Capitolo 4 - La prima prova

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Appena arrivata a casa, Charlot si precipitò in soffitta.
Sapeva per certo che ci fossero dei bauli pieni degli oggetti personali dei suoi genitori, dopo tutto quella era stata la loro dimora per diversi anni, anche se non abbastanza perché Charlot potesse ricordarli con chiarezza. Erano morti entrambi di Tubercolosi quando lei aveva appena tre anni, motivo per cui era stata affidata alle cure dello zio.

La giovane si era addentrata nel polveroso e ampio sottotetto per cercare qualche abito giovanile del padre, approssimativamente della sua taglia. L'impresa risultò più ardua del previsto poiché la ragazza non aveva calcolato quante centinaia di scatole avrebbe dovuto controllare, ma alla fine riuscì a scovare un baule di legno che conteneva alcuni abiti che probabilmente erano appartenuti al papà quando era un ragazzo.
Sarebbe bastata un'aggiustatina alle maniche e sarebbero stati perfetti.
Pantaloni, bretelle, camicia, giacca e...
Manca ancora qualcosa...
Rovistò sul fondo del contenitore e trovò un berretto.
Questo è proprio quello che mi serviva, basterà raccogliere i capelli per bene e non togliermi mai il cappello.

Charlot raccolse il suo bottino e si fiondò nella sua stanza stando ben attenta che Clara non la vedesse. Sicuramente non avrebbe approvato...

Giunta in camera sua, dopo aver indossato i vecchi abiti del padre, prese un po' di cenere rimasta nel camino dalla sera precedente e la strisciò sulla pelle appena sotto il naso in modo tale da dare l'impressione di avere dei baffetti, che anche se poco accennati, avrebbero contibuito a rendere verosimile il suo travestimento, se non guardati da una distanza troppo ravvicinata, almeno...

Quando fu pronta davanti allo specchio le saltò subito all'occhio un banale dettaglio al quale non aveva pensato...

E queste come le spiego?
Si chiese guardandosi il petto.
Se avesse usato un cuscino per aumentare la pancia, rifletté, sarebbe stata impacciata nella corsa, ma di certo lasciando le cose così la sua farsa sarebbe durata ben poco...

D'un tratto, ecco l'idea.

Aveva letto in qualche romanzo, di cui non ricordava il nome, che la protagonista per fingersi un uomo aveva usato una fasciatura stretta che aveva coperto, letteralmente, il problema, e così fece anche Charlot.

Non ci volle molto prima che avesse sistemato i particolari e avesse assicurato con forcine e spille da balia cappello e fascia.
Scrisse un biglietto a Clara nel quale diceva che sarebbe arrivata per cena e lo lasciò su un piccolo tavolino nell'atrio.
Così sgusciò silenziosamente fuori e si ritrovò a correre lungo il loro viale per arrivare il prima possibile a...
Accidenti!
Dove sarebbero state le selezioni?
Ogni volta che risolveva un problema si imbatteva in uno ancora peggiore.

Non importa, ci proverò comunque... Se la loro base è stata distrutta, magari non faranno lì le selezioni, e dovranno pur avvisare i candidati su dove si terranno... Giusto?
Ci sperò.

Quando arrivò davanti alla scuola vide Richard Miller che parlottava fitto fitto con dei ragazzi, alcuni erano familiari, altri non credeva di averli mai visti...
Poco dopo il gruppo si mosse all'unisono verso sud-est e Charlot non dovette far altro che seguirli.

Dopo una camminata di circa un quarto d'ora si ritrovarono in una spianata appena fuori città dove c'erano già una decina di ragazzi, la giovane si appostò dietro uno dei radi alberi per capire se quello fosse effettivamente il luogo che cercava.
Ben presto si convinse di sì quando scorse fra la piccola folla altri dei suoi compagni di classe. Così si fece coraggio e si avvicinò.

-Ciao.- Esordì con la testa bassa tentando di risultare calma e abbassando di un tono la sua voce per renderla meno femminile. -Le selezioni sono qui giusto?-

Charlot e le Giubbe RosseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora