Capitolo 5

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Il contatto con la diversità fa riflettere soltanto chi è pronto per mettersi in discussione, ed è sicuramente un paradosso se si considera quanto Jimin fosse certo dei propri principi. Generalmente avrebbe tirato le somme considerandosi dalla parte del giusto, eppure proprio non riusciva a passar sopra alla velata intenzione di Yoongi di fargli credere che avesse soltanto paura.

Agire da sconsiderato non avrebbe di certo incrementato il suo coraggio, eppure si torturò infinitamente alla sola idea di non conoscere ciò che disprezzava. Le ore che passò irrequieto a fissare il soffitto in un groviglio di coperte non poterono smentire quanto la questione gli premesse. I giorni successivi furono un inferno, un marasma di discussioni che lui stesso intratteneva con la sua coscienza e che lo portavano solo a dubitare ulteriormente, più che a una vera e propria intuizione folgorante.

Giorni passati a subire semplicemente il corso degli eventi, a fingere di ascoltare i discorsi della signora Min e ad evitare lo sguardo di suo padre, nonché la compagnia di Yoongi nel modo più assoluto.

Ancora fissando il soffitto, quella sera, si chiese perché dovesse sentirsi soggiogato da qualcuno che semplicemente aveva il coraggio di vivere secondo la propria morale.

L'ora di cena era passata da un pezzo, e la finestra che dava sul terrazzo offriva un ritaglio sul cielo stellato e limpido. Suo padre lo rimproverava spesso per via della persiana che rimaneva sempre aperta anche di notte, facilitando l'infiltrazione di acqua e soggetti indesiderati, ma lui non si sarebbe mai deciso a chiuderla, non volendo privarsi della modesta e preziosissima vista cielo che gli era stata concessa.

Rimase rapito nell'ammirare le costellazioni per qualche altro attimo, annoverando nella lista dei personali fallimenti anche il non aver mai imparato a riconoscere la disposizione degli astri. Benché ne fosse affascinato, la pigrizia premeva costantemente sulla sua vita e sulle sue azioni, portandolo ad osservare la bellezza pura senza mai riuscire a decifrarla.

A tale pensiero logorante, si voltò di getto, tornando a fissare il soffitto austero. Socchiuse gli occhi e si lasciò andare con lentezza, finalmente preda di un briciolo di sonno.

Ma un bussare improvviso ed insistente lo fece sussultare tutto a un tratto. Balzò a sedere sul letto con gli occhi sgranati e si voltò verso la porta d'istinto, appurando che no, chiunque fosse non si trovava al di là di essa. Preso da panico misto a disappunto, si alzò barcollando leggermente e guardò di nuovo il cielo scuro, trovandolo sempre al suo posto, oltre la finestra.

Ma fu quando aprì quest'ultima per accertarsi di non aver sognato che le tenebre gli rivelarono una sagoma scura. Jimin urlò di getto, cadendo a terra con decisamente poca grazia per il troppo spavento, e una risata accompagnò i suoi occhi ancora atterriti, un tono di voce terribilmente familiare ed irritante.

<<Te l'hanno mai detto che urli come una femmina?>> gli chiese Yoongi, scavalcando il davanzale della finestra con spiccata abilità, sfidando lo sguardo divertito dell'altro che, da terra, lo fissava quasi volesse incenerirlo.

Jimin se ne stette ancora qualche attimo fermo a fissare incredulo il suo inaspettato ospite. Lo sguardo ricadde poi sulla sveglia digitale vicino al letto che proiettava la mezzanotte passata sul soffitto, e fu impossibile non farsi venire qualche dubbio, ancor di più col fondoschiena dolorante e un intruso in camera.

<<C-che cavolo fai?>> chiese a metà tra l'indispettito ed il confuso, mentre cercava di ricomporsi e mantenere quel briciolo di dignità che non se n'era già andata col suo grido. Per tutta risposta, Yoongi lo guardò senza battere ciglio per qualche secondo. Jimin era convinto fosse solo una sua impressione, eppure sembrava proprio che l'altro cercasse il suo sguardo con interesse, trafiggendo la penombra della stanza e sfruttando la poca luca che filtrava dalla finestra. E a Yoongi bastò il tempo di uno schiocco di dita per decidere di voltarsi all'improvviso, ignorando la domanda più che lecita. Si appoggiò tranquillamente al davanzale che poco prima aveva usato come porta d'ingresso e osservò il cielo.

<<Ma che diavolo..?>> disse frustrato Jimin, facendo smorfia di  disappunto, costretto a sussurrare persino le grida data l'ora tarda. A mente fredda avrebbe sicuramente incanalato tutte quelle emozioni negative nella scrittura, finalmente coronando il sogno di poter buttare giù almeno tre righe senza una conseguente rilettura compulsiva, ma era una speranza utopistica persino per chi, come lui, passava intere giornate ad ordinare una parola dopo l'altra di fronte allo schermo del pc.

Il quadro dipinto dal suo umore in presenza di Yoongi era ciclico, un rincorrersi di frustrazione, disappunto e curiosità fino allo sfinimento, dove il capo della matassa era sempre e solo la sigaretta che il ragazzo teneva stretta tra le labbra, forse l'unico oggetto che avrebbe mai potuto raccontare qualcosa in più sulla sua personalità cangiante.

Proprio il vizio incriminato, per il quale Jimin aveva sviluppato un profondo disgusto in quegli anni, premeva pericolosamente sul silenzio della stanza. Yoongi infatti, all'apice di un'entrata in scena degna dei migliori prestigiatori, aveva deciso di accendersi una sigaretta proprio in quel momento, certo e compiaciuto del fatto che Jimin lo stesse guardando con il mento che sfiorava terra, sia per l'affronto che per lo stupore. Ebbe almeno la decenza di avvicinarsi alla finestra che aveva agevolato la sua comparsa ma, a quanto pare, servì a ben poco.

<<Spegnila>> intimò Jimin, con un tono che avrebbe voluto essere intimidatorio ma che si rivelò soltanto buffo e un po' patetico, visto e considerato che non avesse più il controllo neanche di ciò che succedeva nella sua stanza. <<Odio il puzzo di fumo>> aggiunse accigliato, con tutta l'intenzione di perdere le staffe qual'ora Yoongi non se ne fosse andato. Bastava e avanzava il tempo che aveva trascorso con lui quel giorno, ancora un minuto e sarebbe impazzito.

<<Allora usciamo>> disse Yoongi con tutta tranquillità, per nulla spaventato dal contatto visivo che sembrava invece intimorire il più piccolo, per qualche motivo. Non passò molto infatti prima che Jimin sbarrasse gli occhi e inarcasse le sopracciglia al limite della sopportazione, arresosi nel provare ad interpretare il comportamento alieno di Yoongi.

<<"Usciamo"?>> chiese dunque, spiazzato non tanto dalla richiesta, quanto dal plurale utilizzato. Ed era un bene che Yoongi si fosse voltato, almeno non avrebbe riso della sua smorfia di disappunto, anche se era probabile che anche solo le parole la lasciassero trapelare. 

<<E' quello che ho detto, in effetti>> si limitò a rispondere, portano una gamba a cavallo del davanzale, con la sigaretta ancora stretta tra le labbra. Jimin si sentì morire per lui ma non si scompose troppo, ingoiando la preoccupazione assieme alla saliva. In quelle circostanze, la morte accidentale di Yoongi per mano di una sua disattenzione lo avrebbe liberato da un grattacapo non indifferente. E del resto, per quel poco che aveva appreso, quello sprovveduto avrebbe potuto morire per la semplice e malsana voglia si sentire cosa si provava a camminare in bilico sui fili elettrici. 

<<C-col cavolo, fa freddo>>

"Che scusa geniale Park, complimenti, mi stupisci sempre di più" si disse di getto, esasperato persino dalla propria coscienza. 

Giusto il tempo di un altro paio di tiri liberatori e Yoongi tornò con gli occhi su di lui, forse leggermente alterato per la prima volta: <<Mi fa male il culo a stare seduto così, ti muovi o no?>> sbottò, mentre Jimin sentiva la mandibola cadere a terra per quanto avesse spalancato la bocca solo in quei dieci minuti. 

Che cazzo voleva da lui?

<<Io non mi muovo di qui, puoi contarci>>fu una fatica impuntarsi con tono severo, frustrato e confuso in egual misura com'era. 

E, finalmente, Yoongi sembrò cedere. Senza dire altro, infatti, sparì oltre il davanzale così come era arrivato, portandosi appresso un velato vento al sapore acre di tabacco.

Jimin fu sorpreso persino da quella reazione. Perché era così stupito? Non aveva sperato forse che se ne andasse fin dall'inizio? 

Trattenne il fiato per qualche attimo e si allontanò dalla finestra come scottato, sperando di ritrovare nel letto una sicurezza che le chiacchierate con Yoongi proprio non gli donavano, certo che continuare a farsi domande senza risposta non giovasse alla sua salute. 

Trasalì solo quando la solita, maledettissima voce raschiata lo richiamò dall'esterno, attraverso la finestra che deliberatamente era rimasta spalancata. 

<<Allora? Ti sbrighi o no?>>



I Grilli Cantano Solo Di Notte || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora