Jamie 134

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I pochi giorni a seguire furono un continuo interviste e servizi fotografici. In uno in particolare, ci fu un fotografo che mi stava facendo imbestialire di brutto. -《Fammi un altro dei tuoi splendidi sorrisi... Ancora, ancora... Mamma mia! Sei proprio uno schianto!》Lo fissavo con gli occhi fuori dalle orbite, come se lo volessi scannare. Ma lui non mi considerava come il suo uomo, quindi continuava a fare la testa di cazzo. Dakota lanciava sguardi un po' terrorizzati nella mia direzione, capendo che stavo già fumando come un toro e che mancava veramente poco all'incornata. -《Sei uno spettacolo piccola.》Come??! Come aveva osato chiamarla, questo scimmione??! Piccola??! Alla MIA piccolina?!! È morto!! Con una mano presi il braccio di Dakota, a mo di difensore e poi andai all'attacco. -《Penso che per oggi sia abbastanza! - Mi fissava come un allocco, come per dirmi che cazzo c'entravo io. - E comunque per lei è Miss Johnson.》Come per tutto il resto del mondo, avrei voluto aggiungere. Il mio tono di voce alla fine era uscito più forte e duro del dovuto, facendo respirare forte Dakota e lasciando il fotografo completamente rimbambito. -《Al suo uomo non piace che altri uomini si prendono certe confidenze.》Aggiunsi imbronciato e minaccioso. Lui scoppiò in una risata, come se avessi detto qualcosa di buffo o fuori dal mondo. Brutto coglione!! Avrei voluto prenderlo a pugni e fargli passare in fretta la voglia di ridere. -《Ma purtroppo per lui... Non è qui. Quindi non lo saprà mai.》Ride il coglione. Ah si? Non lo saprà mai?? Ormai nei miei occhi danzavano le fiamme. Stavolta fu Dakota a mettermi una mano sul braccio. -《James... ti prego.》Il suo sussurro tremante non mi fece scattare per prenderlo a pugni, ma lo incenerii ugualmente con lo sguardo. Finalmente il coglione sembrò capire, perché ci fissò con stupore e terrore. Forse fu l'esclamazione di supplica o la mano di Dakota che ancora mi stringeva con un certo possesso ed intimità il braccio o semplicemente il mio sguardo inferocito rivolto a lui, a farlo capitolare. Sta di fatto che arrossì lievemente e abbassò lo sguardo in modo imbarazzato, infine balbettò qualche cazzata per scusarsi. -《I-io non avevo ca-capito. Mi-mi dispiace. Possiamo farne qualcuna mentre la tieni stretta. - Razza di idiota! - Anzi no. Meglio, ne facciamo una dove tu Miss Johnson, gli metti le mani vicino al colletto della camicia, come se volessi dare l'idea di aggiustarglielo. E un'altra, solo dove vi guardate. Non c'è neanche bisogno che vi dica come, visto l'evidenza..》Nonostante volessi spaccargli la faccia e non dargli più modo di fotografarci, ammisi a me stesso che quegli scatti sarebbero stati davvero molto belli. Io e Dakota ci guardammo in modo complice, cercando conferma se eravamo entrambi d'accordo se farle o meno. Ma restammo a fissarci come se intorno a noi non ci fosse più niente e nessuno. Solo noi due e il nostro immenso amore. Subito vennimo abbagliati dal flash continuo. -《Siete perfetti! Questa foto spaccherá di brutto!》Ovviamente.

Fu così che arrivò il giorno di partire per Berlino. In quei giorni avevo sofferto d'asma che non vi dico. Il clima di New York non era adatto ad un asmatico. Ci avrei potuto lasciare le penne, per non parlare di quello di Berlino. Dakota era stata molto premurosa, prendendosi cura di me. Per compiacerla, alla premiere di Berlino, avevo optato per un altro smoking, mettendo un papillon blu e il fazzoletto nel taschino di un blu più scuro. Mi lasciai la folta barba che tanto amava e mi feci pettinare come per i Golden Globe Awards. Mi ero sistemato proprio come tanto le piaceva. Invece lei, non aveva voluto accennarmi nulla su ciò che avrebbe indossato quella sera. L'unica cosa che sapevo avrebbe indossato, era il mio regalo di compleanno: l'anello con la perla. Non mi restava che aspettare di vederla. Anche se sapevo benissimo che avrebbe potuto indossare un sacco dell'immondizia ed essere sempre stupenda e perfetta. Al contrario della donna che quella sera mi avrebbe accompagnato. Aveva indossato una tuta rossa di pizzo, (uno dei pochi capi decenti che aveva mai indossato) degli altissimi tacchi a spillo blu scuro e di sicuro avrebbe sofferto parecchio, per resistere così tanto a portarli, visto che non era abituata. Lo aveva fatto indubbiamente a posta, sapeva che avevo dei complessi sulla mia statura e non perdeva occasione di farmi sentire sempre inadeguato. Brutta stronza! Se non altro ero felice che avrebbe sentito dolore. E poi, lei non aveva le caviglie sottili come il mio amore, le gambe lunghissime ed esili. Quelle gambe che tanto mi facevano impazzire e mi mandavano in completa estasi ogni volta che si avvinghiavano alla mia vita. No, lei aveva gli stessi polpacci di un giocatore di calcio e le sue gambe tornite si fermavano molto prima, rispetto a quelle di Dakota. Dakota era: eleganza, sex appeal, perfezione e bellezza allo stato puro. Era solo mia. Amelia: il disgusto che nutrivo nei suoi confronti era troppo grande. Purtroppo non avevo scelta... Dopo domani però l'avrei finalmente mollata. -《Scommetto che la tua piccola sgualdrina sfoggerà qualcosa con cui dare all'occhio, considerando che per il mondo lei è single.》Serrai pugni e mascelle. Eravamo già in auto, verso il Red Carpet. Avrei voluto spaccarle il cranio, per quello che aveva osato dire della mia donna. Ma in auto c'era ben poco da fare e sicuramente mi stava provocando proprio durante il tragitto, a posta per farmi arrivare già incazzato come un toro. Mi avvicinai ad un soffio dal suo viso spigoloso, sentendo pizzicare le mie narici del suo aroma nauseabondo e le digrignai in modo molto minaccioso: -《Stai attenta a come parli Amelia! In questi giorni sto davvero mantenendo il controllo. Vedi di non farmelo perdere.》-《Sei solo un povero illuso, se pensi di contare veramente qualcosa per lei. - Mi sibilava con la stessa ferocia. - Quando te ne accorgerai sarà troppo tardi.》-《Chiudi quella Boccaccia!!》Le urlai in faccia con quanto fiato avevo in gola, facendola sobbalzare.
Facendo preoccupare l'autista che ci guardava allarmato dallo specchietto retrovisore. Quando incontrò i miei occhi fiammeggianti, tornò a fissare la strada. Amelia mi guardava in cagnesco, proprio non perdeva mai occasione di sfidarmi. In un mondo parallelo, dove tutto era permesso: l'avrei già uccisa. -《Un giorno nostra figlia ti odierà e ti escluderà per sempre dalla sua vita.》Mormorava acida. Chiusi gli occhi, stringendoli forte. Pregai ancora una volta Dio di darmi la forza di non farle del male fisico e di arrivare a fine serata nel miglior modo possibile. Poi inizia a contare lentamente, ispirando con la stessa lentezza. Ormai conoscevo benissimo il suo gioco: minacciarmi con l'amore di mia figlia. Era già un miracolo che ero riuscito ad affezionarmici.

La Forza dell'amore 💖Where stories live. Discover now