7: Prigionia

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<<La ragazza ha smesso di mangiare>> disse l'uomo in divisa appena entrato nella stanza.

Quelle parole fecero sobbalzare il dottor Pavlo Smirnov, lo stesso uomo che una settimana prima circa era stato sbalzato alla parete dalla sua nuova cavia recalcitrante.

Lo scienziato era ucraino, ma si poteva notare solo attraverso il forte accento, perché i suoi capelli ed i suoi occhi erano chiarissimi per via del suo albinismo, al quale Athena non aveva fatto caso durante il loro primo incontro.

Con lentezza Smirnov si alzò dalla poltrona, e si girò verso il soldato che gli aveva appena rivolto la parola, facendo bene attenzione a non gemere nel muovere la spalla lussata di recente grazie alla ragazzina.

Era più forte di quanto pensavano, e, se questo da un lato aveva fatto contenti i suoi superiori, aveva reso lui più preoccupato: avrebbero dovuto prendere molte più precauzioni; quel giorno si era solo fatto male ad una spalla, ma sarebbe potuto succedere molto peggio.

<< Usate la nutrizione forzata>> disse l'uomo.

<< Abbiamo constatato che è inutile, Dottore, il soggetto si sta indebolendo lo stesso e si rifiuta di utilizzare la sua dote; non riusciamo a procedere con i ... controlli.>>

Il dottore strinse i pugni: anche se non bendisposta nei suoi confronti la marmocchia era preziosa, molto preziosa.

L'altro aveva dato molti meno problemi.

<< Avete idea di quale sia la causa del suo rifiuto al mangiare?>> domandò Pavlo.

<< I- ipotizziamo che abbia subito un trauma psicologico facendole del male, signore, da quello che abbiamo capito non è in grado di controllare la sua forza o in generale la sua dote>> .

Il dottore rimase stupito da ciò:
Nonostante la sua sfacciataggine la ragazza era impaurita da quella situazione, e di animo gentile: quello era un punto a loro favore.

<< provate a chiamare quello psicologo, il dottor Bianchi, e fategliela visitare.>>

. . . . . . .

Athena si sentiva terribilmente in colpa per ciò che era successo.

Lei non voleva fare del male alle persone, eppure aveva sbattuto quell'uomo al muro senza pensarci due volte.

Era diventata apatica, faceva tutto quello che i Man in White le chiedevano, ma intanto aveva smesso di nutrire il suo corpo, e loro dovevano essersene accorti, perché ogni giorno le davano qualcosa che lei riconobbe come vitamine e, all'inizio, le faceva recuperare le energie.

Iniziarono a preoccuparsi veramente, però, solo il giorno in cui quando le dissero di usare la sua dote non successe nulla: era troppo stanca per farlo e non voleva.

Da allora era lì, nella sua cella, a guardare il soffitto e pensare, finché non entrò quello strano signore sorridente che iniziò a parlarle e farle domande.

Dopo qualche ora, poi, se ne andò, e Athena tornò a guardare il soffitto.

. . . . . . .

<< Allora? >> chiese il dottor Smirnov.

<< La ragazza è sola, signore, e non si perdona il fatto di averle fatto del male>> disse lo psicologo Bianchi, preoccupato:

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