1: Vicolo

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Ciao a tutti.
Prima che ve ne andiate a leggere il capitolo volevo dire a tutti voi che sono molto contenta del fatto che abbiate deciso di dare una possibilità a questo romanzo virtuale, e ve ne sono grata.
Buona lettura!
P.S: non sono molto pratica della vita di strada ( per mia fortuna) quindi se trovate qualcosa che non quadra ditemelo!

. . .

Anno 2018, Milano.

Athena non era felice.

Non era una di quelle ragazze che avevano tutto ma non se ne rendevano conto, anzi: lei non aveva praticamente nulla, divideva tutto con gli altri ragazzi con cui stava e con i quali andava avanti.

Sapeva però di non essere accettata da loro, era troppo strana per essere una semplice ombra dentro il gruppo, una figura quasi invisibile ma della quale nessuno aveva molto da ridire.

Lei aveva qualcosa che agli altri non piaceva, e glielo ricordavano, anche non verbalmente, in ogni momento.

Come al solito Athena si era messa nell'angolo più lontano dal gruppo per la notte, in quello stretto vicolo dove solitamente non era notata e poteva dormire in pace.

Quel luogo era diventato un po' la sua casa.

Era uno stretto vicolo cieco, con i muri pieni di graffiti e scritte sconce, ma lei lo trovava accogliente, perché conosceva ogni suo segreto, come la mattonella spostata che le permetteva di nasconderci i vestiti o le cose più importanti durante il giorno, ovvero la sua coperta o qualche misera banconota stropicciata presa in prestito da alcune macchine che poi dovevano fare un salto dal meccanico per riparare i finestrini distrutti dal martello o qualunque cosa avesse a portata di mano.

Sospirando la ragazza si rigirò per l'ennesima volta dentro il suo sacco a pelo, in preda all'insonnia, come capitava molto spesso in quel periodo.

Dopo qualche minuto passato a cercare di riprendere quel sonno leggero sviluppato in tutti quegli anni, decise di alzarsi e fare una passeggiata per la città, dato che comunque era quasi l'alba.

In silenzio si rivestì e, facendo attenzione ai corpi dei suoi compagni addormentati, si allontanò nell'aria fresca del mattino.
Faceva freddo, ma lei non lo pativa molto, ci era abituata, ed ogni volta che la temperatura calava fino a diventare fastidiosa lei sentiva come un formicolio ed il sangue che pompava più in fretta, limitando così i suoi brividi.

Stropicciandosi gli occhi iniziò a camminare e camminare, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri.
Da un paio di giorni si sentiva male, aveva una leggera nausea continua e dei giramenti di testa, cosa di cui non aveva mai sofferto prima, e non sapeva il perché.

"Forse l'influenza?" Si disse mentre oltrepassava un incrocio praticamente deserto.
"Oppure qualcosa di più grave?" Si chiese attraversando una larga piazza di quelle che in estate erano costantemente piene di turisti pronti a fotografare qualunque cosa è dagli zaini meravigliosamente pieni e aperti.

La ragazza scosse la testa, rimproverandosi per le assurdità che pensava: lei non era malata, glielo aveva detto Guglielmo, e lui era la loro massima autorità scientifica e sanitaria.
L'uomo in questione era un cinquantenne circa che lavorava in un'ospedale, e ogni tanto, mosso dalla carità, faceva loro delle visite mediche e provvedeva alle loro malattie.

All'inizio era stato accolto con diffidenza, poi però i ragazzi avevano imparato a rispettarlo e a avevano capito che il suo aiuto era fondamentale per la loro sopravvivenza.
Senza di lui, così come senza i servizi sociali o la mensa, la loro vita sarebbe stata molto più dura.

Sentendo che la nausea stava passando Athena si girò, pregustando il momento in cui si sarebbe rimessa dentro il suo amato sacco a pelo, quando avvertì una serie di rumori troppo forti per quell'ora del mattino.
Il suo primo istinto fu quello di allontanarsi il più in fretta possibile, non volendo essere coinvolta in quelli che al 99% erano traffici illegali di qualunque cosa, ma quell' 1% di mistero l'attirava in maniera irresistibile...
"Il sacco a pelo aspetterà" si disse per poi tornare sui suoi passi a vedere cosa stesse succedendo.

Dentro al parco vide due uomini che quasi con attenzione religiosa appendevano dei volantini sulla corteccia degli alberi grazie ad una spillatrice, la quale emetteva un rumore sordo perfettamente udibile nel silenzio della mattina.

La ragazza, da lontano, non capì cosa vi fosse scritto, quindi decise di avvicinarsi, sempre più curiosa.

Quando i due la notarono, invece di farle delle domande sul perché fosse fuori a quell'ora o su dove fossero di suoi genitori (questioni per cui ormai aveva sempre le risposte pronte, ormai) fissarono l'immagine sul manifesto per poi osservarla attentamente, e non vedendo nulla che potesse interessargli tornarono al loro compito.

La ragazza aspettò che finissero, per poi fiondarsi a guardare.
Strizzando gli occhi riuscì a leggere meglio il manifesto, e ciò che vide per poco non la fece cadere per terra;

Perché c'era una sua vecchia foto, probabilmente l'ultima che si fosse fatta fare, con la scritta SCOMPARSA sotto.
Con un tremito la ragazza si voltò, in cerca dei due uomini, ma non li vide, erano come evaporati nel nulla.

Respirando rumorosamente si chiese perché i due non l'avessero riconosciuta subito: è vero, era cresciuta e i suoi capelli erano diventati più lunghi, ma non le sembrava di essere così diversa da pochi anni prima, oppure sì?
"Dovrei proprio farmi un bagno..." si disse poi, guardando la felpa lercia ma con un cappuccio abbastanza grande da coprire ciò che odiava di più in se stessa: gli occhi.
I suoi occhi erano di un bel blu mare, ma luminosi come una lampadina.
Non si spiegava il motivo di quella luminescenza.
Durante i suoi primi mesi di vita le avevano raccontato che pensavano lei fosse cieca, ma la verità è che ci vedeva benissimo, e non accusava nessun sintomo di alcuna malattia, a meno che l'essere silenziosa non fosse una malattia.
Li mostrava solo quando le facevano comodo, ad esempio erano molto comodi per allontanare ragazzi delle bande rivali, anche se il suo coltellino faceva un lavoro altrettanto buono.

Si rimise a guardare il manifesto, concentrandosi sulle scritte per tentare di leggere ciò che vi era stampato più in basso.
C'era un tanto toccante quanto finto annuncio dei suoi ipotetici "genitori" che chiedevano a chiunque avesse "visto la loro bambina" di contattarli per ritrovarla.
Data la sua scarsa capacità di lettura e la poca luce la ragazza riusciva a leggere una parola su tre, ma il messaggio era chiaro:

Qualcuno si stava spacciando per i suoi genitori.
Peccato che essi fossero morti e sepolti da moltissimo tempo.

Mille interrogativi si agitavano nella sua mente, ma uno era il più importante, al momento:

Chi la stava cercando, e perché?

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