·•Vuoto•·

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Era tutto così buio e vuoto. Gli sembrava quasi che nessun oggetto avesse un colore, che le persone ormai non avessero nemmeno un'anima. Tutto era vuoto. Come la luce nei suoi occhi marroni, che ormai stava svanendo. Aveva dimenticato il significato della parola "amici" o "divertimento", ormai non contava più nulla. Era come se vivesse una vita constantemente coperta da un cielo grigio, sempre sul procinto di cedere e lasciarsi andare ad un lungo pianto che avrebbe poi bagnato ogni strada, rendendo la giornata di chiunque malinconica e cupa. Aveva anche cominciato ad odiare ogni tipo di essere vivente esistente, da i suoi compagni di scuola, che ormai non vedeva mai dato che aveva lasciato la scuola, a suo padre e addirittura odiava anche se stesso. Forse, era la persona che odiava di più di tutte. Aveva l'insolita abitudine di non guardarsi allo specchio, ogni oggetto che potesse riflettere la sua immagine non era presente in quella casa. E pensare che prima era così diverso. Spesso tornava con la mente a quei giorni, quando la sua vita era colma di mille colori, ed era solito sorridere, azione che adesso riteneva difficile da svolgere, non più spontanea. Da bimbo infatti, era un dolcissimo ragazzino, con una normale famiglia, ed una felicissima vita. Si rivedeva, in quelle tiepide giornate di primavera, a giocare nel giardino che casa sua aveva nel retro. Era il suo luogo preferito e passava la maggiorparte del tempo insieme a sua madre. Una bellissima donna, alta con lunghi capelli marroni e le lentiggini, caratteristica che lui stesso ha ereditato. La donna, teneva in particolare modo a quel giardino, difatti mentre il suo bambino spensierato correva immaginandosi in qualche tipo di mondo ultraterreno, lei era solita curare le piantine lì presenti. Il suo albero preferito era l'enorme ciliegio che spiccava all'angolo del prato, e che di primavera si ricopriva di tutti quei bellissimi fiori rosa, di cui petali, quando soffiava il vento, si divertivano a cadere e ricoprire tutto il prato del loro caldo colore. Tadashi spesso si sdraiava lungo il prato con accanto la madre, ad ammirare la natura, che tanto la donna amava. Altre volte lui si sedeva in braccio a lei e si addormentava cullato dal calore e dal fruscio del vento, nel mentre che affondava il viso nei lunghissimi capelli della madre che, quasi sempre avevano un odore di ciliegia anch'essi.
Il destino, però, decise di dare una svolta alla vita del ragazzo, e di stravolgerla completamente. Questo stabilì che la madre dovette ammalarsi di una malattia terminale che l'avrebbe accompagnata per i due mesi a seguire, prima di lasciarla andare completamente. Per Tadashi fu uno shock terribile. Molte volte si metteva davanti la finestra che dava sul giardino sperando di vedere la donna ad annusare i fiori dell'albero. Ma ogni volta non c'era nessuno. Inizialmente era furioso con lei perché lo aveva abbandonato senza dare alcun preavviso. Come una soffiata di vento, che l'aveva presa e non l'avrebbe riportata mai più indietro. Un pensiero davvero inconcepibile per un bambino. Un giorno mentre si metteva a guardare come al solito il giardino, notò che sia le piante che l'albero stavano cominciando ad appassire. Subito corse fuori nel luogo dove da tempo non metteva più piede, e decise di annaffiarle. Credeva che se le piante vivessero ancora, allora lei sarebbe tornata, tornata ad accarezzarle e curarle. Evitava di farsi vedere dal padre che, da quando la moglie era morta, aveva cominciato a fare uso sproporzionato di alcolici e a diventare sempre più violento nei modi di fare, soprattutto con il figlio, se non solo con lui. Peccato che una volta lui beccò suo figlio, e dopo averlo picchiato, decise di tagliare qualsiasi tipo di vegetale che stava lì. Pianse, non ebbe mai pianto così tanto. Il padre nel mentre urlava che lei non sarebbe mai tornata e che tutto quello era inutile. Il suo sguardo era annebbiato, spinto dall'alcol e dalla depressione. Anche quel giardino diventò grigio. All'alba dei suoi 17 anni Yamaguchi Tadashi, aveva ancora l'usanza di fermarsi ad osservare tutto ciò che era stato e ciò che non sarà mai più. Ogni foto, video, ritratto qualsiasi cosa che avesse a che fare con la madre era scomparso. Come la sua felicità, come la sua vita felice e spensierata, come i suoi sorrisi. Come il suo tutto, che divenne...vuoto.

𝐃𝐞𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞🌸||𝘛𝘴𝘶𝘬𝘬𝘪𝘺𝘢𝘮𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora