Capitolo 5

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Il giorno tanto atteso, ma non in modo positivo, arrivò e travolse tutti gli studenti che ancora non erano pronti per lasciare il comodo ozio e la completa libertà dei tre mesi estivi

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Il giorno tanto atteso, ma non in modo positivo, arrivò e travolse tutti gli studenti che ancora non erano pronti per lasciare il comodo ozio e la completa libertà dei tre mesi estivi.

Ero ancora nel letto, in quel fantastico dormiveglia a rigirarmi tra il lino fresco. Non ero ancora pronta per alzarmi e credevo davvero che non l'avrei mai fatto, se non fosse per un rumore assordante e un lancinante colpo allo stomaco. Mi piegai in due per il dolore e tossii a malapena, sbarrando gli occhi successivamente.

«Capra, svegliati se vuoi venire a scuola con me», disse mio fratello, o almeno era quello che sembrava aver borbottato, dopo avermi tirato una sonora pacca sulla pancia.

Detestava condividere con me quei minuti scarsi nel tragitto da casa a scuola, in completa solitudine e silenzio, ma la cosa ovviamente era reciproca. Di solito evitavamo di parlare in quella circostanza, non solo perché non volessimo, ma anche per il semplice fatto che eravamo ancora troppo rincoglioniti per litigare la mattina.

Non risposi al suo insulto, ancora non avevo la forza di spiccicare parola e guardai l'orario sul telefono. Quando mi resi conto che avevo solamente dieci minuti per prepararmi mi maledissi da sola per non aver impostato la sveglia il giorno prima. Grugnii qualcosa di incomprensibile e mi alzai a fatica, lamentandomi con versi mugugnati a labbra chiuse e facendo smorfie da film horror.

Mi feci una doccia veloce e lavai i denti con una tale fretta da rompere quasi le setole dello spazzolino. Indossai un jeans nero a vita alta e una maglietta a maniche corte degli AC/DC, che avevo comprato a un mercatino a Hollywood. Converse nere, zaino in spalla e via al piano di sotto per infilare qualcosa sotto i denti e non uscire a digiuno.

«Ti muovi?» mi spronò Zack, fermo sull'uscio di casa. Almeno in quell'anno in cui non c'ero stata, il suo guardaroba era migliorato e per fortuna indossava solo una camicia bianca e dei pantaloni scuri, al posto di abiti neri da ragazzino dark.

«Da quanto in qua hai tanta fretta?»

Alzò gli occhi al cielo e sbuffò a bocca aperta, dimostrandomi tutto il suo disappunto, mentre mi guardava prendere un waffle dal mucchio e salutare i miei.

Si sistemò con cura i capelli, impaziente di uscire.

«Dio mio, ma che ti sei messo addosso?» gli domandai non appena passai al suo fianco per uscire, venendo investita dalla sua acqua di colonia "accalappia femmine", o così credeva lui.

«Ma stai zitta e muovi quel culo!» mi incalzò lui, dandomi una spinta per farmi sbrigare.

Sul vialetto incontrai Layla che giocava con una pallina rossa e appena ci vide venne verso di noi. Mi dispiaceva ogni volta che dovevo uscire e lei non poteva venire con me, dovendole anche chiudere in faccia il cancelletto. Iniziò ad abbaiare e scodinzolare come era suo solito e prima che Zack mi tirasse il braccio riuscii a farle una carezza sulla sua morbida testa.

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