Capitolo 32

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Ero nella confusione più totale

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Ero nella confusione più totale. Il susseguirsi di avvenimenti ed emozioni mi avevano del tutto destabilizzata. Era troppo per me e mi sentivo più sola che mai. Lontana dalle cure dei miei genitori, di mio fratello, del mio migliore amico e ormai tutti sembravano guardarmi con occhi diversi, ma del resto lo avevano sempre fatto.

Ero sopraffatta da ogni cosa. Volevo solamente disperdermi come il fumo di una sigaretta nell'aria, espirato dalla bocca di qualcuno come a voler mandare via qualcosa di nocivo, senza tener troppo conto che prima era dentro di lui a corroderlo.

Mi cullavo nel desiderio e nel sogno di poter lasciare tutto alle spalle, assaporandolo solo con la mia mente, mentre ero sul letto della mia stanza, sperando di ritornare in California, dove tutto era così gioioso e luminoso.

Ogni tanto parlavo con i miei amici holliwoodiani, ma per quanto stessi bene con loro, non ero riuscita a creare quel legame indissolubile che avevo con Alan.

Mi sarebbe piaciuto provare qualcosa in più, qualcosa che mi facesse battere il cuore, come tanto tempo prima, qualcosa che mi facesse sentire viva.

Stando in quella casa, non facevano altro che buttare acqua sulla mia flebile fiamma, troppo debole per appigliarsi a qualcos'altro. La mia famiglia sembrava non volermi, come se il loro equilibrio fosse stato spezzato dal mio ritorno. Stavano bene senza di me. Non ricevevo un briciolo di affetto o attenzione, solo quando servivo per i loro scopi e, nel caso di mio fratello, per trovare qualcuno su cui scaricare tutta la sua rabbia.

Non avevo ancora scoperto cosa avesse, ma non era difficile capire quanto fosse deluso e ferito da qualche mio comportamento.

Volevo solo sentirmi per qualche momento viva. Era così tanto da chiedere? Sapevo che la sofferenza fosse un buon modo per misurare il fatto che lo fossi effettivamente, altrimenti sarebbe stato tutto un sogno. Un sogno a occhi aperti, con l'assenza del dolore.

Ma volevo di più, non si poteva vivere di sola tristezza.

Lo scatto di adrenalina che avevo avuto nel momento stesso in cui avevo sbattuto Crystal sul pavimento e le avevo staccato i capelli, era riuscito a farmi sentire qualcosa e ne desideravo di più. Eppure, per quanto mi sarebbe piaciuto, non potevo andare in giro a picchiare le persone che mi stessero antipatiche. Dovevo trovare altro, ma cosa?

Layla era stesa affianco a me e giocava con la mia mano, che si muoveva per non farsi prendere dai denti di quell'ammasso di peli.

Almeno avevo lei con me e non si stancava mai della mia presenza. Era sempre lì che ascoltava tutto il mio farneticare sui problemi o questioni di altro tipo. Ma ovviamente non poteva colmare quei vuoti che si erano formati con il tempo, per colpa delle persone che credevo fossero importanti nella mia vita.

Eppure desideravo bastare a me stessa, solo io, ma nessuno voleva stare veramente in solitudine, tormentato dai propri pensieri e seguito sempre dai problemi, alcuni irrisolvibili senza aiuto.

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