Capitolo 8

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Yoo, perdonate l'attesa biblica, anche se chi mi conosce non si aspettava nulla di diverso. Pensavo di scrivere un piccolo riassunto della storia fino a questo punto ma finisco, come previsto, per consigliarvi di rileggere velocemente l'ultimo capitolo, altrimenti non ci capite nulla. (io stessa ho dovuto rileggere tutto da capo, just saying

Detto ciò buona lettura, spero l'attesa sia valsa la pena <3



Yoongi sparì per qualche giorno. Non che a sua madre non importasse, ma le rughe sul suo viso e il suo essere restia alla conversazione urlavano il bisogno di una tregua da tutta quella situazione e Jimin non la biasimava, anche perché i suoi pensieri erano rivolti a tutt'altra persona.

Ogni pomeriggio, seduto alla scrivania con una vaschetta di gelato tra le gambe, ripercorreva il loro ultimo incontro sul tetto, aggiungendo sempre più particolari. E poi, come fosse la conclusione destinata a chiudere il cerchio, ripensava a quella scrivania piena di conti e riflessioni, seguita dall'immagine del compito lasciato in bianco.

Tutta quella storia lo mandava talmente tanto in confusione da renderlo nervoso. Non c'era una penna che non avesse martoriato a suon di morsi o un dito che non sanguinasse, con l'unghia ridotta allo stremo. Non capiva neanche più il bisogno istintivo di affacciarsi alla finestra per controllare se Yoongi fosse rientrato, ma non poteva fare altro se non assecondare ogni pulsione, ritrovandosi con gli occhi più fissi al vetro che allo schermo del computer.

Tutti quegli sconvolgimenti, infine, lo avevano portato a modificare molti aspetti della sua routine. E fu proprio mentre se ne stava sul terrazzo a fissare il buio della notte piuttosto che a vomitare parole sulla tastiera che sentì l'impercettibile rumore metallico del cancelletto accostato. Si affacciò giusto quel poco che bastava per intravedere Yoongi che, come se nulla fosse, passeggiava nel giardino con tutta l'intenzione di entrare in casa. Non appena udì il rumore dei passi felpati lungo il corridoio, ebbe un fremito. Era tardi per tirarsi indietro.

C'era dentro fino al collo.

I piedi scivolarono da soli sul parquet e lo condussero alla porta della camera di Yoongi, rimasta accostata giusto per completare il quadro di tensione. Il cuore sembrava spingere fuori dal petto, alimentando un tremore in tutto il corpo e l'esitazione ad ogni passo.

Arrivato sulla soglia, indugiò quel poco che gli sarebbe bastato per cambiare idea, quel poco che da sempre gli bastava per disinteressarsi a qualsiasi cosa non lo riguardasse. Ma il modo in cui strinse le mani tra loro e in cui morse l'unghia del pollice fino a farla sanguinare, in un picco di nervosismo, buttarono giù ogni speranza di resa. Non controllò una piccola imprecazione a bassa voce e fu proprio quello ad incastrarlo.

Aspettò a quel punto un segno di vita dall'altra parte della porta socchiusa. Un sospetto.Un sospiro. Qualcosa.

Seguì soltanto lo stesso silenzio nauseante di tutte le sere passate da solo, senza che nessuno bussasse alla sua finestra, e iniziò a chiedersi se non si fosse immaginato tutto, disperato com'era.

Si fece forza e, piano, abbassò la maniglia senza farla cigolare.

Come c'era da aspettarsi, Yoongi lo stava già osservando, con la schiena sul materasso e la testa leggermente voltata nella sua direzione. Il borsone pieno di vestiti lanciato in un angolo faceva intendere che si fosse appena abbandonato sul letto, calciando via le scarpe allo stesso modo.

A Jimin parve mancare il fiato, ma in un modo decisamente diverso dal solito; era un abbandono delle forze, la voglia di stendersi accanto a Yoongi e sospirare, senza dover sprecare una sola parola per dimostrargli quanto lo avesse pensato in quei giorni.

I Grilli Cantano Solo Di Notte || YoonMinUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum