6: Man in white

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Sentendo il cigolio della porta Athena si tirò in piedi, spaventata.

Erano appena entrati due uomini: uno era vestito completamente di nero, un Man in Black, mentre l'altro indossava un lungo camice bianco.

"Man in White" lo soprannominò subito la ragazza, che in quella situazione così bizzarra e precaria, per quanto strano, pensava ad inventare nuovi nomignoli per tutti, non sapendo i nomi di nessuno di loro.
Anzi, non sapendo nulla.

Quando l'uomo in nero le si avvicinò Athena indietreggiò, intimorita dalla sua mole.
L'altro non la guardò neanche, solo le cinse una spalla con forza e la trascinò rudemente fuori dalla stanza.

La ragazza decise di non opporre resistenza; voleva capire cosa stesse succedendo, e se fare il loro gioco le avrebbe dato delle risposte, ben venga: più cose sapeva, meglio era.

O almeno così credeva.

Attraversarono un lungo corridoio, finché lo scienziato, che per tutto il tempo aveva borbottato parole per lei prive di significato, come "soggetto femminile" o " niente parenti", non disse qualcosa in un'altra lingua all'orecchio dell'uomo, ed il suo scagnozzo, senza preavviso, la gettò in una stanza che sembrava essersi materializzata in quel momento, ma era impossibile...
Giusto?

Athena cadde per terra, ma si risollevò subito, anche se acciaccata: capiva che in una situazione del genere era meglio non farsi cogliere alla sprovvista come quando l'avevano presa.
Quando sollevò gli occhi dal pavimento si rese conto di essere un una stanza annastanza grande, resa però quasi claustrofobica dalla presenza di molti di scienziati in camice bianco, e sobbalzò dalla paura.

Intimorita rimase vicino alla porta, sulla quale si appoggiò.
Per un paio di secondi tutto rimase immobile, poi un Man in White le si avvicinò ed iniziò a parlare, calmo:

<<Ciao Athena, sai perché sei qui?>>.

L'altra lo guardò, senza rispondere, preoccupandosi maggiormente quando vide una sedia reclinabile in mezzo alla stanza, simile a quelle utilizzate dai dentisti.

L'uomo ripetè la domanda, e questa volta la ragazza non poté far finta di nulla, quindi rispose con un appena sussurrato:

<< No >>.

Quasi divertito dalla sua risposta, il dottore continuò a parlare con nonchalance, come se si fosse studiato quel momento, e probabilmente era così.

<< Io credo invece che tu sia consapevole del motivo per cui sei qui, Athena, ma ti rinfrescherò la memoria: Sei qua perché pericolosa, ma allo stesso tempo molto promettente, e il tuo soggiorno qui sarà molto più piacevole se collaborerai.>>

Dopo quelle parole il dottore le si avvicinò, tendendole una mano, e lei in risposta mise una mano sulla maniglia della porta, pronta ad aprirla.

Notando la sua mossa, il dottore si irrigidì, e le disse, minaccioso:
<< Tu vuoi collaborare, vero?>>.

Impertinente, la ragazza scosse il capo, stringendo la maniglia della porta.

Indurendo lo sguardo l'uomo si protese in avanti per afferrarla, avendo intuito cio che stava per fare, e Athena, spaventata, cercò di abbassare la maniglia, notando con sommo stupore che le sue mani stavano di nuovo tremando:
com'era possibile?

Aveva tentato di usare quella... cosa poco prima, e le volte precedenti le era voluto almeno un giorno per riprendersi e poterlo riutilizzare.

Senza farsi più molte domande Athena cercò di scansarsi ed evitare il tocco dell'uomo in camice, ma lui la afferrò lo stesso per un braccio, strattonandola.

La ragazza strillò, terrorizzata, mentre l'altro la tirava verso il centro della stanza.

La paura era tanta, riusciva ad uscire solo attraverso le sue urla..

Finché la paura non divenne rabbia.
Una rabbia incontenibile, che le premeva sul petto, spingendo per uscire.

Athena protese verso il dottore la mano libera, dalla quale partì un raggio blu, ma era diverso dal solito, come più... arrabbiato.
E veloce.
E... potente.

"Fagli male." Ordinò a se stessa la ragazza.

Appena il fascio di energia lo toccò, l'uomo venne sbalzato indietro per diversi metri, e cadde a terra senza rialzarsi, come una marionetta dai fili tagliati.

Subito gli uomini rimanenti si divisero, alcuni andarono a controllare le condizioni del loro mentore mentre i rimanenti circondarono la ragazzina.

Dal canto suo, Athena rimase immobile e con lo sguardo fisso.

Sentiva ancora molta energia scorrerle nelle vene, come adrenalina, e non era sul punto di svenire come al solito; probabilmente sarebbe riuscita a sopraffare i suoi aguzzini, ma si sentiva troppo scossa.

Nonostante avesse utilizzato quel potere solo poche volte capiva che l'energia appena emessa era differente da quella adoperata in precedenza:

Era stata creata con l'intento di fare male.

Mentre "normalmente" si trattava di autodifesa, Athena pochi minuti prima aveva pensato al provocare dolore a quell'uomo, e si era sentita bene, vittoriosa nel vederlo cadere a terra.

Con gli occhi divenuti luminosi in ritardo, la ragazza si guardò le mani senza vederle veramente, concentrata solo su un unico pensiero:

Sono un mostro.

Ciao a tutti, spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo di "Power", ditemi cosa ne pensate nei commenti 🤗😃👍🏻👌🏻!

Al prossimo capitolo!

P.s: ma vogliamo parlare della foto sopra? È una scena di Deadpool 2 che ho trovato dopo aver pensato tutto il mio libro, ma mi piace veramente tanto nonostante la ragazza non sia bionda ed esteticamente simile alla mia protagonista.
Voi cosa ne pensate?
Avete mai visto Deadpool?
Io sì, l'ho trovato bello anche se molto volgare🤭.

PowerWhere stories live. Discover now