Capitolo 3

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Eveline

Continuai a correre. Il mio respiro era irregolare sia per la paura che per la corsa.

«Perché la Dea Luna mi ha fatto questo?» pensai, mentre stringevo i pugni.

Continuai a correre ancora per un po' fino a quando non scorsi la Villa.

«Grazie a Dio» pensai sospirando felice. Ora l'unico problema era dirlo a mio padre, si sarebbe arrabbiato parecchio.

Mi guardai indietro per paura che Halem mi stesse inseguendo, ma perfortuna non era così.

Smisi di correre e inizia a camminare, sperando che mio padre non si fosse accorto della mia assenza, ma ne dubitavo.

"Eveline!" Grugnì una voce.Quella di mio padre. Trattieni il fiato.

«Cavolo, sono fregata» pensai, mentre cercavo di calmare il respiro.

Tentai di non mostrarmi sconvolta per quello accaduto in precedenza, ma sapevo che non ci sarei riuscita.

Continuai a camminare fino a quando non lo vidi.

La sua altezza, in quella circostanza, metteva davvero paura, i suoi occhi erano già rossi per la rabbia e le sue zanne erano in bella mostra, così come i suoi artigli.

Appena mi vide mi guardò ancora più male.
"Ti avevo detto di non uscire!" Gridò forte, mentre mi ringhiava contro, provocandomi dei brividi di paura.

Erano rare le volte nelle quali mio padre lo faceva e, quando accadeva, mi metteva paura.

"Mi dispiace..." sussurrai piano, cercando di non guardarlo negli occhi.

Le lacrime tentarono di uscire ma resistetti, odiavo piangere davanti a mio padre o a chiunque altro.

Appoggiò una mano sulla mia guancia e mi chiese serio: "Cos'è successo?".

«E ora come faccio a dirglielo?» pensai, mentre i suoi occhi mi scrutavano, per capire il mio stato d'animo.

"N-niente" soffiai, mentre alcune lacrime cominciavano a scendere copiosamente.
Non riuscii a trattenerle, ero troppo sconvolta.

"Non mentirmi" disse scandendo bene le parole. Questo non aiutò a calmarmi. Presi un bel respiro.

"Ho incontrato Halem" dissi girando la testa di lato per non ricevere un'altra sgridata.

I suoi occhi mi guardarono increduli e preoccupati.

Si mise le mani nei capelli e ringhiò. Indietreggiai un po', speravo su calmasse al più presto.

"Ti ha fatto qualcosa?" Domandò, mentre mi prendeva la mano. Io gliela strinsi.

"Papà, non so come dirtelo..." dissi, cominciando a piangere nuovamente. Lui mi guardò preoccupato.

"Ok ok, andiamo nel mio ufficio".
Percorremmo i corridoi, mentre i lupi del branco, al nostro passaggio, chinavano la testa in segno di rispetto.

"Alpha!" Gridò la voce di mio zio Adam. Ci girammo entrambi e, appena vide i miei occhi, rossi per il pianto, chiese: "Che è successo?".

The Alpha King: The PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora