spegniti tra le mie dita come la prima sigaretta della giornata

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JONGDAE x MINSEOK

Ricordo. Ricordo tutto di te, meglio di come ricordo tutto di me. Perchè io non conto, è tuo il profumo che sento per le strade e sono tue le labbra che bramo nei miei sogni più timidi. Posso scordare tutto su di me, sull'insignificante ragazzo con i capelli neri che nella pausa pranzo fuma di nascosto dietro il bagno delle ragazze. Ma tanto io sto dietro le pieghe delle emozioni degli altri, mi avvolgo nel tempo nella speranza di fermarlo: silenzio, io, i miei ricordi di te.
Perfezione.
Quando cammini lentamente di prima mattina, il sole che non c'è non riesce ad illuminarti ma il tuo sorriso lo fa. Te ne stai lì, e io me ne sto qui come sempre a guardarti.

Credo che pensarti e guardarti e amarti siano le cose che mi riescano meglio, sai?

Faccio schifo in matematica, ma in fisica sono una cima. Mia madre si incazza costantemente, urla come una pazza e poi finisce per stringermi ripetendo che m'ama all'infinito. Le credo, le credo per davvero perchè è la prima che me l'ha detto e l'unica che me lo dice.
Ma tu sai già tutto, tu hai sempre saputo tutto per primo.
Al mio dodicesimo compleanno m'hai regalato una torta di carote fatta a mano, il fondo era leggermente crudo ma così saporita e piena d'amore era ogni fetta che non te l'ho mai detto.
C'eri a tutti i miei compleanni a partire dal settimo, una scatolina bordeaux tra le mani e un sorriso sdentato.
Poi al mio sedicesimo non c'eri, la festa di BaekHyun. La crostata di mango non era più nostra, era mia.
Ho pianto quella sera e non capivo il perchè: non capivo perchè il petto facesse così male e le lacrime scottassero a quel modo.

Poi ho realizzato, rinchiuso le farfalle in un barattolo, mangiato le parole, costruito una libreria con tutta la gelosia che provavo.

Hai presente come ho iniziato a non chiamarti più? a non mangiare?
Non facevo più torte, non mangiavo perchè volevo che quel vuoto che ti stavo lasciando non venisse riempito, dovevi esserci solo tu lì MinSeok.
Me lo chiedevi, ti sedevi al mio fianco e affondavi le mie mani nelle tue adorabilo guance morbide. mi chiedevi cosa facevo quel pomeriggio, e tutti i pomeriggi si trasformarono in impegni. Non mi sentivo all'altezza di amarti, non potevo e tu non potevi e dovevi saperlo, sarebbe stato ingiusto.
Ho iniziato a sorriderti per sbaglio per i corridoi, come per chiederti scusa, le sigarette sparse per terra quando ti sono venuto incontro tutti quei dannati pomeriggi.
Sarebbe stato ingiusto perchè quello che avrei ottenuto da parte tua sarebbe stata un'espressione sorpresa, un sorriso e una pacca sulla spalla. E io non voglio la tua pacca sulla spalla, voglio rimanere sotto il sole di mezzogiorno con l'ombelico all'aria.
Una volta siamo scappati via da un noioso campo estivo e autobus dopo autobus siamo finiti al mare, stesi direttamente sulla sabbia bollente vestiti solamente di un sorriso. Eri bello, lo sei e lo sarai. Una volta te lo dissi, hai riso e poi m'hai spinto scherzosamente mentre arrossivi.
Un po' di domande te le sei dovute fare per colpa mia, ammettilo.
Io ancora non ho finito con le mie e nemmeno ho sentito le tue.

Eppure io rimango qui, ad amarti e guardarti.

Mia madre chiede di te, io sorridendo mastico il mio boccone di riso e spingo via il piatto. Fumo fumo fumo. bambino idiota mi nascondo dietro una piccola dose di nicotina.
Stasera fa improvvisamente più caldo, sotto le coperte guardo fuori la luna che potrebbe trasformarsi nel sole degli autobus.
Bussi alla finestra come Margot, io ti apro come Q e tu mi sorridi.
"Mi sono innamorato"

Anche io, ti mormoro con le mani sul bordo umido della finestra. Ti aggiusti i capelli rossi e mordicchi l'unghia nera del pollice sinistro. Una pacca sulla spalla e ciao sole mio.

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