Capitolo 10

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Nascondere la polvere sotto i tappeti è il più efficace modo per pulire, in quanto l'ospite si focalizza sul risultato e mai sulla fatica. 

Basta un colpo deciso di scopa e tutto sparisce ma non è possibile impedire che qualcuno, un giorno, inciampi proprio su quel tappeto. 

Il bisogno di sbarazzarsi senza dare nell'occhio delle disgrazie in famiglia rende tappeti tutti i suoi membri. Vivono rasentando il suolo e cercano di trattenere disperatamente ogni parvenza di disagio, vittime della pressione sociale, del giudizio e della vergogna. Gli occhi dei vicini sembrano d'un tratto spuntare dappertutto e si ricade nel silenzio persino in casa, tutto per non rischiare di farsi sfuggire qualsiasi cosa, varcato il portone. 

La polvere approfitta di coloro che fingono di non vederla e si espande subdola, pizzicando la paura e i rimorsi dei più instabili. Gode nel rovinare le famiglie immacolate. 

Lentamente, ci si rende conto di star proteggendo un equilibrio già irrimediabilmente compromesso.  

Una calma che è sempre stata solo una bugia. 






Jimin inspirò a fatica e cercò di deglutire per rimandare al suo posto il cuore che sentiva pulsare in gola. Appoggiato alla porta chiusa della propria stanza, era ossessionato dall'ultimo fotogramma rubato prima di scappare di sopra. Lo sguardo atterrito di suo padre che prendeva coscienza di ciò che aveva appena fatto. 

 Hyuk aveva delle regole non scritte dalla sua parte secondo le quali tutto sarebbe andato come al solito e nessuno ne avrebbe più parlato, dunque non era il confronto la sua paura. 

Il problema sarebbe sorto se Yoongi avesse continuato imperterrito per la strada dell'autodistruzione e, agli occhi degli altri, le disgrazie da lui provocate avrebbero portato il nome del capofamiglia. 

Jimin, carico di questa convinzione, si sgretolò. Non trovava neanche un pensiero a cui aggrapparsi e, appena credeva di aver afferrato una certezza, ecco che quella gli scivolava dalle mani come l'acqua di fonte. 

 Tutta l'intelligenza di cui andava fiero era inutile in assenza di tempo per processare.  La sua testa galleggiava sugli eventi senza saperli focalizzare e vedeva soltanto Yoongi, Yoongi riflesso cento volte nei suoi occhi e ancora Yoongi da solo, in piedi al centro di una stanza spoglia. 

Qualcuno di estraneo aveva picchiato un ragazzo, rubato dei soldi e offeso suo padre. Qualcuno che non era il suo Yoongi. 

Si accorse che le sue labbra sapevano di sale ma che, stranamente,  gli occhi non erano umidi. In compenso, la sua gola bruciava come se avesse appena mandato giù un tizzone ardente.

Incosciente.

Cretino.

Imbecille.

Stupido, stupido Yoongi.

Jimin scoprì di non aver mai provato davvero ribrezzo per qualcuno, fino a quel momento. Tutta un'esistenza passata a millantare l'indisposizione verso il mondo, senza rendersi conto di aver sempre provato soltanto pietà.  Pietà per suo padre, pietà per tutte quelle bugie e pietà per il ragazzo più incosciente che ci potesse essere, che quasi lo aveva fatto cadere nella sua rete e trascinato fin sul fondo del baratro. Ma la pietà non avrebbe asciugato nessuna delle sue lacrime. 

Chissà che Yoongi non godesse nel vedere tutto quanto andare a rotoli. 

Chissà che suo padre non avesse detto il giusto per una volta. In fondo non c'è molta logica da cercare nelle tasche di uno sprovveduto e tutto poteva essere giustificato con un semplice "lo faccio perché mi diverte vedere gli altri affondare al posto mio". Diamine, avrebbe dovuto smerciare la fiducia ad un prezzo più alto, e invece erano bastati dei sorrisi del cazzo per stregarlo.

I Grilli Cantano Solo Di Notte || YoonMinWhere stories live. Discover now