Capitolo 21

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Eveline

Mi svegliai con un un mal di testa assurdo, in una stanza che non riconobbi.

Era davvero molto grande, i muri erano blu con dei riflessi argentei, i mobili bianchi e il letto dello stesso colore.

«Dove diavolo sono?» pensai, mettendo meglio a fuoco la stanza. Chiusi gli occhi per il dolore.

Un rumore alla porta me li fece riaprire. Da questa, entrò Xavier.

I suoi capelli bianchi erano più corti di quelli di Halem, invece, i suoi occhi erano marroni.

"Mi hai rapita?" Chiesi sconvolta, mentre tentavo di alzarmi dal letto, con molta fatica.

"Sì" disse lui tranquillamente, sedendosi sulla poltrona.

Dovevo assolutamente uscire di lì, quel ragazzo aCeva una faccia che non prometteva nulla di buono, mi faceva paura.

"Sai che Halem mi troverà, vero?" Dissi, con tutto il coraggio che mi era rimasto.

"Certo, lo so, ma quando verrà, tu sarai già morta" replicò ringhiando, spaventandomi. Rimasi a bocca aperta.

Sapevo che era diverso da Halem, forse più cattivo e, questo, mi spaventava veramente tanto. Perché mi aveva rapita? Cosa gli avevo fatto?.

"Sei impazzito?" Domandai, quasi urlando, mentre lui mi guardava con un sopracciglio alzato, incrociando le braccia al petto.

"Certo che no, sai, non è giusto che Halem ti abbia già trovata e io no" disse passandosi una mano sul ciuffo di capelli bianchi.

Era veramente fuori di testa. Era ovvio che uno come lui non aveva ancora trovato la sua compagna, a meno che ne avesse una.

"Quindi?" Chiesi non capendo, scuotendo il capo, così da far muovere la mia lunga distesa di capelli color petrolio.

"Quindi ti ucciderò, con molta calma" affermò, sorridendo da maniaco. «Oh no» pensai, mentre cominciavo ad indietreggiare.

Quando Halem ci avrebbe trovato, sicuramente l'avrebbe ucciso, dovevo solo cercare di guadagnare del tempo prima che il mio compagno arrivasse.

"Ma prima, vorrei divertirmi un po'" continuò, alzandosi dalla poltrona e stiracchiandosi.
Deglutii e iniziò ad avanzare verso di me.

"No!" Gridai scendendo dal letto, iniziando a correre verso la porta. "Diamo inizio alla caccia" sussurrò leccandosi le labbra.

Voleva seriamente violentarmi? Perché provava così tanto odio verso di me? Non lo conoscevo nemmeno.
Halem

"Come fai a sapere dove si trova?" Mi chiese Sebastian, mentre mi affiancava.

"Il mio sangue ci guiderà" dissi, aumentando il passo, sperando non mi facesse più domande.

Camminammo per un bel un po' fino a quando non mi fermai.

"È qui" dissi guardando un punto. "Io non vedo nulla" disse Sebastian, guardandomi con un sopracciglio alzato.

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. "Aspetta e vedrai" risposi, mentre mi mordevo il braccio, in modo che alcune gocce cadessero sul terriccio.

"Che diavolo fai?" Domandò ancora, mentre mi giravo verso di lui.

"Non puoi stare zitto?" Gli chiesi a mia volta, mentre lui ringhiava.

Avevo capita da chi avesse preso Eveline. Dovevamo ritrovarla, non potevo sopportare di vederla soffrire per mio fratello.

Un castello comparve dinnanzi a noi, facendo rimanere Sebastian stupefatto.

"È così che nascondi Eveline?" Mi chiese, guardandomi arrabbiato. "Sì" risposi, cominciando ad incamminarmi verso di esso.

Sentii un ringhio provenire dalle corde vocali di quest'ultimo. Lo ignorai, continuando a camminare.

"Di chi è questo castello?" Domandai di nuovo, mentre tentava di non restare calmo.

"Di mio fratello Xavier" risposi, aspettando una sua reazione. "Fantastico" replicai, muovendo teatralmente le braccia.

Risi piano, facendogli aggrottare la fronte.
"Che hai da ridere?" Chiese, mentre scuoteva il capo.

"Eveline ha avuto la tua stessa reazione" affermai, con una nota di tristezza nella voce.

La mia compagna non si meritava tutto quello che stava passando, non si meritava nemmeno tutto quello che le avevo inferto.

Era solamente una ragazzina innocente che era cresciuta tra l'amore dei suoi genitori, io le avevo portato via tutta.

Però sapevo anche di averla resa felice, così come lei aveva reso felice me.

"L'hai marchiata, vero?" Chiese, facendomi girare di scatto. «Perché me lo stava chiedendo?» pensai, mentre mi fermavo.

"Sì" risposi solamente. Sospirò e continuò a camminare. Se lo doveva aspettare, due compagni non potevamo stare senza il marchio per tanto tempo.

Eveline

Stavo correndo lungo i corridoi. Non sapevo dove stessi andando.

"Stammi lontano!" Gridai, sentendo i suoi passi dietro di me farsi sempre più vicini.

Stavo tremando come una foglia, però dovevo farmi coraggio e riuscire a non farmi prendere dalla paura, sennò sarei stata finita.

"Halem doveva uccidere tua madre, così non ci saresti stata e non avresti creato questo scompiglio!" Urlò a sua volta, mentre i suoi occhi cambiavano colore.

Sospirai. "Tu cosa ne sai?" Chiesi sconvolta, mentre mi fermavo per riprendere fiato.

"Io so molte cose" rispose, fermandosi a sua volta.

Dopo la sua risposta deglutii, sapevo che c'era qualcosa sotto, sennò non se la sarebbe presa con me.

"Del tipo?" Domandai, cercando di guadagnare del tempo.

"Del perché mio fratello massacrò il branco di tua madre" disse, facendomi rimanere scioccata.

«C-cosa?» pensai sconvolta, mentre volgevo lo sguardo verso il pavimento.

"È stato mio padre a ordinare il massacro del branco, e sai perché?" Continuò ancora, mentre i suoi occhi divenivano di un giallo scarlatto.

Mi stava per raccontare tutta la verità, non ero pronta, qualcosa mi diceva che la mia famiglia aveva avuto un ruolo decisivo.

Cominciò a mancarmi l'aria. "No, non lo so" risposi incuriosita, mentre un sorriso inquietante prendeva possesso delle sue labbra.

"Perché tuo nonno, Samuel Johnson, uccise nostra sorella Chrystal, era in combutta con Joseph Carter l'altro tuo nonno, ci ritenevano la feccia della società, peggio degli umani, e per vendetta il branco di nostro padre massacrò quello di Samuel" sibilò, sguainando gli artigli.

Indietreggiai ancora di più. Mi fu subito addosso. Mi prese per collo e mi graffio il braccio, che cominciò a sanguinare.

Gridai dal dolore. "E ora la piccola Carter è diventata anch'essa un ibrido, mi viene da ridere a pensarci, l'unica cosa che conta adesso è ucciderti e farti a pezzi, che poi consegnerò a mio fratello" continuò con una risata sadica.

"Tu sei malato" dissi, mentre liberavo il mio collo dalla sua presa. «Halem!» pensai sull'orlo del pianto.



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Eccomiiii

Come state?

Alla prossima

The Alpha King: The PrincessWhere stories live. Discover now