Chapter Four

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Dopo aver trascorso l'intero pomeriggio ad oziare sul letto e a leggere qualche libro, per distrarmi da quella che è stata la mia bellissima mattina, decido di andare in cucina per sgranocchiare qualcosina prima della cena.
Inserisco il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni e mi avvicino al pensile dove sono posti i dolci e gli snack, aprendolo, fermandomi a scrutare cosa ci sia, optando per un piccolo pacco di patatine. Richiudo il mobiletto e ritorno rapidamente in camera mia, notando l'assenza delle coinquiline solo in quel momento.
Evidentemente, saranno rimaste in biblioteca a studiare, penso.
Giunta in camera, afferro il telecomando della televisione, accendendola, cominciando a fare un po' di zapping, cercando qualche telefilm o serie tv da guardare, sbuffando quando la mia ricerca si rivela inutile.
Dopo qualche istante, avverto il mio cellulare vibrare, certa che sia Joanna che mi avvisa del loro ritorno, ma le mie aspettative sfumano rapidamente quando appare un numero non memorizzato, il cui testo cita :

Alla fine, ti ho trovata. Devo ringraziare una delle tue amiche personalmente.

Roger Taylor.
Non ci posso credere!
Ed ora, chi diavolo gli avrà dato il mio numero di telefono?
Escludendole mie coinquiline, credo proprio che le incriminate debbano essere una fra Holland e Lucy.
Appena scoprirò chi è stato fra le due, mi vendicherò, lo giuro.
Ad ogni modo, decido di ignorare il messaggio, memorizzando, però, nella sim il numero di Taylor, ricordando a me stessa che lo sto facendo solo per evitare sorprese inutili.
Successivamente, vibra nuovamente il cellulare fra le mani.
Ancora lui.

Ignorarmi non serve a nulla, tanto so perfettamente che dietro quel cellulare c'è Alena Hale.

Okay, adesso sa anche il mio cognome?
Si sta impegnando nel lavoro dello stalker.
Decido di rispondergli aspramente.

Mi sorprendi, Taylor! Sai il mio cognome! Ciò, però, non ti autorizza a disturbarmi. Sono alle prese con un film molto interessante.

Che bugiarda, eh?
Alla tv, non c'è nulla. E francamente non riesco nemmeno a mandar giù quelle poche patatine rimaste. Mi si è chiuso lo stomaco.
Ma perché deve essere sempre presente nelle mie giornate?
Perché non vive la sua vita e non mi lascia in pace?
Senza neanche dar tempo per rispondere alle mie domande, il telefono si illumina e vibra per un suo ennesimo messaggio.

Sono certo a riguardo. E se ti chiedessi di vederci? Passo a prenderti.

Cosa?!
No, no! Non è possibile.
Non posso rivederlo ancora. Due volte in un giorno mi sembrano troppe.

Assolutamente e categoricamente, no. E, poi, non sai dove vivo.

Gli rispondo frettolosamente, liberandomi del telefono, lanciandolo debolmente sul letto, come se fosse bollente. Mi sollevo dal letto e comincio a camminare velocemente, respirando a pieni polmoni, cercando di allentare la tensione.
Ancora una volta, il telefono vibra. Lo prendo e apro la notifica, impallidendo per il contenuto.

E chi ti dice che io non lo sappia? Sbrigati. Sto arrivando, dolcezza.

Diamine, no!
Mi passo le mani fra i capelli, frustrata per poi dirigermi in bagno per darmi una rinfrescata, lavandomi i denti ed il viso, decidendo di truccarmi con matita e mascara, senza esagerare.
Poco dopo, nervosa, mi avvicino all'armadio, aprendolo.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, sono indecisa sul cosa indossare.
Non di nuovo, per favore!
Non voglio affatto innamorarmi della persona sbagliata e sono certa che Roger lo sia.
Dopo circa dieci minuti, avverto il rombo del motore di un auto ed impallidisco quando la sento spegnersi. Mi accosto al balcone senza farmi vedere.
Okay, è lui.
Senza pensarci due volte, afferro dei pantaloni a sigaretta neri, abbinando una felpa bianca con dei richiami del primo colore, calzando le mie amatissime Vans, stavolta nere.
Dal portagioielli che ho sulla scrivania della mia camera, prendo un paio di orecchini a cerchio e la collana a due fili, il cui unico pendente è una fenice, indossando entrambi.
Raccolgo i miei capelli in una lunga coda, annodandoli dolcemente, senza stringere troppo, in modo tale da evitare dei capogiri.
Faccio un respiro profondo.
E' peggio di un parto!
Prendo il cappotto, la sciarpa, la borsa e il cellulare, scendendo al piano inferiore per uscire dall'abitazione, dirigendomi verso la porta dal quale sarei uscita. Giunta all'esterno, mi assicuro di inserire l'allarme, per poi voltarmi verso la macchina ferma davanti a me, notando Roger appoggiato alla portiera dove sarei dovuta salire.

Sweet LadyDonde viven las historias. Descúbrelo ahora