Capitolo 5. Alla Corte dello Zar

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Ho sempre immaginato la Russia nei migliore dei modi, le cattedrali, le città, i palazzi, i fiumi e le belle campagne, ma non avrei mai immaginato di chiederci asilo e protezione.

Mia madre naturale conosceva per filo e per segno questo paese, era anche amica dello Zar stesso, Alessandro III.

Scendemmo dal treno. I miei amici vestiti da damerini e io con un vestito da ragazza di buona famiglia. Ci guardammo intorno. Non era come già altri paesi. Era rustica e bellissima.

Per fortuna le carrozze c'erano, e ne prendemmo una per il palazzo reale.

Fummo fermati davanti al portone da delle guardie.

- Vi ne mozite zacodiť (non potete entrare in russo)- fece uno

- U nas vztrecia s Zarem. Ia Irene Adler (Abbiamo un'udienza con lo Zar. Sono Irene Adler)-

- Ah izveztnie inostranzi. Zdite zdes (Ah i famosi stranieri. Aspettate qui)

E una guardia entrò all'interno lasciandoci fuori.

- Sai parlare il russo? Ci faranno entrare?- domandò stupito Arsené

- Sì ci faranno entrare dobbiamo solo aspettare qui-

Dopo poco la guardia di prima sbuca dal portone e ci fa cenno di seguirlo.

I corridoi erano bellissimi e ci potevi stare per ore solo per ammirarne un solo quadro. Le pareti erano colorate di colori mozzafiato, le cornici dei ritratti della famiglia reale erano dorate proprio come le porte intagliate in infiniti ghirigori.

Arsené guardava tutto a bocca aperta girando la testa da tutte le parti, che da parte mia non so come non si sia guadagnato un bel torcicollo. Sherlock, invece aveva la sua solita aria non interessata, da uno che ne aveva vista di cose ancora più grandiose, ma io ero sicura che dentro di sé stava esultando come il nostro amico francese.

Ci fecero entrare in una stanza enorme ancora più sfarzosa dei corridoi che avevamo appena attraversato, e in quel momento pensai il concetto di "ricchezza" che avevo in mente era mooolto lontano da quello che vidi quel giorno. Dopo pochi minuti nel salone, che presumo fosse per le conferenze, entrò un uomo vestito in bianco e regalmente, con una barba che evidenziava i suoi tratti sloveni, accompagnato da un bambino sui 10 anni giù di lì. Capii subito chi erano: lo Zar e suo figlio maggiore, l' erede al trono.

Mi inchinai dinanzi a lui seguita da Holmes e Lupin, che come sempre non capì al volo la cosa.

- Non dovete inchinarvi Maria, dopotutto siamo tutti e due siamo di sangue Reale- disse Alessandro III sorridendomi e poggiandomi una mano sulla spalla

Vidi nei suoi occhi un attimo di esitazione quando vide alle mie spalle i miei amici e l'assenza di mia madre.

- Mia madre non è potuta raggiungerci, invece questi sono i miei più stretti amici Arsené Lupin e Sherlock Holmes- mi affrettai a spiegare

Lui annuì e ci chiamò un suo aiutante che ci fece accompagnare nelle nostre stanze.

- Un po' strano lo Zar! Se ne è andato senza salutarci- sbuffó Arsené

- Appunto, lui è lo Zar, quindi non aveva l'obbligo di dirti 'ciao ciao' carissimo mio Lupin- brontoló Sherlock

È così inizio un piccolo battibecco fra i due, e io fui costretta a dividerli.

- Smettetela immediatamente! Siamo a Palazzo!-

Mimarono con la bocca tutti e due un scusa con la bocca e continuammo a camminare in silenzio, finché Sherlock decise di farmi una domanda a cui non ero pronta a rispondere.

Sherlock, Lupin e io. Quando qualcosa ritornaМесто, где живут истории. Откройте их для себя