Capitolo 4

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Jimin si pentiva sempre più di aver scelto di trascorrere quel fine settimana a casa di suo padre, nonostante in principio non fosse sembrata una così cattiva idea. La sera precedente, dopo un primo momento di perplessità, era tornato nella sua stanza di soppiatto, evitando la cena e lo sguardo di chiunque, d'altra parte nessuno si era preoccupato della sua assenza e quasi quasi era stato meglio per tutti.

Era la prima volta che qualcuno lo vedeva piangere.

Anni di certezze andate a braccetto con l'autostima già alle stelle spazzati via da uno sguardo distante, gli occhi di chi capisce e minimizza.

Possibile che Yoongi ne avesse passate così tante? Chi poteva dirlo. Mentre Jimin si accorgeva di essere sempre più un banale cliché, Yoongi infittiva attorno a sé l'alone di mistero che teneva chiunque distante dai suoi pensieri, e la lontananza aumentava, assieme alla voglia inconsapevole di ritrovarsi subito alla fine di tutto.

Forse avrebbero soltanto dovuto parlare.

Fu proprio la notte ad udire questo bisogno silenzioso, facendo di tutto per far di due sofferenze un male soltanto.

Ma, stranamente, qualcuno la batté sul tempo.

I nuovi mobili che la signora Min aveva sapientemente disposto in corridoio erano gli acerrimi nemici di Jimin che, al mattino, non riusciva ad evitare di sbattere sempre in ogni angolo, assonnato com'era.

Benché fosse giorno pieno, il fatto che tornato da scuola avesse indossato subito il pigiama sottolineava quanta poca voglia di vivere avesse. Già si vedeva di fronte al computer per ore, a buttar giù idee o a correggere parti già scritte, e subito gli venne in mente di prendere qualcosa da mangiare, tanto per completare il tutto nel miglior modo possibile.

Camminò tranquillo nel corridoio forse per la prima volta da quando aveva discusso con suo padre, certo che lui fosse a lavoro in quel momento ma, sceso in cucina, incrociò comunque lo sguardo di una persona più che sgradita, nonostante in fin dei conti non avesse fatto niente per essere odiata.

<<Oh, ciao Jimin>> disse raggiante la signora Min, e solo allora il ragazzo si accorse di cosa stesse facendo. Era china su una grande bacheca di sughero ed osservava la disposizione di alcune foto di paesaggi e disegni.

<<Che dici, ti piace?>> chiese seria, quasi interrogando il sughero con sguardo pensieroso.

<<È carina>>

Il volto della signora Min si illuminò di colpo; <<Perfetto, allora direi che possiamo appenderla. Senti, sai mica dove posso trovare delle puntine da disegno? Almeno posso fissare tutto>>

Jimin ci dovette pensare per qualche secondo e, non appena ricordò che le puntine si trovassero nel cassetto della scrivania nello studio, fu colto da un leggero sussulto.

Lo studio era diventata la stanza di Yoongi.

Oh suvvia, non poteva avere questa reazione solo nel pensare il suo nome. Ridicolo.

<<Ehm... sono nello studio credo>>
E mai ci fu affermazione più sbagliata, poiché fu inevitabile ciò che la donna gli chiese subito dopo.

<<Potresti portarmele per favore?>>

"Complimenti Jimin, intellettuale dell'anno"

Nonostante avesse più voglia di lanciarsi da un palazzo che di fronteggiare Yoongi, si riprese quasi subito e ricorse alla ragione che tanto venerava. Poteva non essere in casa o, con tutta probabilità, lo avrebbe semplicemente ignorato e avrebbe lasciato che prendesse quelle maledette puntine senza aprir bocca.

I Grilli Cantano Solo Di Notte || YoonMinWhere stories live. Discover now