40. Gemelli omozigoti

531 32 3
                                    

Ciao, sono M.

Ho 16 anni, vivo in un quartiere tranquillo, in una grande casa vicino ai campi.

Vivo con mia madre E, mio padre A e mio fratello gemello J.

Sono un ragazzo normale, non ho problemi in famiglia e non mi lamento della mia vita.

Mi piacciono molto i videogiochi e i film horror, che guardo ogni fine settimana con J.

Ho un buon rapporto con lui, litighiamo spesso ma facciamo pace subito.

Siamo gemelli omozigoti, quindi siamo uguali. Nemmeno nostra madre ci riconosce.

Se sta male uno, sta male l'altro.

Ultimamente c'è molta confusione in casa: stiamo per trasferirci.

Mia madre ci ha chiesto di aiutarla a mettere tutti gli oggetti in grossi scatoloni e di caricarli su un grosso furgone.

Io inscatolavo dei libri, mentre J mi guardava ridendo seduto sul divano.

"Aiutami, idiota!" gli dissi, senza mezzi termini.

Lui continuava a ridere, facendo di no con la testa.

"Mamma, J non mi aiuta! Digli qualcosa!"

Mia madre abbassò la testa, scuotendola leggermente.

I suoi occhi diventarono lucidi.

"Finiscila e fai quello che ti ho detto. Lascialo... dov'è."

Non feci caso alla sua reazione, e mi avvicinai a mio fratello, tirandogli un pugno.

"Sei inutile, aiutaci un po'!"

Lui continuava a ridere, fissandomi.

Iniziai a innervosirmi sul serio.

"IMBECILLE, ALZA IL TUO CULO E AIUTACI!"

Gli saltai sul collo e iniziai una zuffa davanti a nostra madre che iniziò a piangere, scappando di qua e di là cercando nostro padre.

E J rideva, divertito.

"Cos'hai da ridere, deficiente!?" gli arrivò un pugno sul naso, ma continuò a ridere.

Prima che un suo calcio potesse arrivarmi nello stomaco, arrivò mio padre correndo con mia madre piangente al seguito, che mi prese per i polsi e mi trascinò sul tavolo.

"Adesso basta."

"LASCIAMI ANDARE!" Mi dimenavo, comunque trattenuto da quelle braccia muscolose.

Sentii pungere sul polso, e mi addormentai.

Quando fui sveglio, ero legato su un tavolo in una stanza bianca.

I miei genitori erano nella stanza accanto, divisa da una porta di vetro semiaperta.

Sentivo il pianto appena percettibile di mia madre, e la voce di un altro uomo che parlava di traumi infantili legati a disturbi mentali, schizofrenia e via dicendo.

Stava leggendo la cartella clinica di qualcuno messo davvero male!

La porta si aprì, e ne uscì un uomo, dall'apparenza un dottore, sulla cinquantina.

"Da quando succede?" Guardò mio padre.

"Da 10 anni." Rispose lui, stringendo mia madre che singhiozzava.

Si avvicinò a me, mi guardò un po' ed esclamò:

-"Sai, vero, che 10 anni fa hai avuto un incidente?"

Risi. Non ho mai avuto incidenti, nella mia vita.

-"Siete stati ricoverati d'urgenza tu, tuo fratello e un altro vostro amico. Si chiamava T?"

"Non conosco nessun T." Dissi con una risatina isterica. La situazione mi stava innervosendo.

-"Sei stato in coma per mesi"

Risi ancora. Era uno scherzo, un brutto scherzo.

I miei genitori si allontanarono, chiudendo la porta.

-"M, tuo fratello non ha avuto la tua stessa fortuna..."

Non gli diedi retta, stavo guardando J che rideva imitando quello che diceva, facendo ciondolare la sua esilarante mascella spaccata a metà, attaccata per un filo di carne.

Brevi Storie Horror e CreepypastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora