3: Potere

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Nelle settimane successive, Athena si sentiva costantemente osservata, e aveva ragione.
Di soppiatto, i suoi compagni le lanciavano sguardi in certi casi incuriositi, in altri stizziti per il fatto di averla ancora tra i piedi.

La ragazza, dal canto suo, non faceva nulla per impedirlo, ed era ancora più silenziosa del solito, perché i suoi dolori erano peggiorati: ora le tremavano pure le mani, come se ne stesse perdendo il controllo, ed aveva paura.

La situazione era fragile come il cristallo, sarebbe bastato poco perché venisse stravolta, una frase di troppo o qualcuno più curioso degli altri.
Si prese il compito di distruggere quel castello di carte Tobia.

Il ragazzo sopracitato era un giovane di quattordici anni circa, considerato da tutti un problema per il suo vizio di rubare e non ridare indietro gli oggetti presi se non sotto minaccia.

Con il tempo era diventato molto più impavido, ed era un'impresa farsi ridare indietro i propri effetti personali, per cui l'opzione più semplice era diventata ricomprare le proprio cose al mercatino illegale che teneva regolarmente ogni mercoledì in un vicolo più sporco e sudicio degli altri, ritrovo abituale per coloro che vendevano imitazioni di marchi come Adidas o ciò che più era in voga al momento.

Il suo aspetto era strano: aveva gli occhi strabici, e la sua faccia ricordava quella di un furetto, con quel naso costantemente arricciato ed il suo tic all'occhio sinistro, che strizzava ogni quaranta-cinquanta secondi circa.
Non ispirava simpatia.

Il ragazzo stava camminando in giro per la loro zona, le mani in tasca e la testa che ciondolava al ritmo della musica che stava ascoltando da un IPod "gentilmente concessogli" da un ragazzo che, secondo il piccolo furfante, stupido com'era probabilmente non si era ancora accorto del furto.

Trascinato dalle parole senza senso che il cantante selezionato a caso gli stava sparando nelle orecchie, il ragazzo svoltò in un vicolo, ed urtando una scatolina lì per terra trovò...
Il paradiso degli occhiali da sole.

Ve ne erano di tutti i tipi, a goccia, tondi colorati... un'attrazione irresistibile per lui.

Nonostante fosse ovvio che quelle cose appartenessero ad uno di loro, Tobia fece scivolare tutto nella sua giacca, scatola compresa, orgoglioso del suo bottino giornaliero.

Poche ore dopo, Athena tornò nel suo vicolo per dormire, non sospettando nulla.
Come ogni sera allungò una mano verso al scatola contenente tutti gli occhiali da sole che utilizzava per nascondere il colore dei suoi occhi, e le venne un colpo non vedendola .
La cercò per qualche minuto nel suo minuscolo spazio, per poi capire che le era stata rubata.
Non che fosse una novità subire dirti da Tobia o altri, ma quegli occhiali da sole erano tutto per lei.
Non poteva andare in giro senza, sarebbe stato come uscire senza vestiti.

Infuriata, la ragazza raggiunse il giaciglio di Tobia, facendo attenzione a non coprire gli occhi, in modo che lui potesse vedere quanto era arrabbiata, e lo svegliò con un calcio.

<< Ahia! >> esclamò il ragazzo, tirandosi a sedere ancora mezzo addormentato.
L'altra, impassibile, gli disse:
<< Ridammi i miei occhiali da sole.>>

Il ragazzo cercò di ricordare se avesse preso degli occhiali da sole quel giorno; "Ah sì, ne ho trovato una scatola piena" si disse, ed in quel momento scoprì che il loro possessore era "occhi di ghiaccio", come l'aveva soprannominata lui.

<< Non ho preso nulla.>> ribattè quasi per abitudine, ma se ne pentì quando vide gli occhi della ragazza ridursi a due fessure quasi iridescenti.
<< So che hai preso i miei occhiali, ora ridammeli, cleptomane, prima che diventino puzzolenti come te.>> disse Athena stringendo i pugni per arrestare il tremito delle sue mani, che ovviamente era venuto a fargli visita nel momento meno opportuno.

PowerWhere stories live. Discover now