20º cap.)

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BROOK'S POV:

È strano.

Non piango, non rido nemmeno.

Resto immobile, la sua mano nella mia.

Lo guardo.

Lui ha gli occhi chiusi, ma mi tiene stretta la mano.

È appena accaduto ciò che stavo aspettando da mesi, ed è avvenuto in pochi secondi.

"Zayn?" Lo chiamo a bassa voce, scuotendogli leggermente la mano.

Ho paura di essermi immaginato tutto, davvero. E nel caso sia così, chiamandolo silenziosamente non do troppo l'impressione di essere una visionaria.

Ma non ho immaginato niente, apro gli occhi, finalmente, e mi rivolge il suo sguardo stanco.

I suoi occhi scuri mi scrutano lentamente il viso, e sento la cute bruciare sotto un calore sinistramente familiare che avevo scordato.

Sento le ferite che mi portavo nel cuore, almeno in parte, rimarginarsi, lasciando però aperta e sanguinante quella provocata da Harry.

Non dalla rottura con Harry, sia chiaro, ma dalla pugnalata che mi ha inflitto mostrandosi a me come il guidatore dell'auto che più di sei mesi prima aveva investito Zayn.

L'aggeggio che mostra il battito cardiaco, sono troppo confusa per ricordarne il nome, emette un lungo e stridulo "beep".

Entra correndo goffamente una persona che non è affatto la dottoressa O'Brian faccia da topo.

È ben più in carne e forse l'ho adocchiata solo un paio di volte, se non una soltanto.

Mi dice di allontanarmi, e mi alzo con scarso equilibrio dalla sediolina, sono in una sorta di stato di trans.

Alzandomi faccio sollevare anche il braccio di Zayn, che non lascia la presa, per quanto flaccida sia.

È la dottoressa sconosciuta ad abbassare il suo braccio e a rompere bruscamente quel tocco magico.

Arrivo alla porta e butto indietro l'occhio, lo vedo reagire flebilmente agli stimoli della dottoressa.

È come se una parte di me, non so dire se materiale o morale, sia improvvisamente rinsavita.

Guarita dalla malattia terminale che provocava l'astinenza d'amore.

E non sono in grado di spiegare a parole la gioia incommensurabile che mi è esplosa nel petto quando uscendo dalla stanza lo vedo cercare il mio sguardo, sottraendosi alle attenzioni della donna grassoccia al suo fianco.

Quest'ultima mi fa poi segno di uscire e sembra anche stizzita e vagamente irritata dalla mia presenza.

Esco titubante, come se lasciando la camera lasciassi una parte di me incustodita, quella parte di me che per mesi e mesi ignoravo mi appartenesse.

Lui appartiene a me, io a lui.

E per quanto possa suonare schifosamente possessivo come pensiero, è semplicemente vero.

Chiudendomi la porta alle spalle vedo Niall che senza dire una sola parola mi comunica una serie interminabile di domande semplicemente guardando con occhi spiritati prima me e poi la porta chiusa dietro di me.

Lo fisso nei suoi occhi blu leggermente inclinati verso il basso, che lo rendono involontariamente tenero.

Sorrido ampiamente e la vista mi si  appanna, mi getto tra le sue braccia e piango, con le labbra tirate in un indelebile sorriso.

Belonging || Zayn MalikМесто, где живут истории. Откройте их для себя