5: C.A.S.A

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Le notizie viaggiavano veloci all'interno di C.A.S.A ( Centro Anti Sconsigliabile propagazione anormale) e il ragazzo lo sapeva bene.

Già da molti mesi sentiva nei corridoi bisbigli e chiacchiere sull'aver trovato  l'Altro, ed è difficile non ascoltare per qualcuno circondato da scienziati eccitati come bambini di fronte alle caramelle all'idea di avere una nuova cavia.

Il ragazzo era stato svegliato nel bel mezzo della notte dal motore del camioncino, e sentendo i passi di qualcuno dirigersi verso il suo corridoio non ci aveva messo molto a fare due più due: era arrivato il suo nuovo compagno di sventura.

Aguzzando le orecchie il giovane sentì un tonfo, seguito dalla chiusura di una porta, per poi non avvertire nessun rumore, segno che Lui era stato sedato, molto probabilmente.

A quel pensiero il cuore del ragazzino si strinse in una morsa dolorosa  al ricordo del suo arrivo in quel posto; quanto tempo aveva inutilmente passato a forzare la porta, o ad urlare a squarciagola?

In quel momento si augurò con tutto il cuore di incontrare presto la matricola, per aiutarlo a superare e insegnargli tutto ciò che gli sarebbe stato necessario per sopravvivere al meglio.

Bisogna sostenersi, tra prigionieri.

                                .  .  .  .  .  .  .

Athena non riusciva a svegliarsi.

Nonostante tutti i suoi sforzi, sentiva le palpebre pesanti e gli arti deboli, come se non rispondessero ai suoi comandi.

Per molto tempo aveva semplicemente galleggiato in una tiepida distesa di nulla, senza la forza di muoversi, poi aveva iniziato a sentire qualche suono strascicato e lontano, ed ora era quasi pronta ad uscire da quel sonno forzato.

Finalmente riuscì a spalancare gli occhi, per essere subito abbagliata da una luce cruda e bianca.

Cercando di mettere a fuoco gli oggetti intorno a lei, la ragazza capì di non trovarsi più nel suo vicolo, e nemmeno al parco: i Man in Black l'avevano portata chissà dove.

Con fatica Athena riuscì ad alzarsi d quello che in un secondo momento avrebbe capito essere una sorta di letto, e ispezionò la "camera".

Non vi era nulla, a parte quella brandina e una lampadina che, nonostante la sua luce per nulla raffinata, sembrava molto avanzata nel design ed era parte integrante del muro bianchissimo, così come una porta di metallo, unico accenno di colore in quella stanza cadaverica.

Ora nel panico all'idea di non sapere dice si trovava, la ragazza si gettò contro l'uscio, non spostandolo di un millimetro.

Provò è riprovò finché non iniziarono a dolerle le spalle, è solo in quel momento decise di tentare con la mossa estrema: l'energia.

Provando a controllare quella dote da pochissimo scoperta, Athena chiuse le mani a pugno e se le portò vicino alla faccia, imitando una posa vista mille volte nel film.

Provando a controllare quella dote da pochissimo scoperta, Athena chiuse le mani a pugno e se le portò vicino alla faccia, imitando una posa vista mille volte nel film

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(Vi giuro che questa foto l'ho trovata dopo aver immaginato il tutto).

Chiuse poi gli occhi, immaginandosi una scena simile a quella vista due volte prima, e iniziò, dopo un'eternità, ad avvertire un lieve formicolio alle mani.

Stupita dall'essere riuscita ad ottenere una reazione perse il controllo, e senza volerlo rilasciò solo quel poco di potenza accumulata, creando una misera sfera bluastra che cozzò tristemente contro la parete.

"Ma dai, nemmeno la porta ho beccato!"
Si disse Athena, indispettita: sbagliare le metteva sempre i nervi.

Dopo qualche minuto in cui cercò di calmarsi, la ragazza ci rinunciò, ed iniziò a battere i pugni i contro la porta, urlando.

<< Hey! Fatemi uscire! Hey!>> esclamò Athena, aggiungendo parole non riportabili qui sopra.

La ragazza era disperata; era prigioniera in quel buco in fondo al mondo di uomini che l'avevano sedata per portarcela: di sicuro non avevano buone intenzioni per lei.

Continuò ad urlare finché non le mancò la voce, per poi accovacciarsi appoggiata al muro, sconfitta.

                           .  .  .  .  .

Il ragazzo si tappò le orecchie:
Il nuovo arrivato faceva tantissimo rumore!

Per qualche minuto fu infastidito da questo, poi però lo sentì piangere e gli si sciolse il cuore; doveva fare qualcosa.

                            .  .  .  .  . 

Nonostante tutti i suoi tentativi di trattenere le lacrime, Athena iniziò a piangere senza sosta.

Era successo tutto troppo in fretta, due giorni prima viveva ancora con i suoi compagni, mentre ora era stata portata in quella prigione.

Dopo molto tempo, la ragazza iniziò a calmarsi, anzi rassegnarsi e la stanza divenne silenziosa.

Fu in quel momento che avvertì un lieve rumore continuo.

Toc toc toc.

Toc toc toc.

Curiosa, la ragazza rispose al suono, battendo contro il muro pure lei.

Toc. Toc toc.

Subito ottenne la risposta, cioè una rapida successione di battiti.

Appoggiando la bocca al muro, la ragazza sussurrò:

<< Dove mi trovo?>>

Probabilmente la voce avrebbe risposto, se in quel momento due uomini in camicie bianco non avessero aperto la porta...

Ciao a tutti!

Questo era il nuovo capitolo, spero vi piaccia nonostante sia abbastanza corto😀😅😊!

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Al prossimo capitolo!

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