Capitolo 26

11.9K 557 118
                                    

«Assolutamente no!» gli urlai contro, salendo le scale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Assolutamente no!» gli urlai contro, salendo le scale. «Avete rotto con queste cose!»

«Invece tu ci vieni, ti fai carina per quel che puoi e ti stai anche zitta, hai capito signorina?» ribatté mia madre, furibonda. «E poi attenta a quel che dici!»

Come al solito eravamo alle prese con una discussione per il fatto che io odiassi andare alle cene, o qualsiasi altra cosa, che organizzavano quei ricchi spilorci dei suoi amici, alle quali lei voleva assolutamente portami.

Perché doveva mettere in mostra tutta la sua bella famigliola, quando invece all'interno eravamo marci? E perché dovevamo ostentare qualcosa che in realtà non avevamo? Forse l'avevamo un tempo, ma ormai era finito, talmente lontano che quasi non lo ricordavo.

«Non fare sempre le solite storie, ci vieni. Punto e basta!» Mi passò una busta in malo modo e con forza, guardandomi acida.

Ormai la mia cara e dolce mamma che cucinava i biscotti era stata sostituita dalla sua vera forma, ma del resto era solo questione di tempo prima che accadesse. Riusciva a farmi venire il voltastomaco per quanto fosse falsa e conforme alla massa.

«Quanto sei patetica! Credi davvero che andare alle feste, tutti insieme e abbinati, basti per sistemare le nostre questioni familiari?!» le sputai contro tutto quello, ma sapevo che a poco sarebbe servito, visto che la verità da quelle parti era poco ben vista.

Zack era appoggiato allo stipite della porta della sua camera, probabilmente sentendo tutto quel baccano, voleva vedere cosa stesse succedendo, non che avesse intenzione di difendermi, semmai il contrario. Sapevo che anche lui odiava andare alle feste degli amici, mettersi la cravatta e sorridere a tutti, ma avrebbe subito tutto quello pur di venire contro di me.

Gli passai accanto e non lo guardai, non ebbi il coraggio. Era come una presenza che volevo dimenticare e sperai che ignorandola a poco a poco se ne sarebbe andata. Ma sapevo benissimo che non sarebbe successo, anzi era sempre lì, più in agguato di prima, dato che ormai sapevo cosa era in grado di fare. Cercai di non far vagare oltre la mia mente, immaginando dove si sarebbe potuta spingere.

Entrai nella mia stanza avvilita, sbattendo la porta dietro di me e chiudendo a chiave. Sentii mia madre urlarmi ancora qualcosa contro e sbuffai. Li volevo tutti lontano da me e dalla mia vita, anche se in quel momento non avevo fatto altro che allontanare l'unica persona che invece volevo ne facesse parte.

Layla era lì, si accostò a me come se sapesse a cosa stessi passando e volesse confortarmi.

«Almeno ci sei tu». La accarezzai, non stancandomi mai della morbidezza del suo pelo color champagne.

Sospirai e dopo un po' aprii la busta che mia madre mi aveva letteralmente buttato addosso. C'era un vestito rosso bordeaux, era semplice ed elegante. Feci una smorfia, odiavo il fatto che conoscesse i miei gusti.

Rassegnata andai a farmi una doccia, quella giornata era iniziata male e sarebbe finita anche peggio.

La mattina a scuola ero stata completamente sola, non volevo stare con nessuno, anche se in effetti non avevo nessuno, e stare con gli amici di Alan mi sembrava strano, visto che li avevo conosciuti solo grazie a lui. Così me ne stavo in disparte, lasciando che la vita andasse avanti, dato che non potevo tornare indietro nel tempo. Il pomeriggio non avevo fatto altro che studiare, portandomi avanti con il programma. In effetti sarebbe potuta andare peggio, ma il mio umore era a dir poco pessimo.

Chains Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora