8: Guerriglia

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Dopo quella volta non fecero più venire Jago nella sua cella o viceversa, ma ogni tanto, nei corridoi, passavano abbastanza vicini l'uno dall'altro, anche se circondati da guardie armate con i nervi tesi e pronte a sparare dardi tranquillizzanti al minimo segno di anormalità.

Athena aveva ripreso a mangiare, e, ironia della sorte, era tornato anche il dottor Smirnov.

Lo scienziato era intenzionato a scoprire il perché delle doti dei due ragazzi e a farne delle armi, ma prima doveva far capire a quella ragazzina con chi aveva a che fare.

. . . . .

Athena fu portata nel laboratorio e lasciata lì insieme ad un gruppo di scienziati, come poche settimane prima.

Dal gruppetto uscì il dottor Pavlo Smirnov, che fece cenno alla ragazza di sdraiarsi sul lettino al centro della stanza.

In silenzio, lei obbedì.

Con un malcelato ghigno sul volto il Dottore prese una siringa vuota e, senza preavviso, gliene conficcò l'ago nel braccio, aspirando del sangue.

Athena si irrigidì un attimo, ma non emise alcun suono: non voleva dare alcuna soddisfazione a quell'uomo, che da quello che le aveva raccontato Jago provava soddisfazione nel vederli soffrire.

Dopo quel prelievo di sangue il Dottore si sedette di fronte e a lei, e le disse:

<<Devo farti alcune domande riguardo le tue capacità.>>

Lei, sempre senza parlare annuì, guardandolo negli occhi.

<< Provi dolore quando usi la tua dote? Nausea, Mal di testa..?>>

<<No>>

<< Pensi di riuscire a controllare la potenza dell'onda energetica?>>

<<Sì >>

<< I tuoi poteri sono molto influenzati dalle tue emozioni?>>

<<Sì >>

<< Qual è l'emozione con la quale l'energia è più potente?>>

<<Rabbia>>.

Il dottore si fermò un attimo: quella ragazzina gli stava facendo saltare i nervi con il suo rispondere a monosillabi o singole parole: lui voleva delle spiegazioni.

<< Ascoltami bene ragazzina: non so cosa ti abbia detto l'altro, ma qui sono io che comando, e non tollererò più uno scherzetto come quello dell'altra volta, sono stato chiaro?>>

Lei abbassò lo sguardo, riflettendo:

Valeva la pena fare tutto quello?Rendersi nemico l'uomo che poteva ridurre al minimo il suo dolore e forse farla uscire da lì oppure accettare di essere maneggiata come una bambola?

<< Io non sono una cavia>> disse a voce a malapena udibile la ragazza, per poi alzare la testa, gli occhi brillanti come gemme al sole.

Per quelle che le sembrarono ore Athena fissò l'uomo, furente, ma quando le sue mani dettero i primi segni di tremolio lei uso tutta la sua forza di volontà per dirottare l'energia  verso un altro punto: gli occhi.

Li sentì diventare incandescenti, e di sicuro erano più luminosi di due fanali.

Il suo corpo provava dolore, oh sì se ne provava, ma non arrivava fino alla sua mente:
Lei era troppo concentrata.

Athena sentì le pupille dilatarsi in maniera incredibile, e capì che quello era il punto di non ritorno:
Dai suoi occhi fuoriuscirono due sottilissimi raggi di energia, che dopo aver rischiarato per un attimo quella stanza buia e fredda come la morte fecero un buco nella parete a pochi centimetri dall'orecchio dello scienziato.

Solo in quel momento Athena si concesse di urlare dal dolore: si sentiva scottata dall'interno, gli occhi le pulsavano e avvertiva delle gocce di sangue sgorgare da essi.

Capiva che quell'azione non era naturale nemmeno per lei;
non sarebbe riuscita a ripeterlo.

Il dottor Smirnov era furibondo: aveva capito quello che stava succedendo con un attimo di ritardo, procurandosi una bruciatura sul lobo dell'orecchio destro.

Quella ragazzina lo aveva di nuovo preso in giro, e a lui non andava bene.

Furioso, il dottore prese la ragazza per il collo, fregandosi del fatto che fosse preziosa e tutte quelle cavolaie che gli ripetevano continuamente i suoi superiori.

La tirò in piedi stringendo la presa, ed iniziò ad urlare qualcosa che la ragazza non sentì:

Il dolore agli occhi e la mancanza d'aria erano troppo per lei, anche se l'espressione spaventata che era comparsa sul viso dell'uomo valeva tutto quello.

Prima di scivolare nell'incoscenza Athena protese una mano, cercando di emettere l'ultimo raggio di energia e difendersi, poi tutto divenne tutto buio, come fin troppe volte in quei giorni.

Lei però sapeva che il conflitto, la guerriglia tra lei e il dottore era appena cominciata.

Ciao a tutti,
Questo capitolo è molto corto perché è di passaggio, spero che questo piccolo "scatch" (ditemi e si scrive così per favore) vi sia piaciuto, al prossimo capitolo!

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