Capitolo 7 - Non c'è nessuna donzella indifesa qui

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Charlot salutó Luke, che le augurò buona fortuna, dopo di che si avviò verso la classe in modo da scusarsi con il Professor Fitzgerald prima che suonasse la campana, evitando che tutti i compagni assistessero alla scena.

Prima di svoltare l'angolo inspirò ed espirò profondamente per calmarsi e darsi un minimo di contegno.

Avanti Charlot, puoi farcela... Si disse.

Bussò alla porta con due tocchi leggeri e il Professore nemmeno si degnò di alzare lo sguardo dal libro che stava leggendo per vedere chi fosse. Si limitò ad un cenno del capo e a una smorfia infastidita.

Charlot avanzò ostentando un passo sicuro e una volta davanti alla cattedra si mise in attesa che Fitz le rivolgesse la sua attenzione.

Dopo minuti che le parvero interminabili, l'uomo alzò il volto e la guardò infastidito.
-Ah, sei tu... La Piccola Selvaggia...-
Esordì.

Charlot fece ricorso a tutto il suo autocontrollo per non rispondergli a tono e si sforzò di sorridere quasi come fosse stata una battuta divertente.

-Volevo porle le mie scuse per il mio comportamento di ieri, è stato inappropriato e me ne sono resa conto. Le dò la mia parola che non si ripeterà più.- Recitò con un tono che le parve convincente.

-E cosa le fa pensare che la sua parola valga qualcosa per il sottoscritto?- Rispose stizzito.

Charlot boccheggiò e tentò di improvvisare una risposta sensata, ma non ce ne fu bisogno...

-Garantisco io per lei.-
La ragazza e Fitz si voltarono all'unisono verso la porta.

Isaac Rivers, con la spalla sinistra mollemente poggiata allo stipite, guardava con sguardo sicuro l'uomo dietro la cattedra. Quasi a sfidarlo, nel mettere in dubbio la sua parola.

-Beh... In questo caso... Ma ricordati che alla sua prossima alzata di testa, perchè è solo questione di tempo, ne risponderai anche tu. Non mi importa chi sia tuo padre. Chiaro?- Replicò stizzito Fitz.

-Cristallino.- Rispose il giovane.
Detto ciò si congedò lanciando uno sguardo eloquente alla ragazza, alzando le sopracciglia in perfetto stile "Te lo avevo detto".

Charlot provò un misto di emozioni contrastanti in quei brevi momenti: stupore, inizialmente, condito con un pizzico di gratitudine che venne istantaneamente scacciato dalla sua indole orgogliosa.

Salutò cordialmente l'insegnante, anche se lo avrebbe rivisto da lì a pochi minuti, e si precipitò in corridoio pronta per rincorrere il giovane e chiedere spiegazioni.

Quello che la ragazza non sapeva è che Isaac la stava aspettando appena dietro lo stipite della porta e Charlot si morse un labbro per trattenere l'esclamazione di sorpresa e non dargli anche questa soddisfazione.

-Si può sapere che ti è preso?- Bisbigliò piccata.

-Non so di cosa tu stia parlando...- Rispose lui con un'espressione sornione stampata sul viso.

Charlot, con poca grazia, lo prese per la manica e lo trascinò per il corridoio per allontanarsi dalla portata d'orecchio del professore.

-Beh, se avevi tanta fretta di appartarti con il sottoscritto, avresti potuto dirlo subito...- Sussurrò suadente, con un tono pieno di sottintesi.

Al commento seguì un doloroso pugno sull'omero infertogli da una Charlot scandalizzata, ma la sua espressione sconcertata non aveva prezzo.

-Non fare il finto tonto, avevo espressamente rifiutato il tuo aiuto, me la so cavare benissimo da sola!-

Charlot e le Giubbe RosseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora