolgendo una linguaccia a Jonatan, che mi guardò truce.

"Sei uguale a tua madre, non so se esserne felice o meno" commentò mio padre con una mano davanti agli occhi.

"Papà, sii felice, almeno così so difendermi" replicai, facendogli l'occhiolino. "Non ce n'è bisogno" rispose lui, incrociando le braccia al petto.

Alzai gli occhi al cielo. Odiavo quando era iperprotettivo, non ero più una bambina.

"Papà, non devi essere sempre il solito, è meglio che io sappia difendermi" continuai, sfidandolo con lo sguardo.

Il diretto interessato mi si avvicinò con uno scatto.

"Non dire mai più una cosa simile" ordinò questo, mentre i suoi occhi tentavano di cambiare colore.

Alzai le mani in segno di resa. "Come vuoi" dissi, facendo spallucce.

Dopodiché Adam guardò lo intensamente, dopodiché si girò e lo seguì.

Si saranno detti qualcosa tramite il collegante mentale. Ne ero sicura.

"Cosa sarà successo?" Chiesi, guardando negli occhi mio fratello.

Lui alzò le spalle e disse sarcastico: "Non lo so, non leggo nella mente delle persone".

"Ma che simpatico" borbottai, alzando gli occhi al cielo e incamminandomi verso la mia camera.

Percorsi due rampe di scale fino a ritrovarmi davanti una porta graziosa.

Era bianca con delle sfumature lilla con su inciso: 'Principessa: Eveline Carter'. Entrai.

The Alpha King: The PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora