4.Non ci si scusa per l'essere speciali

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"Per cosa dovresti scusarti?" Hoseok proprio non si sarebbe aspettato quelle parole dal biondo.
"Per il mio essere... beh, come sono. Tra tutte le famiglie in cui potevi finire, ti sei trovato quella con il figlio che è un malato mentale."
In un primo momento, pensò stesse scherzando.
"Ma che dici, hyung, dai!"
Poi, vedendo la faccia seria e dispiaciuta del biondo cambiò atteggiamento. "Aspetta, Yoongi, in che senso?"
Ne parlarono davanti ad un piatto di Kimichi, in un ristorantino imbucato in una delle vie più strette di Seoul, posto che Hoseok conosceva da quando era arrivato come calciatore nella capitale.
"Io non sono come gli altri, Hoseok. Faccio cose strane, dico cose strane, tutti mi dicono che sono matto."
Ciò che il maggiore spiegò, quasi con le lacrime agli occhi, fece sentire il rosso davvero male.
"Per me non lo sei, hyung." rispose, guardandolo dritto negli occhi. "Dimmi, cosa avresti fatto di così tanto strano?"
Yoongi sospirò. "Conto il numero di passi dalla mia camera al bagno. Sono sei, sempre sei. Ogni volta che faccio le scale metto davanti il piede destro, ti sembra normale?!"
Il rosso annuì. "È okay, anche se preferisco i numeri dispari. Quindi, cosa ci sarebbe di così strano? Io conto sempre quanto manca al pranzo." rise, cercando di alleggerire la tensione nell'aria, riuscendo a far comparire un piccolo sorriso sulle labbra del suo nuovo... amico, forse.
Sapeva perfettamente a quale 《malattia mentale》 si stesse riferendo il biondo, la conosceva bene. A suo fratello minore era stato diagnosticato il Disturbo Ossessivo Compulsivo, e avevano tutti imparato a convincerci in casa, per lui non era affatto una malattia.
"Hoseok, io... io ho paura. I pensieri mi assillano e l'unico modo che ho di fuggire è comportarmi come faccio ora, sono pazzo, non lo capisci?"
Quando finirono il kimichi, il rosso lo accompagnò in un parco poco lontano dalla casa di Yoongi, e si sedette accanto a lui su una panchina.
"Hyung, tu non sei pazzo." gli prese la mano, per tranquillizzarlo. "Tu sei solamente speciale. E non ti dovresti scusare, mi sono spiegato?"

Quel ragazzo dai capelli rossi era la prima persona dopo Namjoon a dire a Yoongi una cosa del genere, ma lui lo aveva fatto in modo diverso. Lo aveva chiamato speciale.
"Ho capito." rispose, cercando di mantenere la sua compostezza, non voleva dimostrare il suo lato debole a quel mezzo sconosciuto che sembrava però conoscerlo meglio dei suoi stessi genitori. Come... come poteva essere possibile?
"Perfetto. Facciamo un giro?" mentre camminavano, i pensieri che erano soliti disturbare la pace di Yoongi tornarono, uno in particolare.
Non c'era mai stato prima.
Aveva paura che potesse succedere qualcosa di brutto ad Hoseok.
Di solito, quel tipo di pensiero riguardava sua madre, suo padre, i nonni oppure il suo amico Namjoon.
Per quale motivo un mezzo sconosciuto si faceva strada tra i suoi pensieri già incasinati di loro?!
Aveva bisogno di calmarsi, e come ogni volta, respirò profondamente, per poi ripetere mentalmente una lista di parole che lo facevano stare bene, sperando di non sembrare troppo idiota o fare facce strane.
Il ragazzo dai capelli rossi camminava tranquillo accanto a lui, forse davvero non lo riteneva fuori di testa.
Dopo un po', finalmente i pensieri lo lasciarono in pace, permettendo ai suoni della natura di riappacificare la sua anima tormentata come un mare in tempesta.
"Questo parco è bellissimo... oh, guarda, hyung!" Hoseok indicò un albero. "Uno scoiattolo!"
Sembrava felice come un bambino, e questo potè solamente far divertire Yoongi, che non riuscì a trattenere una risata.
"È la prima volta che ti sento ridere." notò il più piccolo, facendolo arrossire. 
"So di non essere propriamente ciò che viene definito socievole." rispose il maggiore, stranamente calmo.
Cosa aveva di così diverso quel calciatore, da farlo sentire così libero di essere esattamente sè stesso?
"Nah, la colpa è mia, sono iperattivo. Sai, a scuola la prof mi buttava sempre fuori dall'aula perchè non riuscivo a stare concentrato, avevo bisogno di muovermi. Il calcio è sempre stato la mia valvola di sfogo." raccontò Hoseok, e questo fece realizzare una cosa al pianista.
"Anche tu sei un po' speciale?" domandò, dando voce ai suoi pensieri.
"Yoongi-hyung, siamo tutti speciali a modo nostro. Non esiste un negativo e un positivo, ciascuno di noi, grande o piccolo che sia, fa la sua differenza." rispose il capitano dell'under 21, con un sorriso sincero.
"Sei molto filosofico certe volte, mi dai la nausea." Yoongi storse il naso, mentre raccoglieva da terra una foglia con una forma simile ad un cuore.
"E tu sei egoista. Sei tu che hai suonato ieri notte, vero?" ribattè Hoseok.
"Però hai dormito con la mia musica." gli fece notare il maggiore.
"Sì, ma sei egoista comunque." lo stuzzicò il giovane calciatore, ridendo.
Passarono il primo pomeriggio assieme in quel modo, ridendo e scherzando come due bambini, probabilmente senza nemmeno farlo apposta.

Quello fu, a detta di Yoongi, il momento in cui sentì che nella sua vita si stava aggiungendo un tassello in più, un qualcosa che prima di allora era sempre mancato, che nemmeno Namjoon era mai riuscito a donargli. Un vuoto che si stava pian piano colmando.
Per Hoseok, invece, quello fu l'inizio di un'amicizia davvero speciale, qualcosa che mai avrebbe immaginato. La sua vita da quel momento cambiò, in meglio, solo che non fu tutto così semplice... era difficile convivere con Yoongi, la cui anima era turbata da mille incertezze, e da un disturbo particolare quasi quanto il suo carattere, da prendere con le pinze per evitare i famosi calci nel culo tanto promessi.
"Torniamo a casa?" chiese Hoseok, indicando la macchina, alla quale erano arrivati facendo il parco a ritroso, senza nemmeno accorgersi del tempo che era passato.
"D'accordo." Yoongi si sedette al posto del passeggero, sorridendogli con sincerità ancora una volta quel giorno.
"Ci finiamo questo famoso autunno?" rise il rosso, mentre metteva in moto.
"Non hai nemmeno bisogno di chiederlo."
L'auto partì sgommando, in quella tiepida brezza, al tramonto, il sole dorato che accarezzava i visi dei due giovani i cui destini erano stati incrociati come s'incrociano due gomitoli di lana in una scatola tanto grande quanto il numero di persone che popolavano quel vasto pianeta.
Ma non era forse destino, quello delle anime gemelle, di incontrarsi?

𝐓𝐡𝐞 𝐜𝐮𝐫𝐞-𝐘𝐨𝐨𝐧𝐬𝐞𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora