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E il giorno dopo, Hoseok rimase lì ad aspettarlo, guardò per infiniti minuti quella siepe aspettando un piccolo movimento, era curioso di vedere il ragazzo che gli faceva provare certe sensazioni.

Il vento iniziò ad agitarsi insieme al cuore di Hoseok, era lì ad aspettarlo, e aveva paura di aver perso quello a cui teneva, di nuovo, non riuscendo a dare la colpa se non solo a se stesso.

Frustrato una lacrima scese sul suo volto mentre accarezzava una delle sue tante rose rosse, decidendo di piantare un altro seme, che sarebbe cresciuto, piano, come quelle sensazioni dentro di lui per quel ragazzo.

Si sedette dietro al muretto e aspettò, aspettò. Poi pensava che le ore continuassero ad andare avanti più pensava che in realtà il tempo si era bloccato, fermo ad aspettare una promessa, lui era uscito, scappato da quel martedì freddo dove di solito stava a casa a guardare la sua vicina tradire il marito con un uomo, grande, deciso.

Si immaginava lui li, tra delle braccia vere, solide, che ogni martedì come promessa andava a casa della donna, per amarsi in segreto, lui guardava, invidiava e poi si rattristava, alla vista del bacio d'addio che lasciava la donna senza fiato, aspettando il ritorno del suo amore.

Sentiva quello che la donna provava, non si pentiva affatto, era felice, in estasi, e poi vuota, senza la persona che la potesse colmare.
A volte pensava che sarebbe finita, Hoseok, quella storia nascosta, eppure, una promessa è una promessa.

"Hoseok ci sei?"

Una voce affannata cercava il suo nome disperatamente, avendo paura di aver perso qualcosa di suo.

"Sono qui"
Disse fiebile, mentre le parole venivano portate via dal vento.

"Hai la voce tremante Hoseok"

Hoseok aveva freddo infatti, per la gioia di vedere quel ragazzo si dimenticò della giacca, pur essendo in primavera, in vento soffiava forte e Hoseok lo temeva.

"Ti metto la mia scarpa il più vicino possibile ma tu prendila o ti ammalerai Hoseok"

Sentì cinque passi in avanti e poi appoggiò la sciarpa a terra, e dodici passi indietro per sedersi con le spalle al muro.
Hoseok si alzò e gli bastarono due passi per prendere la sciarpa e dire "Grazie"
L'avvolse al collo coprendosi le spalle, e con avidità e gelosia inalò il profumo pungente del ragazzo, era nuovo per lui un odore così forte, che ti riempiva le narici facendoti sentire un vuoto alla testa, era abituato alle sue dolci e delicate rose, ma si sarebbe abituato a quel profumo, lui voleva, abituarsi a sentirlo sempre e per sempre, se fosse stato possibile.

"Ho fatto ritardo oggi, ma solo perché ho finito una canzone"

Hoseok si riprese dal quel profumo ipnotico
"Di cosa parla?"

"Di una rosa, una rosa rossa che deve sbocciare, che deve trovare il suo posto nel mondo trovando, una rosa debole e delicata, bella ma pungente, che lascia segni profondi non solo nella carne ma anche nella mente"

"Hai fatto la rima" rispose piano, volendo ascoltare ancora la sua voce, che gli lasciava un brivido caldo vicino al cuore

"È l'abitudine, se poi parlo di cose veramente belle allora è molto più facile Hoseok"

Sentì i suoi polmoni aprirsi al continuo respirare quell odore che iniziava a piacergli davvero, in più le parole del ragazzo avevano fatto centro.

Nessuno però aveva mai detto ad Hoseok che gli aveva scritto una canzone, quegli anni passati da solo sono stati tanti, lunghi periodi della sua vita dove avrebbe potuto conoscere le sensazione che provava ora per la prima volta, con Yoongi.

Hoseok sapeva che quella rosa era lui, ma Yoongi lo sapeva? Aveva detto lui quelle parole ma aveva veramente capito di che rosa stesse parlando?

Si perse nei suoi pensieri fino ad un ultimo saluto del biondo che gli dovette dire addio, dato che il sole stava già calando basso verso la direzione di Yoongi.

"Io ti immagino come questo tramonto Hoseok, così bello da perdertici, ma così difficile da interpretare"

E con quelle parole se ne andò lasciando Hoseok che piano si voltò a guardare quel tramonto con il suo nome.

Così lui decise di dare alla luna il nome del ragazzo, la compagna di tutta la sua vita, sveglio a guardarla, sperando gli dicesse che sua nonna era in una di quelle stelle su in cielo.
Sperava che la luna lo potesse consolare e proteggere.
Come il biondo e la sua sciarpa.




















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Note:

Un po' più lungo del solito ma non penso possa pesare molto.
Vorrei che non finisse mai.

Oh piccolo uomo che vedo da quassù smettila di piangere da laggiù, sono qui mio piccolo piccino non ti tormentare, ci sono sempre io qui per consolare.

-Fiore

𝐀𝐆𝐎𝐑𝐀𝐅𝐎𝐁𝐈𝐀 || 𝐒𝐎𝐏𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora