Capitolo 9.

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"A proposito di cosa? Riguarda quello che è successo stamattina a casa?"

Lui scuote la testa, continuando a guardare fuori. Sospira nuovamente, serrando la mascella.

"Riguarda Jared?" Esito un po' nel domandarglielo, visti i toni assunti la scorsa sera.

Inaspettatamente, nonna irrompe nella stanza. Ci avvisa del fatto che all'orizzonte si stanno formando un paio di nuvoloni scuri e che, se vogliamo andare alla capanna, dobbiamo farlo alla svelta.

Ero talmente assorta nella bellezza del paesaggio e dalle memorie da non essermene accorta.

Annuiamo e seguiamo il suo consiglio. Nel breve tragitto che siamo costretti a percorrere in macchina visto il peso degli scatoloni, né io né mio fratello emettiamo un fiato. Aaron accosta proprio a fianco della casetta, poi si preoccupa di portare tutto all'interno. Scendo velocemente e mi fiondo a rimuovere il grande telo che protegge la costruzione dalle intemperie. Sotto di esso sbuca, a poco a poco, il tetto di legno blu scolorito. Apriamo la piccola porticina dalla maniglia un po' usurata e ci pieghiamo a quarantacinque gradi per non sbattere la testa. Prendiamo posto sulle piccole seggiole che si ergono dal pavimento, proprio sotto una piccolissima finestra che dà sul bosco. Ogni oggetto costruito qui dentro è parte integrante della capanna, pertanto non può essere riposizionato a nostro piacimento. Papà ha fatto un lavoro meraviglioso, intagliando e modellando grandi assi di legno per creare così due seggiole, un piccolo tavolo al centro dove poter fare i compiti e tre piccoli ripiani per riporci i giocattoli. Il tutto in formato mignon. Un tempo Aaron si vantava di riuscire a toccare il tetto con una mano, mentre ora riesce tranquillamente a sfiorarlo con la testa, da seduto.

Gli sorrido malinconica e complice, accennando un cenno del capo verso le grosse scatole all'entrata. Una volta aperte troviamo un'infinità di libri e quaderni; sono tutti colorati e un po' consumati ai lati, con un adesivo sul davanti ad indicarne la materia. Insieme ad essi troviamo i diari annuali ed immediatamente parte la sfida a chi prendeva i voti più alti.

"Eri proprio una capra in geografia, venivi sempre a rompermi le scatole perché ti facessi i compiti." Intima lui.

"Senti chi parla, tu facevi schifo in francese e mi obbligavi ad aiutarti, benché non l'avessi ancora studiato!" Rispondo in maniera altrettanto ironica.

"Sei sempre stata la più secchiona fra i due, sapevo che mi avresti comunque potuto aiutare. E poi, a causa mia, sei arrivata alle superiori sapendo già il francese!" Mi pizzica un braccio, allungando una mano dall'altra parte del tavolo.

"È vero, ma verso i diciassette anni ti sei dato una svegliata! Hai cominciato a portare a casa un sacco di bei voti."

Aaron diventa immediatamente cupo nell'udire le mie parole. Sfoglia velocemente le pagine del suo diario delle medie, senza prestare troppa attenzione al contenuto. Il suo comportamento suscita in me una miriade di domande la cui unica risposta è ancora radicata nei suoi misteriosi pensieri. Esse si mischiano agli avvenimenti nel corso degli anni: i suoi modi schivi, il cambio repentino di personalità e di condotta scolastica. Sono quasi convinta ci sia un nesso in tutto ciò.

"Volevo uscire dal liceo con un buon punteggio e se avessi continuato a fare lo sbruffone non mi sarebbe stato possibile." Si limita a concludere velocemente.

Intanto, in lontananza, spuntano lampi sempre più articolati e il suono dei tuoni comincia a riecheggiare prepotente.

"Di che cosa volevi parlarmi, prima?" Esordisco all'improvviso.

Aaron chiude il suo diario e si posiziona meglio sulla seggiola, dopo essersi schiarito la voce. Poggia le braccia sul tavolo, intreccia le proprie mani e le fissa intensamente, come a voler evitare categoricamente il mio sguardo.

„ After the deal "Where stories live. Discover now