Aspettare. (Thomiano)

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E forse conveniva aspettarlo sveglio, conveniva restare davanti alla televisione a guardare il telefono, ad aspettare sotto le coperte del letto. Thomas e Damiano: si aspettavano a vicenda, chi da più tempo, chi da meno; dalle tre di notte alle quattro si aspettavano sapendo che mai nessuno dei due sarebbe arrivato. C'era chi, come Damiano, aspettava fissando il piatto schermo dell'IPhone con le mani sudate e gli occhi tristi, nostalgici; poi c'era chi, come Thomas, aspettava guardando il soffitto, sotto le coperte del letto a pensare, un pensiero tanto intenso da trafiggere gli occhi e farli lacrimare:

-Thomas.- La voce acuta, decisa ma spezzata dal pianto e dai piccoli singhiozzi interrotti:

-Damiano.- pronunciato tra le lacrime con un tale dolore, una tale fragilità che la parola, il nome, si sarebbe potuto spezzare se qualcuno fosse stato in grado di udirlo.

Così tante cose in comune: le stesse lacrime, stessi sentimenti. Le mani protese in alto, quasi per voler bucare il soffitto e voler toccare il palmo del compagno lontano.

Così simili.
Così innamorati.
Eppure così lontani.
Così distanti.
Tanto distanti da non poter fare a meno l'uno dell'altro:

-Thom? Sono io, Damiano- la voce riecheggia nell'orecchio di Thomas: e adesso, più di prima, lo voleva lì con lui.

I Made You A Playlist [short stories]Where stories live. Discover now