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Il vento soffiava, soffiava da molto ormai, si sentiva solo quello, le voci dei bambini al parco giochi erano sparite, quelle due anziane di fronte a casa mia che ogni giorno spettegolavano degli altri vicini e sorseggiavano il solito tè, sparite. Non è rimasto più niente, solo io e una macchina che non durerà ancora per molto.
Sono giorni che vado in giro per la mia città cercando dei superstiti ma a quanto pare nessuno è rimasto.
Ci sono solo loro...quelle orribili creature che mi hanno portato via tutto...hanno preso la mia famiglia, hanno spazzato via l'intera città, sono ancora qui ma ormai non hanno più niente da cercare e uccidere in questo posto deserto che una volta era una piccola cittadina piena di quiete e serenità.
Un mese fa le persone hanno iniziato a contrarre un virus mai visto prima, le faceva trasformare in creature morte con il bisogno di sangue, giravano per le città e le campagne uccidendo uomini, donne e bambini. Correvano come dei dannati verso gli umani, sentivano l'odore del sangue e della paura.
In pochi giorni le persone che abitavano l'intero globo scomparvero e quelle creature iniziarono a moltiplicarsi sempre di più. Le città sono state distrutte e non si sa quanti sopravvissuti ci possono essere. So solo che il mondo è finito.

Cammino tra le carcasse delle auto abbandonate e le valigie aperte e semi distrutte. Alcune persone cercarono di scappare, ma non fecero in tempo. Alcune ce la fecero, come Carlos, io e lui stavamo insieme da circa 1 anno. Lui e la sua famiglia sono scappati giorni dopo la diffusione del virus, non abbiamo nemmeno avuto tempo per salutarci...l'ultima volta l'ho visto davanti a casa mia, era fermo a guardare dalla mia finestra. Io continuavo a sentire rumori, mi affacciai alla finestra e lo vidi lì fermo, davanti a casa mia, con sguardo triste. Non avrebbe mai lasciato la sua famiglia, scappò con i suoi genitori e non lo vidi più. Fu una notte orribile. Piansi per ore.
I miei genitori furono contagiati alcuni giorni dopo, io mi riuscii a salvare ma me ne pento ancora adesso, sarei dovuta esserci io al loro posto, non sarebbero dovuti morire, avrei dovuto proteggerli. Invece sono scappata come una codarda, cazzo quanto me ne pento.

Entro nella casa dove abitavo spostando alcune lastre di legno dalla porta e ripiazzandole al loro posto una volta entrata e quasi al sicuro.
Quelle cose sono ovunque, appena vedono qualcosa muoversi che non sia morto impazziscono e diventano assetati di sangue. Io sono riuscita a barricare saldamente porte e finestre ma so che non resisteranno ancora per molto, il cibo ormai sta finendo e ho solo la pistola di mio padre che non servirà ancora per molto avendo solo 5 proiettili.
Le notti sono fredde e silenziose, sono molto inquietanti. A volte nel cuore della notte mi sveglio di colpo sentendo i lamenti di quelle creature. Non dormo quasi più, ho troppa paura. Passo le nottate in quella che una volta era la mia camera con la pistola tenuta saldamente in mano. Aspetto con ansia l'alba, aspetto con ansia che tutto questo finisca.

Ormai è giorno, dei raggi di sole attraversano le fessure tra le assi di legno della mia finestra. Decido che ormai me ne devo andare. So che c'è un luogo sicuro dove si sono riuniti i sopravvissuti e non è molto lontano da qui. Lo avevo sentito tempo fa alla radio.
Devo raggiungerlo e trovare altri come me, o almeno sperare di trovare qualcuno.
Intreccio i miei rossi capelli  in una treccia spettinata e mi guardo allo specchio. Le occhiaie contornano i miei occhi verdi ormai inespressivi. Ho sonno e non ho più forze,  voglio che tutto finisca.

Ragruppo tutto il cibo che mi è rimasto, pochi vestiti, la pistola, nel caso servissero ma credo di no dei soldi e metto tutto in uno zaino.
Vado vicino alla fessura di una porta blindata e guardo fuori. Credo che il passaggio sia libero. Non devo fare rumore o farmi vedere. Altrimenti sarei sicuramente morta.
Piano piano stacco le tante travi di legno ed esco con cautela. Cerco subito un nascondiglio e osservo quello che c'è intorno a me.
Non vedo nessuno, ad un certo punto vedo una di quelle creature camminare in mezzo alla strada, zoppica trascinandosi un piede, la faccia e il corpo sono in decomposizione, i capelli sono pochi e dalla sua bocca provengono versi strozzati. 
Il mio cuore batte all'impazzata, se mi vede dovrò sparare e se sparo ne attirerò altri. L'unica soluzione è nascondersi.
Mi sposto e vado dietro la casa vicino alla mia. Non vedo più nessuno lungo la strada quindi decido di proseguire ma questa volta correndo.
Inizio a correre ma non forte, non voglio sprecare le mie energie.
Attraverso un ponte completamente deserto e giro tra delle macchine abbandonate per cercarne una funzionante e con le chiavi.
Finalmente ne trovo una nera. Salgo e giro le chiavi.
Sento dei versi da lontano, sembrava tutto troppo tranquillo, infatti li vedo correre verso di me dallo specchietto. La macchina si accende finalmente e premo sull'acceleratore senza starci tanto a pensare. Controllo e per fortuna la benzina è sufficiente. Li vedo correre dietro di me, man mano che vado avanti le loro figure si rmpiccioliscono e poi spariscono definitivamente.
Per poco...
Continuo e esco dalla città, mi mancherà sicuramente ma non ci sarei mai rimasta, nemmeno se non si fosse diffuso il virus. Avevo dei sogni. Volevo diventare regista, la cinematografia mi ha sempre appassionata come la sceneggiatura. Facevo parte del gruppo di teatro a scuola, mi sentivo bene sul palco. Riuscivo a tirare fuori il meglio di me. Sono sempre stata fiera di me stessa e mi sono sempre fatta coraggio. Anche nei momenti di difficoltà ho alzato la testa e sono andata comunque avanti affrontando tutto e tutti.  Sono sempre stata me stessa.

Apocalisse|| kthWhere stories live. Discover now