Dire che l'aria fosse tesa sarebbe stato un commento troppo superficiale.
Aaron la sentiva su di sé come se avesse qualcuno appeso alle spalle, ma d'altronde la colpa era sua e dell'imperdonabile errore commesso nel giocare con due persone allo stesso tempo.
Ascoltò Aubrey trattenere il fiato con un verso strozzato, un tentativo di esprimere tanto senza però riuscirci.
I suoi occhi, al contrario, parlavano bene, e Aaron non aveva mai visto in vita sua un vortice pieno di così tanti sentimenti. La lotta infuriava sul suo viso, il corpo sussultava di adrenalina e sarebbe bastato solo un gesto, un singolo passo falso per vederlo scattare in avanti.«Non potevi proprio evitare di portare qui la tua merdosa faccia da pezzente?»
Ci pensò Jacob a rompere il silenzio, e lo fece con brutalità mista a ironia. «Che c'è, i campi erano già tutti mietuti e i tuoi hanno sorvolato sul coprifuoco?» aggiunse con un sorriso canzonatorio.
L'attenzione di Steven saettò su di lui, il ghigno si allargò e la risata uscì fuori stonata, forzata, falsa.«E tu, vedo che sei sempre assieme al tuo fidanzatino etero» ribatté con un cenno a Corey il quale lo fissò senza scomporsi, la linea delle labbra tirata. Si erano incontrati rare volte, eppure Corey aveva ignorato Steven come se fosse una semplice ombra di passaggio per nulla interessante.
Ora più che mai lo vide in quel modo, quindi scelse di voltare le spalle e allontanarsi. I drammi lo annoiavano così come la tensione ingiustificata, e non si sarebbe messo in mezzo neppure con un coltello puntato alla gola.
Aaron approfittò di quel breve istante per sfiorare il polso di Aubrey, i muscoli tirati lo rendevano pari a un pezzo di legno.«Stai calmo» mormorò ricercandolo con lo sguardo, ma nulla, neanche la migliore delle scene sarebbe riuscita a staccarlo dalla sua preda.
«Ti prego, divertiamoci e basta» il moro ci provò ancora e stavolta ottenne una breve e impercettibile occhiata, uno sprazzo di nocciola nel suo grigio liquido a formare una tiepida speranza, svanita l'istante successivo quando lo vide tornare in avanti e abbandonarlo troppo in fretta.
Aubrey desiderava tanto sfidare quel mare di buio, e Aaron poteva osservarlo anche solo solcando la superficie iniziale. Si chiese quanto fosse profondo il suo odio e ne ebbe paura, soprattutto di non essere in grado di tirarlo fuori e vederlo così inghiottito da quei sentimenti devastanti.
Lo aveva alimentato lui?
Deglutì il vuoto e fremette ancora tra le dita del compagno.
Non desiderava tutto quello e la scelta tra i due sembrò più complicata di quanto l'avesse mai percepita prima di quel momento.
Gli sembrò di perdersi e di ritrovarsi nell'arco di poco, un lasso di tempo breve ma che rimase marchiato a fondo dentro di sé.«Te ne devi andare.»
Un ringhio, un sussurro o un monito portatore di fiamme e fuoco?
Steven aggrottò le sopracciglia nell'udire quella frase sputata verso di lui, l'attenzione catapultata su Aubrey in uno scontro freddo e letale.
Nocciola nel nocciola, una tonalità diversa ma pur sempre simile.Non si accorse di aver aperto maggiormente le palpebre, tirato le labbra in un ghigno tra il divertito e il provocante, e stretto i pugni fino a sentire le unghie conficcarsi nella carne e tracciare segni ben visibili.
Se non fosse stato per l'enorme teatro allestito attorno al suo essere affidabile e un bravo ragazzo agli occhi di Aaron, non ci avrebbe pensato neppure un millesimo di secondo a dare Aubrey in pasto alla propria rabbia, posizionarlo in mezzo alle fauci del suo mostro e masticarlo fino a non trovarne più un briciolo sul loro terreno.Lo sfidava.
Lo sfidava davvero e non aveva paura di ammetterlo, non come facevano gli altri, sempre pronti a chinare la testa al primo accenno di vento da parte sua.
Quel ragazzo stava andando incontro alla tempesta, si gettava a capofitto nell'occhio del ciclone e non mostrava segni di cedimento, anzi, forse necessitava solo di un pretesto per afferrare saldamente le cime e collimare contro gli scogli.
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Schiavo del Mio amore Malato
General FictionQuando qualcosa si rompe, il più delle volte è impossibile riportarlo alla sua forma originale senza intravedere ancora le sottili crepe della colla, una scalfittura nel materiale, un alone di troppo. Aaron Baker lo sa bene, costretto a lasciare gli...