2: Volantini

1.2K 82 5
                                    

La ragazza corse sulla via del ritorno all'accampamento, un po' per non far notare di essersene andata, ma anche per allontanarsi il più possibile da quei manifesti e controllare che non li avessero appesi anche nella loro zona: non voleva domande inopportune da parte dei suoi compagni, fino a quel giorno tranne per qualche occhiataccia era riuscita a nascondersi così bene...

Appena arrivata, però, vide tutte le sue speranze crollare come un castello di carte: i volantini erano ovunque, peggio di quelli elettorali, e alcuni suoi coinquilini li stavano osservando svogliatamente, ma fortunatamente non si precipitarono verso di lei: evidentemente tutti quegli anni passati ad evitare di attirare l'attenzione avevano dato i loro frutti: nessuno ricordava con precisione la sua faccia.

Silenziosamente tornò nel suo angolo evitando di esser vista, e dopo aver strappato i volantini (erano stati appesi anche lì, come a sbeffeggiarla), cercò di dormire ancora un po'.

                             * * * *

<< Athe, svegliati, ti stanno cercando.>> le sussurrò una vocina infantile, destando la ragazza dal suo sonno agitato.

Aprendo gli occhi, la ragazzina si trovò di fronte ad un bambino dagli occhi neri e la pelle ambrata: Abdu, il più piccolo del gruppo e l'unica persona che le parlava tranquillamente, essendo troppo giovane per far caso alla gerarchia all'interno di quel gruppo.

Appena le parole del bambino riuscirono ad oltrepassare quel muro di intontimento provocato dal risveglio improvviso la ragazza si tirò a sedere, completamente sveglia.
<< Chi mi cerca?>> chiese preoccupata, sperando con tutto il cuore che non fossero i due uomini incontrati poche ore prima.

<< Gustavo e gli altri >> rispose distrattamente il bambino, la cui attenzione ora era rivolta a un elastico colorato trovato lì per terra.

L'altra sospirò, per un attimo sollevata, poi si chiese cosa fosse meglio: i due sconosciuti o il loro capo.

All'ennesimo richiamo del bambino si alzò, e, strascicando i piedi, si mosse verso il centro del loro accampamento.
I ragazzi vivevano in modo molto semplice, con qualche materasso i più fortunati o sacchi a pelo, e quelle erano le uniche cose che possedevano, esclusi gli indumenti e altri piccoli oggetti facilmente trasportabili, ma sembrava una vera e propria minuscola città, e come tale aveva anche un centro, che da loro aveva un nome molto originale: Il Centro.

In quel momento Il Centro era pieno di ragazzi, tutti con un manifesto in mano: non succedevano molto spesso cose di quel genere, ed era per tutti una sorta di svago assistere in primis ai "fatti" di cui poi tutti avrebbero parlato per qualche giorno se fortunati.

In centro alla piccola folla vi era Gustavo, ovviamente, il grande capo.

Lui non era il ragazzo più grande del gruppo (in realtà però nessuno sapeva la sua età, quindi poteva benissimo esserlo) né il più intelligente: semplicemente, riusciva a prendere buone decisioni, e aveva un modo di fare che metteva in soggezione, nonostante il suo aspetto anonimo.

Sempre strascicando i piedi la ragazza arrivò abbastanza vicino agli altri da essere notata e spinta verso il boss.
Quando la vide Gustavo sbuffò:
Quella ragazzina non gli piaceva, aveva qualcosa, e lo avevano notato anche gli altri, nei suoi occhi azzurrissimi: una volta era sicuro di aver visto le sue iridi illuminarsi più del solito durante una lite con un altro giovane, ma sicuramente se l'era immaginato per via di tutte le voci.

In quel momento sapeva che la ragazza conosceva il motivo per cui era stata chiamata: l'aveva vista mentre si allontanava camminando di prima mattina, e di sicuro aveva notato i manifesti sopra i quali era raffigurata.

Appena furono l'uno di fronte all'altro il ragazzo iniziò a parlare:
<< Sei tu questa? >> chiese per sicurezza.
<<Sì>> rispose semplicemente l'altra guardandolo negli occhi.

Sapeva che farlo metteva disagio agli altri, anche se non aveva ancora capito il perché: lei era normalissima!
"Sì certo, i tuoi occhi poi sono normalissimi..." le disse una vicina nella testa che scacciò infastidita.
<< Sai che ti stanno cercando i tuoi genitori? >> domandò Gustavo.
<< No, non sono loro.>>disse lei, ed era sicura di quello che diceva.
<< Sai perché ti cercano? >> chiese allora il capo: quella era la domanda fatidica.
Athena aspettò un attimo prima di rispondere: aveva fatto qualcosa di male negli ultimi mesi?
"Mah, nulla degno di nota" pensò:
si era limitata a qualche furtarello per vivere, ma aveva preso solo l'indispensabile e da persone che potevano permettersi la sparizione di una banconota.

Alla fine rispose solo << No>>.
L'altro la squadrò per qualche secondo, come cercando traccia di bugie, e, non trovandone, disse:
<< Lo sai che offrono dei soldi?>>
La ragazza trasalì in silenzio: quello non lo aveva letto nel cartello, e di sicuro era un incentivo per tutti quelli che la conoscevano a denunciarla, perché lei non sarebbe mai andata da loro di sua spontanea volontà, lo aveva appena capito: non era una persona su cui mettere una taglia.

Invece di dar voce a tutto quello che le girava nella testa, però, la ragazza chiese solo di non andare a dire nulla, perché non si fidava per niente di quelli.

<< 'sta bene: le decisioni dei diretti interessati vanno rispettate in questi casi>> disse Gustavo, stupendo la ragazza: non si aspettava di essere ascoltata, dei soldi facevano sempre comodo, e quello era un modo facile per ottenerne; davvero quel ragazzo voleva impedire ai suoi amici di guadagnare qualcosa?

Quando fu sicura che il loro capo non stesse mentendo, la ragazza balbettò un attimo, poi, in un sussurro, gli disse grazie.
L'altro rispose con una scrollata di spalle e, con un'occhiata, mandò tutti via, dicendo :<< Lo spettacolo è finito gente, sù>>.

Mentre i giovani se ne andavano, però, ad Athena non sfuggirono i loro sguardi stizziti e, in alcuni casi, arrabbiati: non potevano arrabbiarsi apertamente con Gustavo, perché era il loro capo, quindi, quasi per trovare un colpevole al mancato guadagno si erano autoconvinti che fosse colpa sua se loro non avessero ottenuto quei soldi, che, da quello che capiva la ragazza, dovevano essere molti.

Aggiustandosi i capelli biondi dietro un orecchio e mettendosi le mani in tasca, Athena si allontanò, di nuovo, per la città, cercando di non pensare a ciò che era appena successo: certe cose è meglio non riviverle, nemmeno nella propria mente.

PowerWhere stories live. Discover now