9.Il pianista sul tetto e una battaglia fraintendibile

1.5K 161 88
                                    

Yoongi provò il vecchio pianoforte: lo strumento sembrava funzionare, nonostante alcuni tasti fossero lievemente danneggiati la struttura interna sembrava perfettamente funzionante.
Cominciò a suonare ad orecchio, senza seguire alcuno spartito, e mentre inseguiva le note di quella musica, potè sentire chiaramente il vento nei capelli, era bellissimo.
Hoseok era davanti a lui, guardava il cielo ascoltando la melodia da lui composta, sembrava davvero perso nei suoi pensieri.
Yoongi toccò con dolcezza l'ultimo tasto, per poi fermarsi e osservare l'amico.
"Ho fatto in tempo, prima del tramonto." sorrise; alzandosi e sistemando la custodia al pianoforte.
Suonare aveva calmato i suoi pensieri, e poteva godersi la vista magnifica che aveva davanti a sè assieme al rosso, per lo meno... fino a quando non guardò giù.

Hoseok sembrò accorgersi subito che qualcosa non andava, ed infatti glielo chiese immediatamente.
"Yoongi-hyung, stai bene?"
Il biondo arretrò di qualche passo.
"N-non proprio." sussurrò, sapendo di essere diventato ancora più pallido del solito.
"Hey, soffri di vertigini? Deve essere per questo che ti sei spaventato quando ti ho portato qui. Ora andiamo via, non importa del tramonto, non voglio farti stare male."
Il biondo scosse la testa. "No, io mi siederò qui, tu guarda pure il tramonto, Hoseok."
Il rosso sospirò. "Yoongi-hyung, aish, avresti potuto avvisarmi che ti faceva star male l'altezza..." gli fece segno di seguirlo, per scendere assieme le scale. Si lasciò guidare dall'amico, ancora troppo frastornato per poter pensare lucidamente.
Arrivarono alla macchina, e il calciatore lo aiutò a sedersi sul sedile del passeggero.
"Va meglio?"
Yoongi non rispose, e non disse una parola tutto il viaggio: aveva rovinato ogni cosa, si sentiva incredibilmente in colpa nei confronti del giovane dai capelli rossi.
Nemmeno Hoseok parlò, non accese nemmeno la radio: c'era solo silenzio, un silenzio pesante, forse troppo.
Il pianista sentì i pensieri causati dal suo disturbo cominciare a dargli fastidio, e iniziò mentalmente a ripetere la famosa lista di parole che spesso riusciva a calmarlo, ad occhi chiusi.
Poco più tardi, l'auto venne parcheggiata vicino a casa Min, e i ragazzi rientrarono nell'abitazione.
"Bentornati." la madre di Yoongi li accolse con un sorriso.
"Grazie mille, signora Min." rispose educatamente il rosso, nell'aria si poteva percepire la tensione tra i ragazzi, e la donna decise di risparmiare ulteriori domande... almeno, per quel momento.

Yoongi salì in camera sua, stringendo un cuscino al petto: si sentiva un idiota. Sarebbe bastato guardare davanti a sè il tramonto, senza volgere lo sguardo in basso, ma lui lo aveva fatto. Non pianse, non era da lui versare stupide lacrime... spesso gli capitava, ma tendeva a nasconderlo, a negarlo anche a sè stesso da quanto si vergognava.
"Yoongi?" era sua madre, che dopo averlo chiamato un paio di volte si prese la libertà di entrare in camera.
"Vattene." ribattè il ragazzo, cercando di non sembrare troppo cattivo.
"Tesoro, dobbiamo parlare. Ho sentito Hoseok piangere, prima, si può sapere che cosa è successo quando siete tornati a casa?"
Il biondo sospirò. "Mamma, lui è fatto così, piange per ogni minima cosa. A volte mi chiedo se abbia qualche tipo di problema..."
"YOONGI!" lo interruppe la donna, con sguardo severo. "Si chiama sensibilità, e deve per forza essere successo qualcosa! Parla, avanti."
Il pianista annuì. "Okay, forse è stata un pochino colpa mia. Un pochino poco." sussurrò, cercando di fare gli occhi dolci a sua madre, con scarsi risultati. La donna, quando si arrabbiava, faceva quasi paura. "Ho cresciuto un figlio, non un gattino che si limita a graffiare e poi fare gli occhi dolci, quindi vai subito da lui e scusati! Non è carino far sentire in colpa le persone, Yoongi."
E quando sua madre diceva qualcosa, solitamente aveva ragione.

La camera dove stava Hoseok era semibuia, l'unica cosa che si vedeva era il profilo del ragazzo, vestito con una canottiera nera e un paio di jeans, seduto sul proprio letto.
"Hoseok, sono Yoongi." disse, entrando con calma nella stanza.
"Hyung." rispose calmo l'altro, non sembrava turbato da quell'improvvisa interruzione del silenzio che lo circondava; anzi, sembrava quasi curioso di sapere la sua risposta.
"Dovrei parlarti un momento." spiegò Yoongi, mentre il giovane calciatore gli faceva spazio accanto a lui sul letto. "Mi sento un completo idiota, mi dispiace." cominciò, con l'ansia che aveva preso possesso del suo corpo. "Hoseok, mi scuso per non averti detto prima che soffrivo di vertigini, e per non averti detto come stavo poi. N-non ho più avuto occasione di dirti come mi sentivo poi perché quegli stupidi pensieri mi hanno riempito la mente." spiegò, e una singola lacrima scese dalla guancia del ragazzo dai capelli biondi: dovevano averla rubata dai suoi condotti lacrimali, sicuramente.
Min Yoongi odiava piangere.
"Quei pensieri non sono stupidi. Ci sono cose che non possiamo scegliere, hyung." le parole di Hoseok erano delicate, calcolate, lo fecero sentire molto più tranquillo di quando era entrato. Nella penombra, il profilo perfetto del ragazzo che aveva accanto aveva un che di misterioso, quasi sensuale.
Quasi.

"Mi è dispiaciuto non vedere quel tramonto con te, ma non importa. Scusa se reagisco esagerando molto le cose, ma sono fatto così." il più giovane aveva le sue ragioni, e Yoongi non potè far altro che comprenderlo.
"È tutto okay, quindi?" chiese lo stesso pianista, incerto sul da farsi.
Il rosso rilasciò una piccola risata. "Direi di sì. Amici come prima?"
Il biondo cercò di farlo arrabbiare con la frase "Ma chi mai ha detto che siamo amici?" però se ne pentì, vista la dose di solletico che ne ricavò, e sul letto del minore si diede il LA ad una battaglia di sopravvivenza umana.
Vinse Hoseok, ma Yoongi si accorse di avere le guance davvero bollenti, soprattutto dopo che il più piccolo gli aveva leggermente alzato la maglia per solleticargli la pancia.
"Aish, hai vinto tu. Presto o tardi mi vendicherò!" si lamentò ridendo il biondo, mettendosi a sedere.
Anche il rosso si mise seduto.
"Chissà cosa penserebbe mia madre entrando." fece notare Yoongi, mentre le sue guance diventavano sempre più rosse.
Era vero, la scena era molto fraintendibile: entrambi avevano i capelli scompigliati, i vestiti stropicciati e le scarpe erano sparse per la stanza, per non parlare delle coperte piene di pieghe.
"Oh cavolo, sistemiamo!" il biondo osservò ancora una volta il fisico perfetto del rosso, per poi dedicarsi al rifacimento del letto assieme all'amico.

𝐓𝐡𝐞 𝐜𝐮𝐫𝐞-𝐘𝐨𝐨𝐧𝐬𝐞𝐨𝐤 ✔Where stories live. Discover now