16.Il passato è passato ed il gelato è molesto

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>>Spazio autrice<<
Ho letto e riletto (e riscritto) questo capitolo non so quante volte, spero che sia uscita una cosa abbastanza decente... mi auguro che vi piaccia e, come sempre, buona lettura!
~Ely❤

Hoseok era felice.
Oltre a stare molto meglio, aveva visto il ragazzo dai capelli biondi parecchio rilassato mentre si allenava con il resto della squadra: era decisamente bravo.
Sembrava essersi scordato completamente del suo disturbo, come poi accadeva nei momenti durante i quali suonava il pianoforte.
Era bello per il rosso poter ammirare uno hyung diverso dal solito, sembrava non aver più paura di nulla.
Che fosse il calcio la cura per tutto?
"Hoseok!" Yoongi lo risvegliò dai suoi pensieri, passando la palla perfettamente calcolata sui piedi del minore.
"Questo passaggio era millimetrico!" gli fece notare Jin-hyung, sorpreso.
Il ragazzo dai capelli rossi tirò in porta, riuscendo a segnare a dispetto delle previsioni che aveva fatto: dopotutto, si era appena ripreso dalla febbre, ma per lui giocare era davvero un modo per stare meglio.
Tirò in porta, per poi fermarsi a riprendere fiato, complimentandosi con il biondino.
"Credo che per oggi io e te possiamo anche andare, pranzeremo fuori." disse Hoseok, con un sorriso, invitando l'amico ad accompagnarlo negli spogliatoi per farsi una doccia, prima di andare a pranzo.

Davanti ad un piatto di ramen, il giovane dai capelli rossi disse a Yoongi del proprio dubbio.
"Tu... quando hai imparato a giocare a calcio, hyung?"
Il maggiore sospirò.
"Devo proprio raccontarti tutto?"
Hoseok annuì. "Tutto tutto, Yoon."
Il maggiore fece segno di aver capito, per poi posare le bacchette accanto al cibo, sembrava pronto per parlare con l'amico di un doloroso passato che teneva nascosto come uno spaventoso mostro, qualcosa del quale un solo ricordo poteva spaventarlo; e l'intuito di Hoseok ci prese in pieno.
"Il calcio mi tenne in vita, Hobi." il tono di voce di Yoongi sembrava quello di qualcuno estremamente in imbarazzo, ma il rosso gli rivolse un sorriso rassicurante.
"Avevo 9 anni. Mi fu diagnosticato un tumore, persi completamente la voglia di vivere, del tutto. Smisi di frequentare la scuola calcio, di vedere i miei amici di allora, smisi di sognare.
Ero uno dei migliori sai, sognavo di diventare l'attaccante n.1, Min Yoongi il fulmine, come diceva l'allenatore. Venni ricoverato, iniziai con la chemio e continuai così, non riscivo a trovare la forza per fare nulla." la voce del più grande tremava leggermente. "Suonare non mi era possibile, all'ospedale il pianoforte non c'era, mi rimaneva solo il calcio, ma non trovavo la forza di fare niente se non stare a letto e piangere... avevo il mio disturbo che mi stava facendo ancor più impazzire assieme a tutte le cure, un'incredibile e fottutissima merda, di quelle davvero schifose. Fu un giorno, il giorno del mio decimo compleanno che trovai la risposta. Un paio di bambini più grandi stavano giocando a calcio, mi capitò tra le mani la palla che avevano perso e capii che qualcosa mi era rimasto. Nonostante la terapia e la perdita delle forze, cercai di giocare come potevo, ogni giorno. Chiesi a mia madre di poter comprare un pallone nuovo, nel giardino dell'ospedale spesso altri bambini si univano a me. Il mio amico Namjoon a volte mi veniva a trovare, un giorno mi disse che sarei guarito. Due anni dopo, il medico mi disse che non vi era più traccia del tumore, la lotta era servita: avevo vinto io." gli occhi di Yoongi erano lucidi per le lacrime che stava trattenendo, ma Hoseok si accorse di star piangendo.
Era stata una relazione involontaria, non avrebbe voluto mostrare così tanto ciò che aveva provato ascoltando quella storia così triste.
"Hobi, hey, non piangere." il biondo gli tamponò il viso con un fazzoletto, cercando di tranquilizzarlo.
"Ti ho fatto parlare di una cosa privata, qualcosa che ti ha fatto stare male, hyung io-" il minore si sentiva uno stronzo per aver chiesto informazioni, nonostante la sua domanda apparentemente 《normale》, potevano esserci varie motivazioni per l'aver praticato uno sport.
"È tutto passato, Hoseok, solamente un ricordo, okay?" il più grande gli sorrise dolcemente, per poi riprendere a mangiare il proprio ramen: nonostante si fosse un po' raffreddato, era ancora molto buono.
"Perchè non torni a giocare?" chiese l'amico, finalmente calmo, mentre ricominciava a mangiare a sua volta.
"Aish, che bambino curioso sei! Mi fai finire il ramen, prima?" rise Yoongi,
"Ma uffa, hyung! Oookay, però sbrigati che voglio sapere!"

Uscirono dal locale soddisfatti del pranzo, e Yoongi raccontò quanto richiesto, mentre erano seduti su una panchina poco lontano.
"Ho ripreso a giocare a calcio poco dopo l'uscita dall'ospedale, ma il mio disturbo ossessivo compulsivo peggiorava, così ho deciso di smettere per dedicarmi alla mia salute. Ogni due settimane vado da uno psicologo, anche se sono tutti idioti. Poi, qualche volta, mi chiamano per le visite di controllo e verificano che Lui non sia tornato."
Il rosso decise di alleggerire la situazione, sapeva che la parola 《tumore》 faceva ancora paura al suo hyung, visto come aveva faticato a dirla mentre raccontava. "Tipo che quel lui mi ricorda il signore oscuro." disse infatti, facendo ridere il biondino.
"Tu-sai-chi." annuì l'amico, ed Hoseok decise di non chiedere altro.
Piuttosto; pensò di raccontare come lui aveva cominciato a giocare a calcio.
"Io avevo cinque anni." spiegò. "I miei genitori avevano abbandonato me e mia sorella in un parco divertimenti, eravamo molto piccoli e non capimmo nulla di ciò che accadde. Finimmo all'orfanatrofio, sperando di essere adottati da qualcuno, ma il tempo sembrava non passare mai. Mia sorella si fece presto amiche altre bambine, io non riuscii a fare amicizia con nessuno, entrai in crisi dopo l'abbandono. Usavo tutto il mio tempo per giocare a calcio nel cortile dell'orfanatrofio, mi rifiutavo di mangiare e di fare qualsiasi altra attività, ma poi per fortuna qualcuno ci adottò." mentre parlava, i ricordi dei primi tempi con sua madre e suo padre si fecero più vividi che mai, facendo comparire un sorriso spontaneo sul suo volto, quei momenti di dolcezza che mai avrebbe scordato. "La donna che ci prese come suoi figli la considero come se fosse mia madre biologica, fu lei ad insegnarmi a ballare quando ancora ero piccolo, senza cancellare i miei sogni di calciatore. Intrapresi la strada del calcio, e i miei genitori divennero fieri di me, lo sono tutt'ora. Voglio molto bene alla mia famiglia adottiva, e credo che le passioni salvino un po' tutti; in modi diversi, ma riescono a tenerti attaccato alla vita in qualche modo." terminò di parlare, e subito Yoongi lo abbracciò, senza dire nemmeno una parola.
"Hyung?" il rosso era leggermente confuso.
"Il calcio ti salva, davvero." sussurrò il maggiore, rimanendo fermo nella propria posizione. "pensavo di essere l'unico sai, ma ora che so che anche tu hai toccato con mano il dolore, vorrei che non smettessi mai di giocare. Hai talento, Hobi, ed io farò sempre il tifo per te dalla panchina." disse, mentre un leggero vento scompigliava i suoi capelli color del grano.
"Continuerò a giocare, e tu mi devi promettere una cosa a tua volta." il rosso si staccò da quell'abbraccio, guardando il maggiore negli occhi.
"Continua ad andare da uno psicologo, magari uno migliore, vedrai che imparerai a gestire meglio il tuo disturbo. Non aver paura degli esami che farai, io sarò sempre accanto a te, anche quando dovrò tornare in sede. Prometti?"
Yoongi annuì. "Se io prometto possiamo comprare un gelato al cioccolato?"
Il minore si alzò. "Okay, andiamo a prendere questo gelato molesto."

𝐓𝐡𝐞 𝐜𝐮𝐫𝐞-𝐘𝐨𝐨𝐧𝐬𝐞𝐨𝐤 ✔Where stories live. Discover now