42. Skrik

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Mi ricordo benissimo, era l'estate del 1893. Una serata piacevole, con il bel tempo, insieme a due amici all'ora del tramonto. Cosa mai sarebbe potuto succedere?

Non l'avrei mai immaginato.

Un momento prima, i miei amici ed il ponte di Nordstrand, con la sua incantevole vista del fiordo.

Poi il sole calò e si immerse nel mare del Nord, dando inizio a quel che doveva essere un meraviglioso tramonto sui fiordi norvegesi. Da lì il mio Inferno cominciò.

Vene rosse, linee di sangue, mentre l'astro affondava nell'acqua dando loro fonte, s'espansero a vista d'occhio, coprendo minacciose il fiordo, prima erano lontane, poi si diffusero, rapide, arrivando sino al cielo, rendendo tutto il mio mondo vermiglio.

Sangue e linee di fuoco si sovrapposero a tutti i colori dominanti e vidi solo tinte violente attorno a me, vorticare ed aggredire il paesaggio, come una terribile apocalisse.

Mi voltai verso i miei amici lasciati indietro, e con crescente orrore notai che erano divenuti ombre, null'altro che ombre deformi e copie sbiadite di ciò che erano un secondo prima.

Non potei fissarle ancora avanzare verso di me e mi voltai per non guardare, né loro, né l'Inferno attorno a me.

Ed urlai. Con tutto il fiato che avevo in corpo, spalancai la mia bocca fino a farmi male, fino a che il mio volto non s'allungò abnormemente.

La mia bocca, le mie orbite stesse si deformarono.

Il mio cranio stesso cambiò forma.

Ma continuai ad urlare, URLARE.

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