Capitolo 1

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 *perdonatemi se la scrittura non è quella alla quale siete abituati, ma questa è una storia vecchia e per quanto possa rileggerlo non riesco proprio a cambiare tutto e a migliorarlo

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*perdonatemi se la scrittura non è quella alla quale siete abituati, ma questa è una storia vecchia e per quanto possa rileggerlo non riesco proprio a cambiare tutto e a migliorarlo. L'ho scritta sempre quando avevo 16/17 anni*

L'asfalto sembrava ardere per quanto il sole di inizio settembre picchiasse. Nonostante ci fosse una leggera brezza fresca che entrava dal finestrino tirato giù, in Texas era ancora estate.

Osservai scorrere quella miscela di bitume scuro mischiato alla ghiaia, ricoperto dalle strisce bianche tratteggiate che dividevano la strada e che sembravano crearne una sola per quanto la macchina andasse veloce. La fastidiosa musica che l'autista teneva ad alto volume non faceva altro che far aumentare la mia emicrania, iniziata nello stesso momento in cui avevo realizzato che presto sarei dovuta ritornare in quel misero posto chiamato casa.

Lì tutto era mediocre. Una città mediocre, abitata da persone mediocri, che facevano lavori mediocri, vivendo solamente una vita mediocre. Odiavo tutto di quel posto a partire proprio da quelle carcasse ambulanti e inutili che vagabondavano sulla terra senza uno scopo ben definito, comunemente chiamate persone, fino ad arrivare alle strade, alle case, persino agli alberi... avevo già detto le persone?

C'era sempre stato un senso di falsità nell'aria.

Quel paesino mi stava stretto, era troppo piccolo per me, come lo era la mentalità arcaica della gente del posto, banali, che non sapevano far altro che spettegolare e mettere in giro false voci, rischiando così di rovinare anche la reputazione di una persona che si era solamente trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Per di più ogni angolo era intriso di ricordi che avrei preferito dimenticare e tornare lì era come aprire una vecchia ferita e lasciarla sanguinare di nuovo, senza fare nulla per curarla. Rivedere luoghi che un tempo chiamavo casa era come riscrivere capitoli di una storia che avrei voluto solo cancellare.

Un senso di oppressione pesò sulle mie spalle e attorno il mio collo come un fardello irremovibile. Tutto mi sembrò soffocante.

Eppure ero lì, immersa in un mondo che già sembrava cospirare contro di me.

Solo il pensiero mi mandava in bestia e il fatto che avrei dovuto passarci un altro anno mi terrorizzava.

Finito il liceo sarei ritornata a Hollywood, nella quale ero appena stata per uno stage, e probabilmente da lì avrei iniziato a viaggiare per il mondo come uno spirito libero, lontana da quella piccola città, che da sempre era stata una gabbia. Non sapevo ancora con quali mezzi, ma il portafoglio di papà sarebbe dovuto esser generoso ancora una volta.

Intanto però ero confinata lì, oppressa dall'ignoranza di quella popolazione arretrata. Sperai solo che qualcosa fosse cambiato da un anno a quella parte, ma avevo i miei dubbi.

Il tassista, che aveva preso a cantare senza ritegno, uscì dalla superstrada e dopo un centinaio di metri vidi il vecchio cartello ammaccato darmi il benvenuto nella città di Aroundsville, abitata da 9˙953 persone.

ChainsWhere stories live. Discover now