Capitolo 19. Un simbolo macabro

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Nelle puntante precedenti di "Irene-urlante-Adler a San Pietroburgo": Dopo che la nostra beniamina isterica ha ricevuto una visitina nel bel mezzo della notte da chissà chi con tanto di carillon (carillon che aveva notato al negozio del nostro amico morto) e bigliettino carino, il trio si reca a teatro per incontrare Yulia Volkova, la nipote del nostro friend morto e fare domande di routine. Ma ovviamente tra un'Irene che strilla, una ballerina che muore, un Sherlock che sviene e l'Arsire che si spaccia per coppietta sposata, le cose non vanno esattamente come previsto. LOL.


-Fermi tutti, polizia!-

Gelai sul posto con il cuore che batteva all'impazzata, pregando mentalmente che Arsène e Sherlock fossero riusciti a raggiungere l'uscita più vicina e scappare dal teatro.
Accanto a me Yulia si limitò a fissare il vuoto senza mai smettere di singhiozzare.

Deglutii e strofinai i palmi doloranti contro il cappottino leggero guardandomi intorno. Non sarei riuscita a fuggire in alcun modo, quindi avrei dovuto continuare con la mia messa in scena. Sorella di Yulia, moglie di un certo tipo francese che di cognome faceva Papon.

Tutti i lampadari di cristallo sopra i posti della platea vennero accesi, illuminando l'enorme spazio a giorno. Cinque uomini vestiti con uniformi da polizziotti fecero ingresso nel teatro con passo svelto, dirigendosi verso il palcoscenico, seguiti da un medico piuttosto giovane in camice bianco.

Era tutto successo così in fretta...come erano arrivati così velocemente? La più vicina stazione di polizia distava almeno una ventina di minuti a piedi e tutto quell'orrore si era concluso solamente qualche attimo fa. Trattenni il respiro e il pensiero che qualcuno fosse già a corrente che ci sarebbe stato un'omicidio mi fece rabbrividire. 

Sembrava semplicemente assurdo e Sherlock probabilmente avrebbe già trovato una spiegazione. Ma il mio amico lì non c'era, e io dovevo cercare di cavarmela da sola.

Strinsi dolcemente la spalla di Yulia: -Forse dovresti alzarti-, mormorai chinandomi su di lei. La ragazza mi fissò con gli occhi rossi dalle lacrime, liberandosi con una scrollata violenta dalla mia stretta.

- Lasciatemi-, la sua voce tremava di quella che riconobbi con sorpresa come paura. -Mio nonno non mi ha mai detto nulla, io...-

Aggrottai le sopracciglia, confusa.

- Non capisco. Cosa intendete?-

Lei scosse il capo e fu allora che notai che stava tremando: -Vi prego, non so nulla...-, sembrava in preda ad un attacco di panico, perchè scattò in piedi e con le mani ancora sporche di sangue, si afferrò la testa senza mai smettere di scuotere la testa.

Feci per fare un passo verso di lei, ma una voce alle mie spalle mi bloccò.

- Signorina se mi potesse rispondere a un paio di domande...-

Un ispettore sulla cinquantina si avvicinò a noi mentre alcuni agenti coprivano il corpo della ragazza morta con un telo bianco. Aveva dei lunghi baffi grigi e uno sguardo carico pieno di scetticismo era posato su Yulia che continuava ad indietreggiare.

Raddrizzai la schiena avanzando verso l'uomo schiarendomi la gola: -Aehm, mi dispiace ma mia sorella non è in grado di dirle nulla al momento-, dissi con voce ferma circondando le spalle di Yulia. Lei si irrigidì al mio tocco, ma fortunatamente non smentì le mie parole, -come può vedere è molto scossa dall'accaduto-, conclusi con tutta la convinzione di questo mondo. 

L'ispettore inarcò un sopracciglio, squadrandomi da testa a piedi: -Lei sarebbe...-

- Irina (N.A. Irina è la versione russa del nome "Irene" lol) Papon e come ho già detto prima, sono sua sorella. Le darò un mio recapito e la mia testimonianza sull'accaduto dopo che Yulia si sarà tranquillizzata, ma ora, se vorrebbe scusarci...- non gli diedi nemmeno il tempo di ribattere, perchè trascinai dietro le quinte la ragazza insieme a me il più lontano dalla polizia. 

Sherlock, Lupin e io. Quando qualcosa ritornaWhere stories live. Discover now