Capitolo 1 - Il primo giorno

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Era un fresco pomeriggio di inizio Settembre, ma per essere Londra faceva fin troppo caldo.
Una carrozza scura, trainata da due cavalli dal manto bruno, fece sfrigolare le sue ruote sul sentiero di ciottoli che portava all'ingresso della grande villa.

Una volta ferma, la portiera venne aperta dall'interno e ne uscì un uomo dall'aria stravagante: indossava un soprabito marrone pieno di tasche e dei pantaloni forse un po' troppo larghi per le sue gambe sottili. Aveva i capelli bianchi, quelli che restavano almeno, e due occhi chiari e vispi che guizzavano senza sosta pur di catturare ogni dettaglio della casa dove aveva trascorso la sua infanzia.

Una volta sceso a terra e ravviato il soprabito ingombrante, porse la mano destra all'altra figura che si apprestava a scendere dalla carrozza, un guanto azzurro tenue si poggiò sul suo palmo e l'uomo aiutò la giovane fanciulla a raggiungerlo sulla ghiaia.

-Grazie, zio Morís.- Disse guardandosi intorno ammirata -Questo posto è stupendo!-

-Lieto che ti piaccia, Charlot! D'altra parte passeremo qui un bel po' di tempo... La Commissione Scientifica mi ha chiesto una mano per un progetto abbastanza complesso...-

-Non mi hai ancora detto di cosa si tratta questa volta, zio...- Osservò Charlot.

-Purtroppo non lo so ancora nel dettaglio. Nella lettera hanno solo chiesto di presentarmi lì domattina per le dieci.- Rispose l'uomo.

La giovane tornò a guardare entusiasta la villa e l'enorme giardino.

-Credo che mi piacerà stare qui.- Asserì annuendo convinta.

Il giorno seguente, zio Morìs uscì di buon'ora, molto prima di quel che l'appuntamento avrebbe richiesto; ma aveva un'immensa voglia di tornare a passeggiare per le strade della sua amata città natale.

Charlot, invece, fu svegliata dalla governante: Clara. Una donna sulla sessantina dall'apparenza severa, sempre impassibile nei suoi abiti scuri e acconciature ordinate, ma per i pochi che la conoscevano a fondo, non era un segreto che sotto quella scorza dura si nascondesse un cuore premuroso. Aveva seguito i due in tutti i loro viaggi in giro per il mondo ed era stata al pari di una figura materna per la ragazza.

-Buon giorno, Stellina!-
Quello era diventato il nomignolo di Charlot da quando, a sei anni, durante uno dei loro primi soggiorni in India, aveva scoperto la sua passione per l'astronomia, così la sua balia aveva iniziato a chiamarla in quel modo come uno scherzo affettuoso, ma alla fine aveva continuato fino ai suoi attuali sedici anni.

-Buongiorno, Clara...- Rispose Charlot con la voce impastata dal sonno.

Quando aprì gli occhi si sentì spaesata per un momento. Il soffitto celeste, la luce opaca che filtrava dalle nuvole fuori dalla finestra, un letto a cui non era abituata... Le ci volle qualche istante per mettere insieme tutti quei dati e ricordarsi di essere in Inghilterra.

Avevano viaggiato settimane per tornare a casa; per tornare in quella che era stata la dimora della sua famiglia per generazioni, e che ora Charlot era determinata a rendere sua.
Una casa con la "C" maiuscola.

Era grata allo Zio Morìs per averla portata con sé durante i suoi viaggi di studio: aveva visitato luoghi, conosciuto persone e scoperto culture di cui probabilmente non avrebbe mai nemmeno sentito parlare a Londra, ma dopo tanto spostarsi l'idea di stabilirsi in un posto e mettere radici le dava una sensazione strana, piacevole, ma difficile da descrivere...

Soprattutto l'idea di essere tornata nella città in cui i suoi genitori avevano vissuto, dove si erano conosciuti e amati, le dava un bizzarro senso di sicurezza, la consapevolezza che quello era il posto a cui apparteneva.

Charlot e le Giubbe RosseМесто, где живут истории. Откройте их для себя