14 - the Jabberwock, with eyes of flame,

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(4 mesi prima)

- Megumi! -

Ah, giusto.
Ecco come mi chiamavo.
Buffo che lui lo sappia, dato che è un nome che mi sono data da sola.
Gliel'avrà detto la mamma?

- Non ci posso credere... Sei davvero tu, Megumi? -

- Sì, sono io... Papà. -

Rispondo sorridendo.
È la prima volta che sentiamo le rispettive voci e tecnicamente lui dovrebbe essere convinto, come anche tutti gli altri, che io sia morta. Eppure in qualche modo è riuscito a riconoscermi subito.

- Te l'ha dato la mamma questo numero, vero? -

- Sì. -

Rispondo mentre mi attorciglio distrattamente intorno al dito il filo che collega la cornetta del telefono al resto dell'apparecchio.

Non è stato difficile trovare il biglietto con su scritto il suo numero di telefono di mio padre, si trovava proprio dove ricordavo: in una delle tasche dei vestiti che indossavo quel giorno, che ho trovato invece all'interno di scatola, in fondo a quello che presumo sia l'armadio del Dodo.
Dovrei proprio ringraziarlo per averli conservati.
Lo farò non appena ci rivedremo.

- Papà... Cos'è successo? -

- Che intendi dire? -

- La mamma, il direttore, i miei amici... Cos'è successo a tutti loro mentre dormivo? -

Chiedo stringendo sempre con più forza la cornetta.

Nella mano sinistra invece ho un giornale, trovato sempre in camera del Dodo.
In prima pagina c'è un articolo sul Wonderland, sormontato da due foto raffiguranti mia madre e il direttore, l'una mentre viene fatta entrare all'interno dell'auto della polizia con le manette ai polsi e l'altro mentre viene portato su una barella all'interno di un'ambulanza.

- È una lunga storia... - Lo sento sospirare. - E adesso a dire il vero mi trovo a lavoro, quindi purtroppo non ho molto tempo da dedicarti. Ci possiamo incontrare? -

La sua voce trema leggermente.
Immagino che debba essere una bella emozione per un padre scoprire che la figlia morta non sia poi così morta, anche se in realtà questa sarà la prima volta che ci vediamo.

- Certo! -

Rispondo allora energicamente.

Mi chiede dove mi trovi.
Gli rispondo che non ne ho la più pallida idea.
Poi però mi viene in mente una cosa e gli chiedo di aspettare un momento.
Così corro fino all'ingresso e frugo nella cassetta della posta.
Butto via la pubblicità e prendo la prima lettera che trovo, senza neanche guardare di cosa si tratti.
Quindi torno al telefono e gli detto l'indirizzo che c'è scritto sopra.
Mi promette che arriverà in mattinata, quindi attacca.

Le cose stanno andando meglio di quanto potessi mai immaginare...
Ma adesso? Cosa potrei fare?
Sarà mezzanotte passata, ma di sonno non ne ho neanche un po'.
Direi che ho dormito fin troppo.

Così mi metto a girovagare per la casa.
È un vero macello.
In particolare la cucina.
Il tavolo è pieno di intrugli, strane boccette e medicinali.
Cosa diamine hai combinato, Dodo?

Frugando nelle credenze riesco a trovare un pacco di biscotti, così decido di portarmelo dietro mentre continuo con la mia esplorazione.

Ci sono tre camere da letto.

Una ha un letto matrimoniale, quindi immagino che fosse appartenuta all'uomo che ho visto nelle foto sparse in giro per la casa e a sua moglie, anche se lei credo che sia morta già da tempo o che abbiano divorziato, dato che compare solo in poche foto, quando i figli erano ancora molto piccoli.
Poi però noto anche altri tre letti, posizionati l'uno di fianco all'altro, sicuramente appartenuti ai tre bambini che ho visto in alcune delle foto più recenti.

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