10: Preparati

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Uccidili...
Uccidili tutti...
Ne sei capace...
Fallo...

Athena urlò nel sonno, svegliandosi di soprassalto: qualcuno, o meglio qualcosa le aveva appena detto...
No, non riusciva nemmeno a pensarlo.

Respirando rumorosamente la ragazza si prese la testa tra le mani: quella voce non poteva essere vera, era solo un sogno...

Ma allora perché le sembrava così reale? Ci aveva pensato anche lei, dopo la "prova" della tuta, con i palmi delle mani bruciati dal suo stesso potere, di uccidere tutti.

Loro le facevano solo del male, e lei voleva ricambiare.

Senza che lo sapesse, i suoi occhi diventarono luminosi, ma non era la solita colorazione limpida: sembravano un cielo in tempesta, carico di pioggia e rabbia.

Athena non capì mai cosa avrebbe fatto se in quel momento non fosse entrata un'equipe di medici per scortarla a fare degli esperimenti: per la prima volta, però, fu grata del loro arrivo.

. . . . .

Jago sbattè la mano contro il pavimento, furioso: era rimasto lì seduto per ore, ma non riusciva a trovare "la breccia", e senza quella il suo piano saltava.

Dopo la "prova costume", ovvero la prima volta in cui aveva dovuto indossare quel capo di tortura (capita? Capo di abbigliamento, capo di tortura; brutta battuta vero? Ditemi nei commenti se è così pietosa da doverla togliere o se vi piace!) aveva iniziato a pensare seriamente ad una fuga, come ai "vecchi tempi"; in più, ora era avvantaggiato: c'era anche Athena, e lui era sicuro che i loro poteri uniti avrebbero concesso loro molte più possibilità.

Finalmente aveva trovato un piano che poteva funzionare, ma era rischioso e complicato.

Tutto era cominciato quando, cadendo per terra a seguito di uno spintone, il ragazzo aveva notato nel sottosuolo qualcosa di collegato alla stanza lì di fianco.

Lui era collegato alla terra, riusciva a scandagliarla come un sonar in ogni momento, gli bastava trovare il terreno giusto.

Curioso, il ragazzo si era girato e, per un attimo, aveva intravisto una stanza con un fornello e un divanetto pieno di bozze: doveva essere la "camera relax" degli scienziati.

Solo qualche giorno prima, ripassando per quella zona dell'immenso edificio, aveva realizzato: sottoterra vi erano delle bombole del gas, quelle che alla menta amo il piccolo fornello e magari anche altre cose.

Era allora che il suo piano aveva iniziato a prendere forma: lui avrebbe fatti "spargere" il gas per l'edificio, in modo che Athena potesse, con una singola scintilla, far esplodere tutto.

Era un piano molto azzardato e folle: poteva non esserci abbastanza gas nella bombola da raggiungere la cella di Athena, l'energia della sua amica poteva non essere infiammabile... c'erano troppe incognite, ma il ragazzo aveva sperimentato sulla sua pelle che era impossibile fuggire nella maniera classica.

In quel momento stava scandagliando il terreno con la mente, ma non riusciva a ritrovare le bombole.

E senza di loro, saltava tutto.

                      .  .  .  .  .  .  .

"Forse abbiamo esagerato".

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