Capitolo 23

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Eveline

"Mi sei mancata" disse mio padre, attirandomi a sè con una mano e abbracciandomi.

Sentire la sua voce dopo tantissimo tempo mi fece rilassare all'istante. Avevo sofferto tanto la sua assenza.

"Anche tu papà" dissi stringendolo a mia volta.
In quel momento iniziai a piangere, era da tanto tempo che non lo vedevo.

"Non piangere, piccola lupetta" mi sussurrò all'orecchio, baciandomi il capo. Quel soprannome aumento ancora di più le mie lacrime.

Non riuscivo a calmarmi, ero troppo felice di vederlo. Mi staccò da lui. Lo guardai bene in viso.

Non sembrava nemmeno lui, aveva delle occhiaie che non gli avevo mai visto. I suoi muscoli erano praticamente raddoppiati.

Sicuramente si era allenato molto mentre io ero nel castello del mio compagno. I suoi capelli erano tutti spettinati e non ordinati come la maggior parte delle volte.

Se lui era ridotto così, non osavo immaginare mia madre. Speravo stesso bene, aveva già sofferto troppo nella sua vita.

"Non piangere, sei al sicuro adesso, te lo prometto, non ti succederà più niente" disse, asciugandomi il viso.

Invece non ero al sicuro, perché nemmeno il mio compagno lo era, Certo, ero più rassicurata di prima.

Gli sorrisi, sapeva sempre come calmarmi, in qualsiasi situazione.

"Dobbiamo andarcene" continuò prendendomi la mano. Lo guardai, corrucciando la fronte.

«Vuole lasciare qui Halem?» pensai, guardandolo incredulo.

Era ovvio che lo volesse lasciare qui, lo capivo, se qualcuno avesse osato minacciare qualcuno che amavo, l'avrei ucciso.

Ma non lo poteva uccidere, sennò avrebbe ucciso anche me, e sapevo che era scosso per questo.

"No, non posso lasciarlo qui, è il mio compagno" replicai, lasciando delicatamente la sua mano, per poi avviarmi verso il diretto interessato.

Mi guardò negli occhi. Scorsi una certa comprensione, in fondo lui sapeva meglio di me il legame che univa i compagni.

Nel frattempo i due avevano appena smesso di azzannarsi a vicenda. Per fortuna Halem stava bene, anche se aveva varie ferite sul corpo, ma non sembravano fargli male.

"Come puoi stare con la figlia delle persone che hanno ucciso nostra sorella?" Gridò Xavier, stringendo i pugni.

"È la mia compagna!" Urlò Halem a sua volta, guardandolo in cagnesco. Stava andando contro suo fratello our di proteggermi, era vero, il legame era qualcosa di unico.

"Che io ucciderò" terminò la frase Xavier, facendomi boccheggiare per minuti interminabili.

Non si era ancora arreso? Aveva suo fratello davanti ma voleva comunque provare ad uccidermi? Voleva scavarsi la fossa da solo?.

Detto questo prese la corda e la indirizzò nella mia direzione. Sgranai gli occhi.

"No!" Gridò ancora una volta Halem, parandosi davanti a me. Sgranai ancora una volta gli occhi, portandomi una mano davanti agli occhi.

"Halem!" Urlai anche io, cercando di spostarlo.
Fu colpito e cadde a terra. No, non poteva morire in quel modo.

Il cuore mi stava quasi per uscire dal petto, non potevo perderlo, non dopo tutto quello che avevamo passato insieme.

"Halem" sussurrò il fratello, guardando il corpo di quest'ultimo. Una lacrima scese dalla sua guancia, andando ad infrangersi contro il pavimento.

Se non avesse avuto tutto quell'odio, il mio compagno sarebbe stato anche in vita. Lo guardai in cagnesco.

Dopodiché scomparve, lasciandomi lì. Mi inginocchiai e posai un mano sul volto di Halem.

"No!" Urlai, mentre delle lacrime, per la seconda volta, cominciavano a rigarmi le guance.

Avrei cercato quell'antidoto, anche se tutti gli ingredienti fossero stati in capo al mondo, non mi meritavo tutto quello.

"Mi dispiace" dissi, continuando ad accarezzargli il volto.

"È stata colpa mia" continuai, mentre posavo la testa sul suo petto possente. Sentivo il suo cuore cominciare a battere sempre meno.

Altre calde lacrime continuavano a scendere dai miei occhi, come se fossero un fiume in piena impossibile da fermare.

"Promettimi una cosa" disse con voce fievole, accarezzandomi la testa.

"Cosa?" Chiesi, iniziando a singhiozzare.
Non lo volevo perdere. Avrei fatto tutto quello che mi avrebbe detto.

"Guida il mio branco, sii la Luna che ho sempre desiderato di avere al mio fianco" disse sorridendomi dolcemente, per la prima volta.

Gli posai anche l'altra mano sul viso, dopodiché lo guardai negli occhi, poggiando le mie labbra sulla sua fronte.

Poi gli presi la mano con delicatezza, baciandone la superficie più volte.
"Lo farò" dissi appoggiando le mie labbra sulle sue, per l'ultima volta.

"Grazie, un giorno ritornerò da te" sussurrò, portando una mano verso la mia guancia, accarezzandomela.

Tutte le emozioni che solo lui mi scaturiva mi sarebbero mancate. Lui mi sarebbe mancato.
Dopodiché il suo corpo si trasformò in pietra.
Ricominciai a piangere come non mai.

«Come farò adesso?» pensai guardando ancora la sua figura. Non ce l'avrei fatta, ne ero sicura.

Non avevo mai guidato un branco, ma non potevo nemmeno abbandonarlo.

"Eveline, dobbiamo andare" disse mio padre inginocchiandosi a sua volta. Mi accarezzò i capelli, guardandomi dispiaciuto.

Aveva capito che, anche non era stato un uomo molto buono, era pur sempre il mio compagno, e ci soffrivo.

"No papà, non possiamo lasciarlo qui" dissi ormai scossa dai singhiozzi.

Sapevo di sembrare una bambina, ma in quel momento non mi interessava.

"Tesoro, quella corda era maledetta, non lo possiamo portare via" disse mettendomi una mano sulla spalla.

Speravo non pronunciasse quelle parole, era come se mi avessero appena pugnalato al cuore.

"Allora starò qui, troverò un modo per salvarlo" dissi testarda come sempre.

Lo sentì sospirare e disse:
"Sei come tua madre".

"C'è un antidoto" continuò mio padre, riscuotendomi dai miei pensieri.

"Lo troverò papà" dissi speranzosa, guardandolo felice.

"Ma per trovarlo ci vorranno molti anni" rispose, facendo scemare, anche se di poco, il mio attimo di felicità.

"Si è sacrificato per salvarmi, questo è il minimo che possa fare" replicai, mentre l'uomo davanti a me sorrideva.

Detto questo ci alzammo e ci incamminammo verso casa.

I corridoi, al nostro passaggio, provocavano dei rumori sordi, di vuoto. Rispecchiavano il mio cuore in quel momento, era vuoto.

"Papà, devo ritornare al branco, non hanno più un'Alpha, ma hanno ancora una Luna" dissi, aspettando una sua reazione.

"Certo, ti aiuterò io" disse, circondando le mie spalle con un braccio.




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Eccomi!

Il prossimo è l'ultimo capitolo.

Pronti?

Alla prossima

The Alpha King: The PrincessWhere stories live. Discover now