32. Sara odia le zanzare

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Sara odiava tutti gli insetti, ma in particolar modo le zanzare. Non le dava fastidio il prurito della puntura, ma sentir ronzare vicino al proprio orecchio quei mostriciattoli mentre cercava di dormire non le era sopportabile. Avrebbe voluto mettere uno scaccia-zanzare elettronico in camera, ma quell'hippie della sua coinquilina glielo aveva impedito. "Il sangue degli umani le serve per nutrire le uova" - diceva quella stupida animalista - "non possiamo uccidere una futura mamma".

Sara odiava la sua coinquilina tanto quanto le zanzare.

Accadde che, quella notte d'estate, Sara era da sola in casa, la sua coinquilina aveva finito di frequentare i corsi universitari di quel semestre ed era partita.

Sara era seduta sul letto a ripetere velocemente ciò che aveva studiato per l'esame del giorno dopo. Prese il cellulare e controllò l'ora, era mezzanotte, decise di prepararsi per andare a letto.

Andò in bagno e, mentre si lavava i denti, sentì la porta d'ingresso aprirsi.

"E' tornata la figlia dei fiori" - pensò. Andò a controllare, la porta era chiusa e non vide nessuno. Perlustrò tutte le stanze, ma non trovò nessuno.

Ritornò in camera da letto chiedendosi se avesse sentito male. Si lanciò sul letto e fissò il soffitto.

In quel momento la vide.

Una zanzara.

Una maledetta zanzara.

Lentamente prese il libro dell'esame e si mise in piedi sul letto, cercò di colpire la zanzara ma questa scappò via. Sara la perse di vista.

Decise che era troppo stanca per iniziare una caccia alla zanzara. Chiuse la porta della camera, aprì la finestra, spense la luce e si rimise a letto.

Chiuse gli occhi e ripeté nella mente il discorso che si era preparata nel caso di una domanda a piacere all'esame.

I suoi pensieri vennero interrotti da un ronzio. Un ronzio fastidioso, potente, che la fece sobbalzare. Accese la lampadina, ma non vide la zanzara. Spense la luce.

Nonostante il caldo, Sara decise d'immergersi completamente nelle coperte. La zanzara non si sarebbe avvicinata.

Stava per prendere finalmente sonno quando sentì degli strani rumori provenienti dalla porta della camera. Sembrava come se qualcuno stesse cercando di entrare.

Sara cominciò a tremare, rimase sotto le coperte finché il rumore non cessò.

Con un coraggio che sorprese anche lei, Sara accese la luce e andò ad aprire la porta.

Non vi era nessuno, si affacciò, controllò a sinistra e a destra, ma non c'era nessuno.

Chiuse la porta e tornò al letto, pensò che lo stress pre-esame la stesse facendo impazzire.

Spense la luce.

Di nuovo il ronzio.

Accese la lampadina, non vide nessuno, la spense.

Il ronzio si fece più forte.

Sara si nascose di nuovo sotto le coperte, ma fu inutile.

Sentì ancora il ronzio. Ancora più forte.

Cacciò un urlo, alzò di scatto le coperte e accese la luce della lampada.

Non vide alcuna zanzara, ma vide qualcosa che la spaventò ancora di più.

Il pomello della porta che si muoveva.

Sara rimase come paralizzata a guardare la porta che lentamente si apriva.

D'istinto spense la luce della lampada e si rimise sotto le coperte.

Sentì dei passi avvicinarsi al letto.

Cominciò a piangere, ad urlare.

Sentì che qualcuno si era seduto ai piedi del letto.

Sentì qualcosa attraversare le coperte e sentì un dolore atroce alla gamba.

Alzò con fatica le coperte e con le mani che le tremavano cercò di accendere la luce della lampada.

La sua gamba era intatta, vi era solo uno strano punto nero, si avvicinò per vedere meglio cosa fosse.

Una zanzara, una minuscola zanzara l'aveva appena punta.

Sara cercò di schiacciarla con la mano, ma l'insetto volò via. Si asciugò le lacrime e tornò a sdraiarsi. Lasciò la luce accesa, ma non riuscì a prendere sonno. Fissò il soffitto e pensò a quello che aveva sognato. I passi, il ronzio, la porta che si apriva.

La porta. Sara trasalì.

La porta era aperta. Chi l'aveva aperta?

Sentì di nuovo un dolore atroce alla gamba. La osservò.

Vide del sangue colare giù dal letto e con orrore si accorse che proveniva dalla sua gamba.

Cacciò un urlo, cercò di alzarsi ma non ci riuscì, il dolore era troppo forte.

Cercò per la stanza il cellulare e il suo sguardo incontrò quella di una donna.

Era pallida in viso, gli occhi erano spalancati, le labbra erano sporche di sangue e con un gesto lento si accarezzava il pancione.

Si avvicinò alla terrorizzata Sara e le sussurrò queste terribili parole all'orecchio:

"I miei piccoli hanno ancora fame"

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